Da ingegnere a medico: la storia di Simone

Ho conosciuto – si fa per dire – Simone Navarra qualche tempo fa, grazie ai post sul suo blog, attraverso i quali raccontava la sua esperienza da studente in medicina.
Fino a qui nulla di particolare.
Il fatto è che il dottor Navarra, il titolo di dottore se lo è meritato due volte, e vedrete perché.
Oltre a questo ho scoperto che il volontariato – anche da soccorritore – è stato determinante per le sue scelte accademiche e, prima ancora, di vita; scelte culminate con l’ammissione ad uno dei corsi di specializzazione medica sicuramente più impegnativi.

Prima di tutto è d’obbligo una presentazione: chi sei e cosa fai nella vita.

Salve a tutti! Mi chiamo Simone Maria Navarra, ho 40 anni, e la ragione per la quale (credo) mi hai chiesto di partecipare a questa intervista è che dopo una prima laurea in ingegneria civile e alcuni anni di professione ho deciso di iscrivermi a medicina per prendere una seconda laurea. Ora sono un medico abilitato già da qualche mese, e sono al primo anno di specializzazione in Medicina d’Emergenza-Urgenza.

Qualcuno avrà forse letto il tuo Blog simonenavarra.net, o meglio “ Da ingegnere a medico ”, e quindi già conoscerà i motivi della tua scelta di avventurarti – questo è lo spirito che emerge dai tuoi post, a mio avviso – nel mondo della medicina dopo una prima laurea? Hai qualcosa da dire a chi, come te, sta pensando di tornare in un aula universitaria dopo qualche anno?

Non è facile dare una risposta o dei consigli che siano validi per tutti. Dalle email e dai commenti che ho ricevuto in questi anni, ho scoperto che quello che ho fatto non è poi così eccezionale, e che ci sono moltissime persone che vorrebbero prendere una laurea (che sia la prima, la seconda o anche una terza!) passata una certa età. Ma le motivazioni che possono spingere verso una decisione del genere sono le più disparate.
C’è chi spera che un titolo di studio aggiuntivo gli offrirà più possibilità lavorative. Chi lavora già ma vorrebbe maggiori possibilità di carriera. Chi ha sempre sognato di fare determinati studi, ma prima non ne aveva le possibilità e chi – e questo era un po’ il mio caso – si è stufato del lavoro che sta già facendo e sogna qualcosa di completamente diverso.
Per questo insomma penso che sia impossibile dare consigli “generali” o dire qualcosa che possa valere in ogni caso, ma bisogna partire dalle singole motivazioni e dalle aspettative che si hanno. Quello che mi sento di dire, è che se uno prova davvero la necessità e ha anche la voglia di rimettersi a studiare, a qualsiasi età, può semplicemente provare a farlo senza farsi troppi problemi: scegliete la facoltà che vi interessa, vi iscrivete, provate a preparare i primi esami… e se le cose vanno bene, allora bene. Se vanno male invece potrete dirvi che ci avete provato, e se non altro vi sarete tolti il pensiero.

Sempre dai tuoi scritti traspare l’importanza che il volontariato ha avuto per te, puoi parlarcene?

In effetti sono un volontario della Croce Rossa Italiana da diversi anni. Il mio ruolo è stato principalmente quello di soccorritore in ambulanza e istruttore BLS-D, e credo anch’io che la cosa abbia avuto una grossa influenza sulla scelta della seconda laurea.
Passando del tempo accanto a personale sanitario e nell’emergenza, mi sono piano piano reso conto che quello che facevo come volontariato iniziava ad appassionarmi di più del mio lavoro “ufficiale”… e alla fine insomma è stata anche questa esperienza a spingermi a provare con medicina.
Scegliere proprio Medicina d’Urgenza come specializzazione non era però il mio progetto iniziale (avevo iniziato gli studi pensando maggiormente alla medicina di base) ma col tempo ho capito che era quello il settore che mi appassionava maggiormente e sono in un certo senso “tornato” nel punto da cui ero partito, soltanto con un ruolo un po’ diverso.

Avendo avuto la fortuna di vivere il soccorso da più punti di vista: cittadino e soccorritore prima e medico poi, quali sono le tue impressioni sul nostro sistema o sulla formazione del personale di soccorso e via dicendo?

