Parto in autostrada, ecco come una centrale operativa può gestire l'emergenza

Fonte: Repubblica Genova – La chiamata al 118 è arrivata alle 6.30: “Erano spaventati, ma hanno mantenuto la calma e hanno ascoltato tutti i nostri consigli via telefono”, racconta Alessio Cavalera, infermiere genovese di 39 anni. Dall’altra parte della cornetta una coppia presa alla sprovvista: lei, all’ottavo mese di gravidanza, aveva rotto all’improvviso le acque mentre viaggiavano in camper, tornando dalle vacanze verso casa, in Piemonte. E non c’è stato il tempo di raggiungere casa o un ospedale: il parto è avvenuto lì, al casello di Recco dove hanno accostato. Con l’infermiere a dare istruzioni al telefono. È nato un bel maschietto, ora sta bene ed è ricoverato al San Martino con la madre per le visite necessarie.

Un parto non convenzionale, ma Cavalera era a suo agio perché di nascite dietro la cornetta è ormai un esperto: “Incredibilmente è la seconda volta che mi capita di seguire un parto telefonicamente. Una bella sensazione, perché di solito al 118 abbiamo a che fare con tragedie, questo invece è un evento eccezionale, sono stato fortunato”. Ma le emozioni sono venute dopo: “Lì per lì non bisogna farsi coinvolgere. Ho cercato di farli stare tranquilli dando le istruzioni necessarie. L’ambulanza intanto stava arrivando, ma il bambino aveva fretta. Allora abbiamo fatto al telefono: ho detto loro di rimuovere i vestiti, fare sistemare la donna in una posizione comoda, e poi spingere in concomitanza con le contrazioni. Il padre ha accompagnato la fuoriuscita del bambino, che per fortuna respirava, quindi ho spiegato come coprirlo e come legare il cordone ombelicale, poi di adagiare il piccolo sul petto della madre attendendo l’ambulanza”. Oggi l’infermiere andrà a trovare la famiglia al San Martino. Non la scorderà questa esperienza, “anche perché è insolito un parto del genere, non capita tutti i giorni. Il messaggio che voglio mandare a tutti? Spesso quando si chiama il 118 si è restii a dialogare con l’operatore, e si chiede solo l’ambulanza. In questo caso è andata bene perché hanno mantenuto la calma, risposto a tutte le domande e seguito scrupolosamente le istruzioni. È questo il modo giusto di affrontare le emergenze”.
E Cavalera, volontario di Emergency e abituato a dare una mano all’arrivo dei migranti, sa ben gestire i momenti di tensione. Li affronta anche da solo, nei suoi viaggi in Tunisia in sostegno delle famiglie indigenti nelle campagne assediate dall’Isis, dove corre appena ha del tempo libero. Un infermiere genovese in trincea.

 

PARTO IN AMBULANZA: INDICAZIONI PER I SOCCORRITORI

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