L'approccio del first responder all'auto elettrica: come garantire la sicurezza?

In caso di incidente non capita quasi mai che il primo equipaggio ad arrivare sia quello dei Vigili del Fuoco. Questo porta ad una seria e complicata successioni di precauzioni molto importanti da tenere a mente per garantire la propria sicurezza. Quando il veicolo è dotato di alimentazione ibrida o elettrica... queste precauzioni aumentano: vediamo perché.

I soccorritori sono sempre addestrati a tenersi in condizioni di sicurezza, prima di andare in uno scenario per salvare la vita di una persona. Questa situazione è sempre fondamentale e si ripete ad ogni corso di aggiornamento e spesso anche al termine di ogni missione: “Hai preservato la tua sicurezza?” è un mantra per evitare di trovarsi con il raddoppio dei casi critici, per esempio sulla scena di un incidente stradale. Scivolare sotto lo chassis di un’auto finita in un fosso, approcciare un paziente incastrato senza aver verificato che l’airbag sia esploso, tagliarsi con un pezzo di lamiera che si impiglia nella divisa… sono tutte possibilità da tenere in conto e alle quali fare attenzione.

Ma negli ultimi anni molte richieste sono diventate più complesse da assolvere. In particolare dai nostri lettori arrivano nuove domande in merito alle auto elettriche. Questi veicoli e i mezzi ibridi hanno particolarità davvero innovative, ma anche estremamente pericolose, se non tenute in debita considerazione. Prendiamo per esempio il rischio di incendio dell’auto elettrica: prima di tutto è quasi impossibile da estinguere (le batterie infatti bruciano per un fattore chimico, combustibile e comburente non hanno bisogno di calore per sviluppare fiamma, ma soltanto di entrare in contatto l’uno con l’altro), e poi – in caso di sinistro stradale con deformazione della struttura dell’auto – possono attivarsi situazioni di corto circuito che portano all’innesco o al rischio di folgorazione. Un rischio meno presente è quello invece della produzione di acidi corrosivi come l’acido fluoridrico (che può essere attivato quando l’elettrolita della batteria fuoriesce e viene a contatto con l’acqua.

Rischio incendio e folgorazione: cosa fare in questi casi? Quali informazioni trovare e come agire?

Purtroppo, se ci si trova in una situazione dove a bordo del veicolo è rimasto incastrato un paziente, è comunque necessario attendere l’arrivo dei vigili del fuoco per approcciare il mezzo. Se invece il paziente può scendere con le sue gambe dal mezzo, in ogni caso è bene prendere una certa distanza dal veicolo incidentato. Questa è una buona norma da tenere in considerazione sempre. Se invece ci si trova in un frangente “a mezza via” (paziente non incastrato ma incapace di scendere dall’auto da solo) bisogna sempre valutare bene la situazione. E’ rarissimo che la non deformazione dello chassis (quindi il libero accesso all’abitacolo) porti ad avere problemi di incendio. Ma alcune informazioni sono utili: Per esempio, riconoscere l’acido fluoridrico non è immediato. Bisogna stare attenti alla presenza di fumo: questo acido è corrosivo, pericoloso e provoca gravi ustioni per contatto. Purtroppo si tratta di un liquido incolore con una densità simile a quella dell’acqua (0,97). Si genera quando le batterie agli ioni di litio si aprono, quindi dev’esserci una deformazione consistente dell’autoveicolo.
Il mondo delle auto elettriche però è in costante evoluzione, e le batterie con liquidi all’interno iniziano ad essere più rare, sostituite con i prodotti che hanno batterie a stato solido, con polimeri di litio Li-Pol, non più Li-Ion. Batterie di questo tipo sono quelle prodotte dalla Panasonic e utilizzate dalle automobili Tesla. In questi veicoli l’elettrolita, anziché essere un solvente organico liquido, è un polimero. Il vantaggio è che in tal modo l’elettrolita solido non è infiammabile e quindi le batterie sono meno pericolose in caso di danneggiamento accidentale. Inoltre è possibile realizzare batterie molto sottili.


