Legge Balduzzi, la risposta del Senatore Franco Panizza: "Il DAE serve, ma la norma deve essere applicabile!"

Il rinvio a luglio 2017 dell’applicazione del decreto Balduzzi per quanto riguarda l’installazione obbligatoria dei defibrillatori è un tema che scatena sempre posizioni molto estreme. L’intento di Emergency Live però è quello di non fare polemica, ma di confrontare le varie posizioni affinché emerga una soluzione. Cogliamo quindi con grandissimo piacere e ottimismo l’intervento che il Senatore Franco Panizza, segretario del Partito Autonomista Trentino Tirolese, ci ha inviato. E’ un passaggio importante per capire che la politica è pronta per ricevere gli stimoli del mondo del volontariato sanitario e del mondo sportivo, affinché i defibrillatori siano installati ovunque, ma con criteri che li rendano utilizzabili ed efficaci. Per questo motivo vi postiamo integralmente la risposta del senatore Panizza in calce, sperando che questo sia di spunto e stimolo ad una discussione più ampia e che arrivi alla conclusione che tutti ci aspettiamo: la diffusione più capillare possibile dei defibrillatori per prevenire le morti da arresto cardiaco improvviso:

Gentile Direttore,

francopanizza-header-1-logo-pattRispondo con piacere alla Sua lettera perché mi consente di spiegare meglio le ragioni per cui ho sollecitato, assieme ad altri colleghi, un intervento da parte del Governo. E’ condivisibile ciò che Lei dice.

E anche se i numeri fossero infinitamente più bassi da quelli che Lei ha citato, occorrerebbe comunque intervenire con la medesima efficacia. Ciò che noi abbiamo rimarcato è la semplice necessità di costruire una norma che coniughi una maggiore sicurezza con le specificità del mondo del volontariato. Il tutto per la semplice ragione che, per come è strutturata, la norma rischia di disincentivare il mondo del volontariato sportivo o, peggio ancora, di restare lettera morta perché introduce criteri che non tengono conto delle specificità del settore.

Il Governo ha proceduto per proroghe, nella speranza che il tempo aiutasse le organizzazioni ad attrezzarsi per il rispetto delle nuove norme. Questo però semplicemente non succede. E una delle ragioni è anche che il decreto presenta diversi punti che meritano un chiarimento: non vi è, ad esempio, un elenco esaustivo delle discipline sportive che sono esonerate dalla norme; mancano riferimenti precisi alle situazioni di sport all’aperto, non in ambienti circoscritti, come l’alpinismo o il ciclismo; non è del tutto chiaro quali siano le responsabilità in capo agli operatori e quali le conseguenze in caso di cattivo funzionamento dell’apparecchio o di errore nell’utilizzo. Se non si chiariranno per bene questi aspetti, rischiamo che le società sportive dilettantistiche, al di là dei momenti organizzati, tengano chiuse le strutture impedendo così la pratica sportiva occasionale, con tutto quello che ne conseguirebbe, soprattutto nei piccoli centri, dal punto di vista della socialità o della pratica sportiva come prevenzione per la salute.

Sono solo alcuni esempi e spero rendano bene l’idea per cui ho chiesto una modifica del decreto.

Provengo – come ha ricordato anche Lei –  da una terra che ha una lunga tradizione nel volontariato, nel soccorso, nella protezione civile, E so bene quanto sia importante e preziosa. Non a caso come forza politica abbiamo fatto sì che in Trentino si finanziasse l’acquisto di defibrillatori e da tempo, indipendentemente dagli obblighi di legge, viene incentivata la formazione dei volontari per il loro utilizzo. E le norme devono servire per accompagnare e incoraggiare tutto questo, nei fatti e non solo nelle intenzioni.

Franco Panizza

 

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