Per quanto riguarda la mia esperienza con la Croce Rossa, trovo che la formazione sia stata ottima. I volontari che trovate sulle ambulanze, alle manifestazioni e nelle emergenze in generale hanno fatto tutti i corsi necessari allo svolgimento delle loro attività. Sono continuamente aggiornati, e credo che da questo punto di vista non si possa davvero chiedere di più.
La laurea in medicina d’altro canto ti prepara ad affrontare l’inizio della professione, ma prima di poter essere in grado di gestire autonomamente un’emergenza sanitaria (ma il discorso vale per qualsiasi altra attività di tipo medico) c’è ancora bisogno di molto studio e di molta pratica sul campo, preferibilmente accanto a persone con una maggiore esperienza da cui poter imparare.
Anche per questo esistono le scuole di specializzazione, i corsi e i master post-laurea, ma sono percorsi impegnativi, alle volte costosi, che non si svolgono con cadenza regolare e – nel caso delle scuole di specializzazione – con un numero chiuso che al momento arriva a coprire circa la metà dei medici effettivamente laureati. Per cui, per concludere, in Italia in questo momento esistono percorsi di tutti i tipi e anche molto validi per portare un medico a saper lavorare al meglio nel settore dell’emergenza sanitaria, ma non è detto che tutti coloro che vogliono formarsi in tal senso abbiano la possibilità di farlo.
Mi chiedi inoltre di dare un mio parere sul “sistema” dell’emergenza sanitaria, ma forse la mia opinione è uguale a quella di tanti altri: è un sistema che – nel bene e nel male – funziona. Con grandi professionalità ed eccellenze (si pensi solo al numero enorme di accessi al pronto soccorso e di interventi effettuati sul territorio ogni anno) e con grandi criticità con le quali bisogna in qualche modo riuscire a convivere. Quello che mi sento di dire, è che bisognerebbe mettere chi vuole studiare, formarsi e successivamente lavorare nel settore dell’emergenza sanitaria, in condizione di farlo. Magari abbassando i costi della formazione, magari aumentando i posti nelle scuole di specializzazione o magari in altri modi che potrebbe individuare qualcuno più adatto di me. Forse il mio sarà un punto di vista banale e anche un po’ semplicistico, ma penso che la “chiave” per migliorare le cose sia essenzialmente questa.

La scelta della specializzazione in medicina di emergenza-urgenza è sicuramente impegnativa, ti senti già di poter dare qualche consiglio a chi ha intenzione di puntare su questa strada?

Come già detto un po’ sopra, ho scelto la medicina di emergenza-urgenza perché è il settore in cui mi sono trovato più a mio agio come tirocinante, durante gli studi, e che alla fine mi ha coinvolto e appassionato maggiormente. Sicuramente ha avuto il suo peso anche l’esperienza come soccorritore, e il fatto di sentirmi in un certo senso in un ambiente “familiare”.
Ho scelto la medicina d’urgenza perché – banalmente – è la branca della medicina che mi piace di più. Mi piace la confusione del pronto soccorso, mi piace l’idea di essere in una realtà completamente nuova (la scuola di specializzazione esiste da pochi anni) dove ogni giorno può arrivare qualche cambiamento che scombina le carte in tavola. Mi piace in particolare essere tra i primi – e in questo caso che uno sia medico, infermiere o volontario non cambia nulla – ad assistere una persona in un momento di difficoltà come può essere l’aggravarsi di una malattia, un incidente o quant’altro.
Purtroppo oggi un medico giovane (o un po’ meno giovane, come nel mio caso) ha anche bisogno di scendere a compromessi e di lavorare nel posto dove gli è semplicemente possibile farlo, per cui la scelta non è sempre così semplice. Però il consiglio che posso dare a chi sta pensando di lavorare nell’emergenza sanitaria, in qualsiasi ruolo, è di farlo soltanto se è quello che vi piace e che vi appassiona davvero.
Il lavoro nell’emergenza sanitaria è il lavoro più bello del mondo, ma non vi aspettate che improvvisamente vi porti chissà dove o che vi offra opportunità diverse da quelle che avrete davanti agli occhi salendo in ambulanza o frequentando un pronto soccorso. Io ho scelto la medicina d’urgenza perché alla fine sentivo che non avrei mai voluto fare nient’altro di diverso, e auguro a tutti i colleghi di trovare un percorso per il quale, per loro, valga lo stesso.

Come prosegue, se prosegue, la tua attività di blogger e scrittore, e dove è possibile seguirti?

La scrittura è un’attività che porto avanti da molto tempo. Ho iniziato scrivendo narrativa, e anni fa ho anche pubblicato qualcosina. Al momento dell’iscrizione a medicina avevo già un blog (anche più d’uno, in realtà) per cui mi è parso naturale raccontare la mia esperienza di “studente attempato” o “medico-ingegnere” o come altro preferireste chiamarla. Trovate tutto all’indirizzo che hai già inserito tu: www.simonenavarra.net
Una volta arrivato alla laurea, ho realizzato un piccolo libro con i post del blog che ritenevo più interessanti (lo trovate sempre al solito link di prima) e ho messo un po’ la parola “fine” a tutta questa esperienza.
Adesso sto continuando a scrivere del “dopo laurea” su un altro sito, anche se con minore frequenza. Diciamo che la storia della seconda laurea e soprattutto della scoperta del mondo della medicina e del pronto soccorso era – credo – abbastanza interessante, mentre quella del neo-laureato che entra in specializzazione e inizia a lavorare un po’ meno, almeno secondo i miei gusti personali. In ogni caso, se vi va, trovate tutto a questo indirizzo: ilmondoquasinuovo.com
Per il futuro potrei provare di nuovo con la narrativa, o magari scrivere qualche piccolo trattato divulgativo senza troppe pretese. Non ho particolari progetti in ballo, ecco. In ogni caso, nel momento in cui dovesse esserci qualche novità, ve ne parlerò sicuramente sul blog.

 

 

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