Profilo lipidico: che cos’è e a cosa serve

È possibile effettuare in laboratorio la determinazione di diversi parametri del profilo lipidico. Tali valori hanno significati diversi, e non per tutti valgono le stesse indicazioni

Lipidi totali

La loro determinazione è inutile, poiché nessuna decisione clinica può essere presa sulla base di questo parametro.

Quali esami definiscono il profilo lipidico

Lipidogramma

La separazione delle classi lipoproteiche del plasma con l’elettroforesi o con l’ultracentrifugazione permette di identificare chilomicroni, betalipoproteine (LDL) a mobilità lenta, alfalipoproteine (HDL) a mobilità rapida, pre-betalipoproteine (VLDL) a mobilità intermedia.

Questo esame, che è alla base della classificazione delle iperlipidemie secondo Fredrickson, non permette la differenziazione tra forme primitive e secondarie e non ha rilevanza ai fini della terapia nella grande maggioranza dei casi.

Per queste ragioni il lipidogramma non è mai un esame di primo livello e va riservato allo studio di pazienti selezionati con dislipidemia severa.

Prima del prelievo è opportuno osservare una dieta equilibrata per due settimane.

Evitare di ingerire alcool 24 ore prima del test.

Digiuno nelle 12 ore prima del prelievo.

Colesterolo

È un esame di primo livello.

La correlazione proporzionale tra colesterolemia e cardiopatia ischemica è dimostrata.

Per la sua determinazione non occorre il digiuno.

La colesterolemia aumenta con l’età, raggiungendo un valore abbastanza stabile intorno ai 60 anni nei maschi, mentre nelle donne cresce ulteriormente.

I limiti di riferimento forniti dai laboratori dovrebbero essere correlati all’età e al sesso (in ogni caso la colesterolemia auspicabile è fino a 180 fino ai 30 anni, sino a 200 per tutte le altre età); molti referti invece non esprimono intervalli diversificati per età e sesso, ma un valore “ideale” o un “minimo accettabile”.

Oltre i 65 anni il valore prognostico del colesterolo è controverso.

Il colesterolo viene introdotto giornalmente con la dieta (quota esogena) ma viene anche sintetizzato dalle cellule epatiche e praticamente da ogni cellula dell’organismo (quota endogena).

È aumentato nella malattia da accumulo di esteri del colesterolo, ipercolesterolemia poligenica, iperlipemia familiare multipla, ipotiroidismo, sindorme nefrosica, disglobulinemia, ittero colestatico, malattia di Cushing, diabete mellito, porfiria acuta itermittente, pancreatite cronica, glomerulonefriti.

È diminuito nei deficit di alfa-lipoproteina, ipertiroidismo, insufficienza epatica, anemia, cachessia, malnutrizione, uremia, morbo di Addison.

Farmaci come l’ACTH, corticosteroidi, androgeni, sali biliari, catecolamine, fenotiazine, contraccettivi orali, tiouracili possono innalzarne i livelli ematici.

I pazienti devono astenersi dal bere bevande alcooliche 24 ore e mangiare cibi 12 ore prima del test.

Trigliceridi

La correlazione tra ipertrigliceridemia e aumento del rischio coronarico non è chiaramente dimostrata.

Il dosaggio dei trigliceridi è necessario per il calcolo della frazione LDL; esso subisce notevoli variazioni intraindividuali in relazione alla dieta e all’assunzione di alcolici e la sua determinazione va fatta dopo un digiuno di 12 ore.

Livelli molto alti di trigliceridi (>1.000) comportano un rischio elevato di pancreatite.

I trigliceridi sono aumentati per cause esogene, da introduzione eccessiva di alcoolici, glucidi e lipidi.

Sono aumentati inoltre per deficit familiare di lipasi lipoproteica, malattia congenita evidente già nei primi anni di vita ed endogena familiare, malattia autosomica dominante con aumento della VLDL.

Alcool, colestiramina, corticosteroidi, colestipol, contraccettivi orali, preparazioni di tiroide, estrogeni, furosemide, miconazolo possono fare aumentare i valori ematici dei trigliceridi.

Clofibrati, eparina, pergonal, androgeni, niacina, steroidi anabolizzanti e acido ascorbico fanno diminuire i livelli di trigliceridi.

Astensione dal bere alcoolici 24 ore prima e di cibo 12 ore prima del test.

Sospendere qualsiasi terapia con farmaci interferenti con il dosaggio.

Colesterolo HDL

È contenuto in proteine ad alta densità (high-density lipoproteins).

È diminuito nel diabete mellito, iperlipoproteina tipo IV, nefropatia, epatopatia.

La sua diminuzione è un fattore di rischio aterogenico (infarto miocardico, vasculopatie cerebrali, periferiche).

Una concentrazione elevata (> 60 mg/dl) viene ritenuta protettiva, mentre valori inferiori a 45 mg/dl sono considerati fattore di rischio cardiovascolare indipendente.

L’abolizione del fumo e l’incremento dell’attività fisica aumentano la frazione HDL.

