Covid-19, scoperto come migliorare l'efficacia del vaccino nei pazienti con trapianto di rene

Le persone che hanno avuto un trapianto di rene devono fare ancora più attenzione rispetto a tutti gli altri, quando si tratta di Covid-19

Infatti sono una popolazione molto fragile e hanno un rischio più alto di sviluppare forme gravi dell’infezione da coronavirus.

La vaccinazione è fortemente raccomandata anche per loro, ma le terapie anti-rigetto che devono assumere quotidianamente sembrano ridurre l’efficacia del vaccino.

I ricercatori del Policlinico di Milano hanno contribuito a uno studio che si è concentrato su questo problema, e hanno scoperto che i pazienti in cura con un particolare farmaco immunosoppressore, dopo il vaccino sviluppavano una migliore produzione di anticorpi anti-Covid-19 e una miglior risposta T-cellulo mediata rispetto a quelli che utilizzavano altre terapie.

Una scoperta che potrebbe consentire ai medici di modulare meglio le cure anti-rigetto, per non esporre i pazienti con trapianto di rene a ulteriori fragilità

Lo studio è stato da poco pubblicato sulla rivista scientifica American Journal of Transplantation: hanno partecipato tra gli altri Giuseppe Castellano, direttore della Nefrologia, Dialisi e Trapianti di Rene del Policlinico di Milano insieme ai suoi collaboratori, che hanno affiancato i colleghi dell’Università di Foggia e dell’Università di Bari.

“I pazienti portatori di trapianto renale sono una popolazione molto fragile – spiega Castellano, che è anche professore di Nefrologia all’Università degli Studi di Milano – e sono ad alto rischio di sviluppare forme severe di malattia legata all’infezione da SARS-CoV-2, con un’elevata mortalità rispetto alla popolazione generale.

Studiando la risposta anticorpale e cellulo-mediata al vaccino anti-Covid-19 Pfizer-BioNTech in più di 130 pazienti trapiantati di rene, abbiamo scoperto che le persone in trattamento con i farmaci immunosoppressori chiamati ‘inibitori della pathway di mTOR’ sviluppavano una migliore risposta sia in termini di produzione anticorpale che cellulo-mediata da linfociti T”.

Questi risultati, conclude Castellano, “offrono un’importante spiegazione sui meccanismi che rendono i pazienti trapiantati poco responsivi alla vaccinazione anti-SARS-CoV-2, e aprono la strada a un utilizzo innovativo degli inibitori di m-TOR come modulatori della risposta immune nei pazienti trapiantati, sia contro Covid-19 sia contro altre infezioni virali”.

Per approfondire:

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Fonte dell’articolo:

Policlinico di Milano

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