Emergenza e ambulanze a San Marino, cosa è successo al confine con le Marche?

Abbiamo cercato di ricostruire nel migliore dei modi possibili tutta la vicenda. Le centrali del 118 tacciono, la politica si infervora e la piazza si indigna. Ma nella realtà, quando un paziente è grave e l’ospedale più vicino è quello del Titano, come si procede?

 

Michele Nardella, medico postazione 118

Si chiama Michele Nardella, è un medico del 118 che opera sulla postazione di Sasso Corvaro, ed è il professionista sanitario che ha dato il via alla fervida polemica sull’attenzione riservata agli italiani da parte del sistema sanitario di San Marino. Il tutto è nato a causa di un incidente avvenuto a 30 metri dal confine fra il piccolo stato appenninico e le Marche. Siamo a Montelicciano, verso mezzogiorno. Una ragazza, passeggera di una moto, cade in curva e si procura un politrauma con sospetta frattura di femore. L’ambulanza che interviene è una MSA con medico a bordo, che immediatamente allertata dalla Centrale Operativa di riferimento si porta in loco e valuta la situazione. La centrale operativa a questo punto conferma un codice di rientro del paziente giallo. Dove dovrebbe andare a questo punto la paziente? Nel pronto soccorso più vicino, che è a San Marino, oppure nel PS di rifermimento geografico, che sarebbe Urbino? La differenza non è leggera: mentre San Marino è a 10 chilometri, Urbino è a 30, percorsi peraltro su strade estremamente complesse e con sobbalzi che possono peggiorare la situazione della paziente. Ma ci sono due problemi fondamentali: il primo è che la paziente in questione non è grave. Il secondo è che la paziente in questione non è cittadina di San Marino e neppure frontaliera, ovvero lavoratore che fa ogni giorno di San Marino la propria città principale. Due presupposti che sono fondamentali per farsi ricoverare in un codice diverso dal rosso in uno Stato diverso da quello in cui si risiede.

La questione, che è diventata in breve politica (e polemica: gran parte della stampa pare amare titoli che richiamano una divisione fra ricchi e poveri), ha una soluzione nelle regole e nei protocolli fra le Regioni confinanti e il micro-Stato sanmarinese. Protocolli che sono anche chiari: qualsiasi cittadino che ha bisogno di cure urgenti (codice rosso) viene ospedalizzato nella struttura più consona e più vicina. Niente di differente da quanto scritto dall’Ospedale di San Marino, che si è trovato in mezzo ad una polemica per una paziente che – alla fine degli esami – è uscita dall’Ospedale di Urbino con trauma contusivo e 10 giorni di prognosi. Alla stessa ragazza, come da protocolli, è stata somministrata un’analgesia leggera, anche se purtroppo ha dovuto subire un trasporto non agevole causato dalle condizioni delle strade.

 

Cosa succede fra Stati confinanti? Quello che succede fra Regioni confinanti!

E’ chiaro che se ci fosse stato invece un paziente con assicurazione, la situazione sarebbe stata differente. Come lo è – sempre – nei casi di pazienti italiani che vengono ricoverati in emergenza in Svizzera o in Austria, dove vigono precise tariffe assicurative e chiari protocolli di intesa fra le aree sanitari confinanti. In sintesi, i rapporti San Marino-Marche non sono diversi da quelli Veneto-Lombardia o Toscana-Umbria sulle zone di confine. Dove chiaramente a fare il discrimine sulla prestazione non d’urgenza è il costo per la ASL, mentre invece per la prestazione d’urgenza a fare da discrimine è sempre e solo la vita del paziente. Il discorso quindi fila per 2 motivi. Il primo è un motivo amministrativo, il secondo è un motivo logico. Gli ospedali “di confine” sono sempre più spesso piccoli, poco attrezzati e con pochi posti a disposizione. La centralizzazione delle competenze negli HUB è una realtà storica consolidata. Per questo quando si hanno piccole problematiche, codici verdi o codici gialli, si è a “rischio” di trasporti in ambulanza più lunghi. Anche per questo motivo è necessario che la filosofia del trasporto cambi, a favore di mezzi più comfortevoli.

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