Infermieri nel 118, ecco perché la regione dice si ai protocolli

Leggi la delibera della Regione Emilia Romagna che prevede l’ampliamento a tutto il territorio emiliano romagnolo di protocolli infermieristici come quelli pensati a Bologna.

Nel corso del 2015, la Regione, nell’ambito del competente Servizio Assistenza Ospedaliera della Direzione Generale Cura della Persona, Salute e Welfare, ha avviato una ricognizione completa e dato vita ad un confronto tecnico in merito ai protocolli, procedure e algoritmi di centralizzazione dei pazienti e delle procedure infermieristiche in essere nell’ambito dei sistemi di emergenza territoriale della regione. La ricognizione, in particolare, ha evidenziato l’esistenza di protocolli essenzialmente relativi a quattro tipologie di intervento:

1) lo screening pre-ospedaliero dei sintomi di alcune categorie di pazienti, con attività che si sostanziano nella raccolta di “segni e sintomi” o nel sottoporre il paziente ad alcuni esami (quale l’elettrocardiogramma nei pazienti con sospetto infarto del miocardio), per accelerare i tempi della diagnosi medica e/o indirizzare il paziente verso il centro di cura più adeguato (i c.d. ospedali “hub” per determinate tipologie di malattie);

2) la somministrazione precoce di farmaci salva-vita in pazienti con sindromi acute, in casi e con metodologie predefinite, quali l’abuso di oppiacei, l’ipoglicemia grave o le sindromi coronariche acute e l’arresto cardiaco;

3) l’effettuazione di particolari manovre salva-vita in sede di primo intervento, in particolare per la gestione dei pazienti in 4 pagina 5 di 11 arresto cardiaco, prevedendo fra gli altri la applicazione della ventilazione esterna e/o dei c.d. “presidi sovraglottici”;

4) la somministrazione di farmaci antidolorifici in fase preospedaliera a pazienti con dolore severo, misurato tramite scale “analogico-visuali”, con la finalità di migliorare la gestione della fase pre-clinica del paziente permettendo, a sedazione o riduzione del dolore avvenuta, manovre e valutazioni mediche che lo stato di dolore severo potrebbero compromettere e/o prevenendo danni secondari;

– in esito alla ricognizione e al confronto tecnico, è emersa la validità e l’efficacia di tali procedure, ai fini di un significativo miglioramento della qualità dell’intervento sanitario in emergenza, con una apprezzabile riduzione dei tempi di intervento e dei tassi di mortalità;

– è altresì emersa la piena congruenza delle procedure infermieristiche esaminate con la disciplina dell’organizzazione dell’assistenza sanitaria in emergenza e delle responsabilità dei vari operatori sanitari in emergenza, in particolare alla luce dei seguenti elementi:

1) i protocolli operativi sono stati predisposti dal personale medico e validati dal responsabile di ciascun servizio di emergenza territoriale;

2) il personale infermieristico coinvolto è stato formato appositamente;

3) l’intervento infermieristico è basato sulla rilevazione non discrezionale di segni e sintomi e sulla somministrazione di farmaci per la quale non è consentita alcuna possibile scelta tra diverse strategie terapeutiche;

4) l’intervento infermieristico risponde alla necessità di salvaguardare le funzioni vitali dei pazienti migliorando la tempestività ed appropriatezza dell’intervento in emergenza complessivamente inteso;

 

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