Cade elicottero, soccorsi scozzesi sotto accusa per la loro lentezza

Il 23 agosto 2013 un elicottero in servizio tra le piattaforme petrolifere e la terraferma scozzese si è inabissato a tre miglia dall’aeroporto di Sumburgh, uccidendo 4 dei 18 passeggeri. Ora gli investigatori che stanno cercando le cause del grave incidente puntano il dito contro i soccorsi, troppo lenti, richiedendo una revisione delle procedure di salvataggio in mare in quel tratto di costa.

Secondo la ricostruzione, l’elicottero, un Super Puma L2, ha perduto improvvisamente potenza mentre si trovava nei pressi della costa: l’ammaraggio di fortuna è stato condotto correttamente ma, appena toccata l’acqua, il velivolo si è capovolto, inabissandosi parzialmente. In mare sono finiti l’equipaggio e i passeggeri, che hanno dovuto attendere almeno un’ora prima di essere ripescati da una barca di soccorso, giunta con grave ritardo causa le avverse condizioni marine. Per tre uomini e una donna, tutti lavoratori sulle piattaforme petrolifere, non c’è stato scampo, sono stati ripescati cadavere.

“Si raccomanda -dichiara un rapporto della Air Accidents Investigation Branch (UIIA)- che l’Autorità per l’aviazione civile riveda i rischi connessi e, di conseguenza, adegui la prestazione di soccorso per la zona di mare ad ovest di Sumburgh“. Il documento mette l’accento sull’inadeguatezza delle procedure di soccorso, anche in termini di uomini e mezzi, soprattutto alla luce di un crescente traffico di elicotteri tra la terraferma e le piattaforme petrolifere off shore.

 

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