Ma il rischio incendio è maggiore nelle auto elettriche?

In termini operativi assolutamente no. Le case automobilistiche sono molto attive nel cercare di fornire formazione e corsi specifici sull’approccio all’auto da parte dei first responders, e nel ridurre i rischi incendi o corto circuito (pensate che tutte le Tesla per esempio hanno un rinforzo sigillato in titanio su tutto il fondo dell’auto, praticamente una blindatura). Inoltre la formazione professionale avanza a passi da gigante. Negli Stati Uniti e in Europa i Vigili del Fuoco sono già stati dotati di tablet speciali con i quali in caso di intervento si possono analizzare la situazione del veicolo incidentato e decidere come approcciarsi al mezzo. Va detto che – visti gli standard attuali di sicurezza che questi veicoli garantiscono – è raro avere persone che rimangono totalmente incastrate nel mezzo. Ma quando capita diventa impossibile approcciare il mezzo senza una studiata competenza di come tagliare, ed escludere le batterie, nelle scene non in sicurezza. In Italia – ad oggi – non esiste ancora una legislazione specifica sull’approccio alle auto elettriche o la sicurezza e la classificazione di rischio. Come sottolineato anche da antinccendio-italia un anno fa, “ritardi nella legislazione sono presenti anche all’estero: per esempio non risulta ancora definita la classe di rischio (Commodity Classification) delle vetture elettriche e/o delle batterie Li-ion secondo la NFPA 13, Standard for the installation of sprinkler systems”. Bisogna però sottolineare che il rischio di incendio sia estremamente basso, e quindi – fatto salvo il consulto e il coinvolgimento come in ogni scenario dell’unico operatore che può definire una scena sicura e accessibile, ovvero il Vigile del Fuoco – si può approcciare un’auto elettrica come una qualsiasi auto a benzina in circolazione.

Il rischio del futuro? Il Condensatore

C’è però qualcosa che viene studiato ed è molto innovativo, e ancora poco approcciato. Da qualche tempo le auto elettriche e ibride stanno cercando soluzioni per immagazzinare energia elettrica e rilasciarla secondo le necessità, con sistemi di accumulo e cessione sempre più avanzati, studiati e mutuati dalle tecnologie della Formula 1. Quello che oggi è una potenzialità a cui prestare attenzione è il condensatore, detto Capacitors in inglese. Questo tipo di dispositivo è presente su molte auto che recuperano energia in frenata e funziona come un vero e proprio condensatore elettronico. Infatti riceve energia e la immagazzina per poi rilasciarla a seconda delle necessità e delle richieste. In sintesi è quello che viene utilizzato sulle vetture da corsa ed è definito come ERS, Energy Regenerative System. Il suo uso? Serve spesso per togliere al motore il carico di produrre elettricità per l’elettronica dell’auto, le luci, l’audio e gli indicatori. Perché questo dispositivo richiede maggiore attenzione in caso di rottura o incidente grave? Perché può scaricare energia nell’ordine dei 5.000 Joule in modo istantaneo, invece che i pochi joule per garantire l’elettricità necessaria a far funzionare l’elettronica di bordo. se pensate che i defibrillatori scaricano potenze fra i 200 e i 400 joule avete già capito quanto più essere deleteria una scarica improvvisa di potenza. Per questo motivo esistono schede di intervento specifiche e molto dettagliate per disconnettere tutti i dispositivi elettronici presenti a bordo di queste vetture. Insomma: è sempre necessario studiare e formarsi (NFPA ha un 5 manuali per approcciare le auto elettriche!) per approcciare qualsiasi scenario con la giusta consapevolezza e il giusto grado di sicurezza!

FONTI:
UNIVERSITY OF EXTRICATION

NFPA EMERGENCY RESPONSE GUIDE

ELECTRICAL CAR APPROACH SHEET

TESLA MODEL 3 RESPONSE GUIDE

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