Codogno: il coronavirus si porta via Giuseppe Vecchietti, uno dei fondatori di quella Protezione Civile

Codogno, epicentro dell’epidemia da coronavirus che sta stravolgendo le vite di tutti e la salute di molti, piange addolorata la perdita di uno dei propri figli più buoni e attenti agli altri.

E’ spirato ieri, nel tardo pomeriggio, Giuseppe Vecchietti, classe ‘46, uno dei fondatori del nucleo di Protezione Civile di Codogno.

A darne notizia, sui social, l’attuale coordinatore.

“Quale attuale coordinatore del gruppo – si legge nella pagina -, comunico che uno degli storici fondatori della realtà della protezione civile in Codogno, Giuseppe Vecchietti, è venuto a mancare oggi pomeriggio dopo una lunga lotta contro quella malattia che sta stravolgendo le nostre vite. Alla famiglia il cordoglio di tutto il gruppo che ricorda Giuseppe come uno dei membri più attivi nella realtà del volontariato Codognese.
Lorenzo Nicolini”

Non sono mancati i messaggi di cordoglio dei tanti concittadini di Vecchietti, e del primo cittadino stesso, Francesco Passerini, che dalla pagina del Comune, ha scritto:

“GRAZIE GIUSEPPE

Il Sindaco Francesco Passerini, a nome di tutta l’Amministrazione Comunale, esprime il suo cordoglio per la scomparsa di Giuseppe Vecchietti.
Il ‘Sig. Vecchietti’, così era conosciuto da molti, è sempre stato in prima linea nel volontariato locale e uno degli storici ideatori della Ciclolonga delle Rose e del gruppo locale di Protezione Civile.

L’Amministrazione comunale rivolge alla sua famiglia le più sentite condoglianze.”.

Giuseppe Vecchietti scompare in giorni nei quali il gruppo che ha contribuito a formare vive sforzi mai tanto intensi: gli uomini della Prociv sono protagonisti degli allestimenti delle tende di contenimento, dell’erogazione di pasti, della sanificazione delle ambulanze, e di mille altre azioni senza le quali, semplicemente, saremmo persi.

A guardarla con gli occhi di questo tempo di “guerra”, certe polemiche sul ruolo del volontariato di pochi mesi fa sembrano ancora più grottesche e surreali di allora.

Che la terra ti sia lieve, Giuseppe.

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