Disturbi del sonno: il sonnambulismo

Parliamo di sonnambulismo. Una delle acquisizioni più importanti della neuropsicopatologia moderna rispetto ai suoi albori sta nella distinzione tra l’analisi delle forme e quella dei contenuti, osservando i comportamenti apparentemente abnormi degli individui

Da ciò deriva il fatto che qualsiasi attività umana può essere individuata come patologica soltanto se determinati contenuti espressivi del suo comportamento sono inquadrabili all’interno di un’alterazione della sua modalità d’espressione.

Per fare un esempio, l’affermazione “mia moglie mi tradisce” potrebbe essere indifferentemente la constatazione lucida di una realtà più o meno evidente, così come il contenuto delirante di un paranoico.

La capacità di distinzione, da parte del clinico, non consiste affatto nello stabilire in realtà quale sia il grado di fedeltà del coniuge sospetto (perché altrimenti gli psichiatri dovrebbero costantemente avvalersi di agenzie investigative), bensì nella ricerca di segni comportamentali generali esibiti dal supposto paziente che portino ad inquadrare l’affermazione “mia moglie mi tradisce” all’interno di un contenuto delirante.

Questa metafora è un classico dell’insegnamento della psicopatologia generale nelle università, che solitamente si conclude, tra le risate della platea degli studenti, nella costatazione che il povero paziente potrebbe alla fine comunque venirsi a trovare nella duplice posizione di matto e cornuto.

Disturbi comportamentali parossistici del sonno: il sonnambulismo

Il sonnambulismo, inquadrato tra i disturbi comportamentali parossistici del sonno (parossistico vuol dire che il fenomeno ha una comparsa improvvisa e brusca così come altrettanto bruscamente scompare) è considerato un disordine benigno dell’età evolutiva, in genere esordisce attorno ai 5-8 anni e si protrae al massimo nel passaggio all’adolescenza.

È considerato benigno perché non si associa ad alcun’altra manifestazione patologica, perché di regola scompare con lo sviluppo e perché non si sono dimostrate associazioni tra il sonnambulismo e lo sviluppo di fatti degenerativi dell’encefalo successivi.

La caratteristica che ha reso il sonnambulismo tanto famoso nella cultura popolare sta nel fatto che siamo tutti portati a pensare che lo stato di sonno sia connesso con l’immobilità motoria, col rilassamento muscolare e con la perdita di coscienza.

Il sonnambulismo tra miti e realtà

Il fatto di constatare che una persona dormiente si alzi dal letto e se ne vada in giro è sicuramente un’esperienza impressionante, che ha chiaramente acceso molteplici fantasie millenarie sulle sue cause, fantasie come al solito mortificate dall’avvento della medicina scientifica occidentale che le ha prosasticamente ricondotte a questioni di biochimica e segnali elettroencefalografici.

Sembra che poi i sonnambuli non facciano tutte queste peregrinazioni: si limitano in genere a produrre degli automatismi motori seduti sul letto.

Per concludere rapidamente questo noiosissimo aspetto del problema, rimando i lettori alle divulgazioni giornalistiche sul sonno REM, su cui avrei poco di interessante da aggiungere.

Invece ho letto anche io, su PUBMED (la fonte scientifica su cui andiamo a scartabellare noi forzati della medicina moderna), di persone fatte oggetto di interesse perchè sorpresi a mandare e-mail in stato di sonno.

Sonnambulismo e sleep texting

Ho cercato tracce di un’evoluzione del fenomeno dalla produzione sonnambulica di sms a quella di e-mail, ma non ho trovato grandi perturbazioni nel mondo scientifico circa questo viraggio di vettore informatico.

Sarà che lo sforzo di accendere un telefonino, accedere alla modalità ‘invia sms’ e digitare il messaggio non sia poi così dissimile da quello di accendere un pc, andare sulla posta elettronica e cliccare su ‘invia messaggio’.

Sinceramente, mi sembra che la sequenzialità di azioni sia paragonabile a quella di – scendere in garage, accendere la macchina, mirare sulla suocera che sta  annaffiando i ciclamini e metterla sotto con un ghigno sulla bocca.

Allora, torno sull’introduzione del problema: tenere separati senza cercare di integrare due aspetti distinti del comportamento umano, cioè quello attinente alle forme e quello attinente ai contenuti, rischia di provocare grossi problemi di interpretazione.

Se il contenuto dell’sms (o e-mail) è: “cara vediamoci stasera tanto tuo marito sta dormendo”, direi che chi ‘pensa male’ tenderà a spostare di parecchio il significato generale dell’evento, anche ammesso che chi invia il messaggio sia apparentemente in fase di sonno REM.

I cari colleghi ricercatori di cui ho trovato l’articolo attinente non fanno cenno ai contenuti dei messaggi mandati dai sonnambuli.

Hanno dato molta importanza al fatto formale che ha caratterizzato l’evento: erano pazienti sonnanbuli, il fenomeno è avvenuto durante il sonno REM.

Per approfondire:

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