Vaccini: cosa succede davvero quando c'è una reazione avversa?

Sensazionalismo sui vaccini, stimolo della paura e nessuna lotta all’ignoranza dilagante stanno generando una delle più grandi incomprensioni mai viste sul tema dei vaccini. Cosa succede davvero quando una reazione avversa all’iniezione avviene entro le 24/48 ore? Un caso reale, con foto.

Reazione allergica, secondo ciclo vaccinale
Reazione allergica, secondo ciclo vaccinale

MILANO – La posizione del nostro sito web sul tema dei vaccini è sempre stata chiara: siamo favorevoli alla ricerca, alle vaccinazioni, alla tutela dei più deboli mantenendo alta l’immunità di gregge. Ma davanti agli attacchi che negli ultimi giorni si sono levati contro i vaccini, stimolati da inchieste giornalistiche sfortunatamente lacunose, abbiamo deciso di portare un caso reale di trattamento delle reazioni avverse da vaccinoterapia. E’ difficile trattare questo argomento in modo universale, perché la farmacosorveglianza comunque segue procedure differenziate a seconda della regione in cui si abita, perché la sanità è una materia che non ha una governance univoca, dal punto di vista strettamente operativo.

Quello che possiamo dirvi è che quanto stiamo per descrivervi è quello che accade per ogni bambino vaccinato con una reazione avversa nell’a regione Emilia-Romagna.

Il paziente di cui andremo a parlare è un bimbo di 8 mesi sottoposto a vaccino anti-pneumococco, che dopo qualche ora dall’iniezione ha iniziato a presentare un grande reazione epidermica locale, con una leggera febbre, leggera irritazione e irritabilità. I sintomi sono stati subito segnalati ai responsabili dei vaccini della Casa della Salute dove la puntura è stata effettuata, e il giorno successivo al pediatra di base. L’esantema – si è poi scoperto successivamente – era comparso anche alla prima dose di vaccino e al richiamo, ma in entrambi i casi le forme in cui era apparso erano più lievi di quella che ha creato preoccupazione nei genitori del bimbo.

 

Cosa succede in caso di reazione avversa: un caso pratico

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Reazione allergica, terzo ciclo vaccinale

L’avvertimento inviato alla Casa della Salute, all’infermiera responsabile delle vaccinazioni e alla pediatra presente nell’ufficio, hanno portato ad una segnalazione scritta, inviata all’AUSL e all’Ospedale di competenza. Contemporaneamente, il pediatra di fiducia, ha suggerito ai genitori di portare il bimbo in visione al reparto di pediatria dello stesso ospedale. In questo modo è stato possibile, vedendo la reazione allergica nell’arco di 48 ore, e con continue fotografie effettuate su indicazioni dei sanitari, tenere monitorato l’esantema, fino alla sua scomparsa. Nell’Ospedale di riferimento infatti è presente un pediatra specializzato in allergologia, che tiene monitorati i casi segnalati direttamente dal territorio: ogni Regione e ogni ASL ha uno specialista del genere, anche se non sempre è disponibile in tutte le strutture ospedaliere. Ogni ASL poi ha un responsabile per la farmacovigilanza che DEVE essere informato su queste situazioni.

Sette giorni dopo la comparsa della reazione avversa, ovvero il 18 luglio, il bimbo viene ricevuto nuovamente in pediatria per svolgere il patch test: si tratta di un esame approfondito con diversi componenti presenti nel vaccino, che potrebbero essere stati la causa della fuoriuscita dell’esantema. Il responsabile della farmacosorveglianza però, con grande attenzione e perspicacia, opta per effettuare prima un test patch con i disinfettanti in dotazione all’AUSL per le pratiche di vaccinazione. E’ infatti curioso a detta del medico, che l’esantema abbia una forma così regolare.

Dopo un’ora è chiaro che la reazione avversa non è dovuta al vaccino, ma alla clorexidina (altro esempio qui). Il classico patch test effettuato come in figura, da un risultato chiaro. Si opta per effettuare il successivo richiamo vaccinale previsto (meningococco C-morbillo) usando come disinfettante cutaneo semplice acqua ossigenata. Il risultato conferma il test: nessuna reazione avversa, febbre o rash cutaneo. Quella illustrata nell’articolo quindi è una complicanza di tipo allergico, che è solo una delle potenziali complicanze associate alla somministrazione vaccinale.

Quindi cosa fare in caso di reazione allergica?

Classico patch test per evidenziare reazioni allergiche da farmaci e/o prodotti medicali

Questo caso è uno dei cosiddetti “falsi positivi” che devono far riflettere sulla paura che i media hanno instillato nella popolazione, rispetto al tema delle vaccinazioni. E’ infatti molto più facile avere casi di intolleranza alla clorexidina che casi di reazione allergica al contenuto dei vaccini. I test infatti dicono una cosa chiara: “molto spesso i casi di reazione avvesa sono dovuti a cause non legate al vaccino in quanto tale”.

Nonostante questo è importante tenere monitorato il bimbo vaccinato nelle prime 24/48 ore dalla somministrazione del farmaco, perché in quell’arco di tempo si possono avere le reazioni più frequenti. Febbre, malessere, rash cutanei e il “classico” durone da iniezione sono classici sintomi che possono essere segnalati al pediatra, e con il suo consiglio si potrà poi procedere nella semplice – ma molto rigorosa e precisa – trafila burocratica che arriva fino ai patch test cutanei e alle analisi più approfondite. Non dimentichiamoci che i casi reali di vaccinoresistenza sono rari, ed è spesso inutile sottoporre allo stress di un patch test un bimbo, se non c’è una chiara prova di allergia al vaccino.

La completezza dell’informazione vorrebbe anche far sapere che non sempre la vaccinazione è consigliata. Sono i genitori che devono consultare il medico curante: ci sono contrindicazioni temporanee (febbre, terapie in corso con farmaci che agiscono sul sistema immunitario o con elementi cortisonici) e controindicazioni assolute, se il bimbo ha subito un’anafilassi dopo la somministrazione di una dose del vaccino. Infine se il bimbo è affetto da malattie neurologiche in evoluzione, è gravemente allergico alle proteine dell’uovo o ad alcuni antibiotici come streptomicina e neomicina, è leucemico o ha un tumore o malattie congenite importanti del sistema immunitario, la somministrazione del vaccino deve essere valutata volta per volta.

E’ sempre possibile però prendere alcune precauzioni per le vaccinazioni, perché le reazioni avverse comuni devono essere segnalate. Esistono schede apposite anche sul sito dell’AIFA per effettuare tali segnalazioni (QUI la scheda per i sanitari, QUI la scheda per il cittadino). Febbre, irritabilità, convulsioni febbrili, dopo una dose di vaccino vanno segnalate. Ma questo non ferma la somministrazione dei vaccini: la segnalazione serve affinché gli studiosi migliorino i componenti di un prodotto farmaceutico, su cui vengono spesi annualmente milioni di euro affinché la protezione dei nostri figli migliori sempre di più.

 INFORMATI TRAMITE AIFA: SEGNALA REAZIONI ALLERGICHE

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