Il dosaggio dell’HDL è necessario per il calcolo della frazione LDL.

Quando il valore dei trigliceridi è superiore a 400 mg/dl la determinazione del colesterolo HDL con le comuni metodiche non è attendibile e deve essere eseguito in centri specializzati.

È aumentato in corso di terapie con contraccettivi orali, insulina, ACTH, idantoinici, clofibrato, vitamina C.

Prima del prelievo è opportuno osservare una dieta equilibrata per due settimane.

Evitare di ingerire alcool 24 ore prima del test.

Digiuno nelle 12 ore prima del prelievo.

Colesterolo LDL

È la frazione del colesterolo legata alle proteine a bassa densità (low-density proteins).

È la frazione aterogena del colesterolo.

Nelle linee guida americane e nei trial più recenti, il suo valore viene preso come punto di riferimento per discriminare la ‘soglia’ della terapia farmacologica.

Se i trigliceridi sono normali o 400 mg/dl non occorre dosarlo poiché il suo valore può essere calcolato con la formula di Friedewald:

LDL = colesterolo totale ? (HDL + 1/5 trigliceridi)

Quando il valore dei trigliceridi supera 400 mg/dl, la formula di Friedewald non è attendibile ed è pertanto necessario eseguire la determinazione del colesterolo LDL con metodiche di ultracentrifugazione; in questo caso il paziente deve rimanere a digiuno.

Prima del prelievo è opportuno osservare una dieta equilibrata per due settimane.

Evitare di ingerire alcool 24 ore prima del test. Digiuno nelle 12 ore prima del prelievo.

Apolipoproteine plasmatiche (A, B, E)

Sono glicoproteine che trasportano in circolo i lipidi plasmatici e intervengono nei processi di sintesi e di catabolismo delle lipoproteine.

Le APO-A sono il vettore proteico di HDL, le APO-B sono prevalenti nelle LDL e VLDL.

Apolipoproteine plasmatiche.

La determinazione delle apo A ed E è più avanti, come standardizzazione, rispetto a quella del colesterolo totale ed HDL.

Tuttavia molti sono riluttanti a servirsene perché in fondo l’informazione della apo A1 è pari a quella del colesterolo HDL, e quella della apo B è pari a quella del colesterolo LDL.

In più le linee guida terapeutiche sono mirate sul colesterolo LDL.

Il profilo lipidico ideale

I livelli dei lipidi plasmatici variano significativamente nelle diverse popolazioni in rapporto a fattori genetici oltre che ambientali, in particolare l’alimentazione.

È quindi difficile definire dei valori “normali”; piuttosto i grandi trials condotti negli ultimi anni e le diverse organizzazioni e gruppi di studio internazionali hanno individuato dei valori “accettabili” in quanto correlati ad un minor rischio cardiovascolare e quindi “auspicabili”, e valori invece al di sopra dei quali il rischio aumenta progressivamente da moderato ad elevato.

La definizione di questi limiti è di fondamentale importanza per decidere la successiva strategia diagnostica e terapeutica.

Sono “auspicabili” valori di colesterolo totale inferiori a 200 mg/dl e di colesterolo LDL inferiori a 130 mg/dl.

Sono considerati valori “limite” per il colesterolo totale quelli compresi tra 200 e 239 mg/dl e per il colesterolo LDL tra 130 e 159 mg/dl.

Valori superiori a questi sono definiti “elevati” e si associano ad alto rischio di sviluppare cardiopatia ischemica.

Recentemente l’American Heart Association Task Force on Risk Reduction ha rinforzato l’importanza di definire i livelli di colesterolo HDL e di trigliceridi nella valutazione di routine del quadro lipidico; essi devono, qualora necessario, essere modificati per ottenere un miglioramento del profilo di rischio.

Sono “auspicabili” valori di colesterolo HDL compresi tra 40 e 50 mg/dl nell’uomo e 50 e 60 mg/dl nella donna; per i trigliceridi sono “auspicabili” valori inferiori a 200 mg/dl, “limite” valori tra 200 e 400 mg/dl ed “elevati” valori sopra i 400 mg/dl.

Profilo lipidico: l’autoanalisi del colesterolo

L’autoanalisi del colesterolo nel plasma può essere effettuata in certe farmacie con una metodica enzimatica che richiede solo il prelievo capillare da polpastrello.

Si utilizzano reattivi enzimatici ed un apposito lettore.

Per avere un dato analiticamente attendibile è tuttavia consigliabile rivolgersi ad un laboratorio di analisi con prelievo venoso.

È necessario astenersi dall’alcool per 72 ore e dal cibo per 12 ore prima di effettuare il prelievo. La quantità necessaria per l’analisi è di una sola goccia di sangue.

È opportuno che gli adulti (40-60 anni) e i soggetti obesi e/o a rischio effettuino con una certa periodicità l’analisi del colesterolo.

Per approfondire

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Cos’è il colesterolo e perché si esegue il test per quantificare il livello di colesterolo (totale) nel sangue?

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