Volontari aggrediti: Botte ai soccorritori, colpa dei centralinisti?
Dividi et impera. O meglio: dividi e aumenta malcontento, frustrazione e litigiosità. Pare questo il senso di un articolo pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno che – in sintesi – mette contro operatori di centrale e i soccorritori (volontari e non) sul campo, come se fossero due categorie completamente differenti. Il problema nasce e si sviluppa nell’area di Napoli, dove il servizio di centralino e il servizio di soccorso sembrano ai ferri corti. Ma è davvero così?
Botte ai soccorritori, colpa dei centralinisti
Il Corriere del Mezzogiorno riporta le dichiarazioni di Emilio Cavuoto, membro del Coordinamento nazionale Cimo 118 (sindacato).
«Molti colleghi – dice Cavuoto – sono certi che la violenza sia direttamente legata alle risposte che arrivano dalla centrale operativa». Il malumore di quanti sono sul campo, insomma, è legato al lavoro svolto da quanti al telefono raccolgono le chiamate. Stando alle parole dal sindacalista della Cimo, gli operatori della centrale di Napoli risponderebbero spesso in modo «scortese» alle richieste d’aiuto; fornendo il più delle volte a chi aspetta a casa «informazioni sbagliate circa i tempi d’arrivo dell’ambulanza». «Le persone che sono sul luogo dell’emergenza – dice Cavuoto – pensano di aver parlato con noi, e all’arrivo succede ciò che sappiamo. In più, il sistema di risposta è folle. L’operatore al telefono non è lo stesso che poi allerta il mezzo, e chi allerta il mezzo non è in grado di scegliere l’ambulanza secondo un criterio di vicinanza, perché non c’è una geo-localizzazione».
Problematico anche il sistema di smistamento delle telefonate. «Si dovrebbe avere una risposta entro il terzo squillo, invece spesso si resta in attesa. E’ un problema tecnico noto, ma nessuno lo risolve. I cittadini non lo sanno, ma se si viene messi in attesa è meglio attaccare e richiamare, fino a quando non si riesce a parlare con qualcuno». A Capri, dove Cavuoto è in servizio, succede addirittura che si faccia prima a correre con un motorino ad allertare l’ambulanza, anziché chiamare al telefono la centrale. Ma anche così, spesso, medici e paramedici vengono presi di mira con modi non proprio amichevoli. «Basterebbe poco per riuscire a cambiare le cose – conclude il sindacalista -, alcuni meccanismi andrebbero cambiati e si dovrebbe cercare di creare una miglior comunicazione, non solo con i cittadini».
Quindi a Napoli il rischio di essere aggrediti dai parenti del paziente sono direttamente proporzionali alla maleducazione del centralinista? Da queste prime tesi sicuramente ci sarà una bella discussione martedì prossimo, 14 luglio, al briefing degli equipaggi 118 che – sempre secondo il Corriere del Mezozgiorno – si terrà a Napoli. Un momento in cui si spera questa contrapposizione non faccia scaldare troppo gli animi. La lite fra i soccorritori sarebbe davvero troppo.
L’ARTICOLO DEL CORRIERE DEL MEZZOGIORNO – Aggrediti dai parenti dello stesso paziente che stavano cercando di soccorrere. Ancora una volta un equipaggio del 118 di Napoli si è trovato nei guai durante un intervento in codice rosso. E’ successo nei giorni scorsi a Pianura, e il paradosso è che l’equipaggio dell’ambulanza è stato costretto a «ripiegare in ospedale», al San Paolo, per non rischiare conseguenze ancor più gravi…. CONTINUA