Ebola, ecco cosa succede dentro alla Caserma Del Din di Vicenza

Allarmi, polemiche e proteste in Veneto per l’arrivo dei soldati di ritorno dall’africa. Ecco cosa succederà realmente nei 21 giorni di osservazione per gli americani di ritorno dalla Liberia, fra test, feste di Halloween rimandate e rigidi protocolli statunitensi applicati in Italia

di Luca Tomaiuolo

L’emergenza ebola spaventa, è una reazione naturale. Ma come ogni dinamica trans-nazionale merita un approccio strutturato e basato sulla prevenzione.
Ad oggi, nonostante i vari allarmi nazionali e la costante immigrazione dai Paesi del nord-Africa, il protocollo sanitario d’emergenza italiano è stato messo alla prova dai presunti casi e allarmi poi rientrati. Casi, quest’ultimi, a cui si aggiunge quello di Vicenza, trattato in maniera praticamente totale dal personale sanitario militare americano. Dal 27ottobre, all’interno della caserma “Del Din”, nei vecchi dormitori dell’aeroporto, sono in quarantena alcuni militari rientrati dalla Liberia. Agli undici del primo giorno se ne sono aggiunti quaranta divisi tra ieri e oggi. Con loro, il Generale Darryl Williams che, come riportato dall’Ansa, rassicura: “stiamo benissimo. La probabilità che qualcuno di noi abbia contratto il virus di Ebola è quasi zero”. A conti fatti, i test fatti prima della partenza sono negativi e non fanno altro che confermare le dichiarazioni ufficiali, ma il pericolo è correttamente non sottovalutato.

E’ UN VERO RISCHIO EBOLA?
La preoccupazione nasce dalla speciale missione portata avanti dai militari sul suolo africano; occupatisi della costruzione e dell’avvio di infrastrutture sanitarie dedicate a contenere il contagio del virus, la procedura imposta assume una certa importanza, non solo per il lato prettamente sanitario. Fondamentale risulta infatti il dialogo tra sistemi sanitari e politici tra i due Stati, per il mantenimento di rapporti sani e diretti, base oggettivamente necessaria per affrontare e superare episodi come questo. I ventuno giorni d’isolamento a cui sono sottoposti i militari saranno necessari per confermare i dati raccolti dai test fatti prima della partenza e durante queste prime ore.
COME SI CONTROLLANO I MILITARI?
Intanto alla prevenzione si è aggiunta la via della protezione, con l’installazione di due tende NBC complete di docce affiancate al dormitorio, pronte ad essere usate in caso di contagio confermato e il posizionamento di due HUMVEE a protezione del tutto. Le rassicurazioni del Prefetto e del Sindaco di Vicenza, avallate dai test giornalieri a cui sono sottoposti gli americani, aiutano a contenere la naturale preoccupazione della popolazione del comune veneto, così strettamente legata alle dinamiche e al personale della caserma. Caserma che, in caso di test positivo, passerebbe in modalità lock down, chiusa in entrata e uscita.

COSA PUO’ FARE L’ITALIA?
Nel malaugurato caso, l’appoggio italiano fornito dall’Ospedale Civile di Vicenza sarebbe indispensabile, con un’equipe specializzata e stanze prontamente adibite per il contenimento biologico del contagiato.
La particolarità di questa situazione non sta solo nella trasversalità d’intervento del sistema sanitario (militare e civile) ed in quella prettamente di dialogo tra le due nazioni. L’analisi del fatto va inevitabilmente oltre, vertendo principalmente sull’opera di prevenzione e verifica, passaggio basilare per evitare il propagarsi della malattia all’interno e all’esterno del suolo africano. Opera fondamentale soprattutto in contesto geopolitico e militare in cui l’interscambio di informazioni e capacità diventa punto di partenza per la risoluzione di un problema il cui finale non può essere altro che positivo.

Unico problema, ad oggi, l’annullamento della tradizionale festa di Halloween che permetteva ai bambini di muoversi liberamente nella base e di instaurare un momento di dialogo e relax fra la città e la base americana.

LE LINEE GUIDA DELLA BASE AMERICANA A VICENZA

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