Sporchi, stanchi, ma AIB. Incendio del monte Serra, il racconto di chi c'è stato

A un mese dal rogo che ha cancellato 1100 ettari di bosco amico e prezioso, il racconto di Alessandro Conti permette di fotografare con attenzione gli sforzi immani di Vigili del Fuoco e volontari AIB, che insieme con rispetto e umiltà hanno fermato un disastro immane.

Calci, incendio del monte Serra
Mezzi AIB e dei Vigili del Fuoco con il supporto della popolazione locale, impegnata a salvare le proprie cose e le proprie vite

“E’ passato quasi un mese da quella tremenda notte di settembre nella parte del monte Serra che da verso Pisa . I riflettori si sono spenti come le fiamme che in quella notte e per tre giorni hanno devastato oltre 1100 ettari di bosco , un bosco amico che permetteva uno scambio gassoso importante e allo stesso tempo permetteva alla montagna di non sgretolarsi sotto le forti pioggia che normalmente avvengono nei mesi autunnali ed invernali . Una ricchezza immensa per l’ecosistema andato in fumo . Oltre 700 persone evacuate in una sola notte con il terrore di non poter più tornare nelle proprie case .Centinaia di famiglie in ginocchio con l’amaro verità di non poter raccogliere il frutto della propria terra . Oltre 50 squadre AIB venute da tutta la Toscana è parte dell’Italia si sono avvicendate in quei giorni . Giorni interminabili . VVF , esercito , DPC tutti all’unisono in sincronia contro quell’inferno . Quei giorni me li ricordo bene . Ero stato chiamato a fare il mio dovere di fotografo per le Misericordie della Toscana preso in prestito dall’Area Emergenza delle a Misericordie d’Italia . Un dovere che non conosce orari e a volte ti catapulta in realtà che nemmeno immagini . È una passione , ma anche un dovere verso un’informazione trasparente.

Era la mattina del 25 settembre, quando arrivò la chiamata e accettai di andare nella cittadina di Calci. Nella palestra della città le Misericordie avevano allestito un centro di accoglienza , per le persone evacuate. In quel punto quel giorno c’era un via vai di giornalisti , tutti a cercare la notizia , io dal canto mio ho una mia deontologia da portare avanti un concetto molto grande di rispetto e di umiltà che mi portano spesso con le squadre operative. Cosa che chiesi anche quel giorno . Raccontare l’operato di quei volontari , sporchi e stanchi delle squadre AIB.

E’ un servizio che spesso viene oscurato dal lavoro encomiabile degli enti. Ma che è doveroso raccontare anche se spesso sono i primi ad allontanarsi dalle telecamere e dai fotografi . Perché come chi ama il proprio mestiere focalizza le proprie energie nel lavoro che sta facendo.

Li ho visti stanchi vicino ai propri mezzi lavarsi le mani e il viso , da uno spesso strato di fuliggine. Brevi pause , avvicendandosi gli uni agli altri bonificando quello che il fuoco aveva lasciato . Alcuni li ho visti piangere, perché il volontario dell’AIB è anche questo. Ma mai darsi per vinti . Andare avanti testa china e via . Schietti, duri e capaci . Mentre io focalizzavo quello che era rimasto , nel cuor mio una desolazione immensa riprendere quei luoghi dove da bambino mio padre mi portava . Accentuata dal fatto che spesso è lo stesso uomo che non riesce ad amare  se stesso e la natura  creando intorno a se devastazione. Una devastazione che oggi a distanza di un mese emerge come una ferita e contrasta con la vegetazione rimasta. Una situazione critica che vede oggi impiegati cittadini e volontari. Oltre 350 le persone impiegate da dopo l’incendio, un aiuto non solo alle aziende agricole ma anche i privati smistati dallo sportello di Agroecologia , oltre 60 interventi . Ma non basta. Si conta che per sopperire alla domanda di aiuto ci vorranno anni. Anni per ripristinare in parte quello che l’uomo ha distrutto.

Alessandro Conti

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