Bronchiectasie: come si riconoscono e come si curano

Tra le malattie respiratorie croniche è necessario porre l’attenzione sulle bronchiectasie, patologie contraddistinte da una dilatazione abnorme e irreversibile di determinate porzioni dell’albero bronchiale

Durante le bronchiectasie si perde la clearance (ossia la capacità di smaltimento) mucociliare e a questa si susseguono una serie di infezioni respiratorie croniche e un danno anatomico bronchiale irreversibile che, come in un circolo vizioso, aggrava ulteriormente la patologia.

Un recente studio italiano ha evidenziato un considerevole incremento della prevalenza della malattia bronchiectasica da 62 a 163 casi ogni 100.000 abitanti tra il 2005 e il 2015.

Dai dati risulta anche una prevalenza della malattia nel genere femminile o di età superiore ai 75 anni.

Le cause e i sintomi delle bronchiectasie

Le bronchiectasie sono provocate da una molteplicità di fattori, congeniti o acquisiti, per questo motivo è fondamentale una diagnosi veloce e accurata che determini tempestivamente la causa della patologia.

L’identificazione rapida e precisa dei disturbi che determinano lo sviluppo di bronchiectasie rappresenta infatti un elemento cardine dell’inquadramento della malattia ed è raccomandata dalle più importanti linee guida internazionali, in quanto alcune di queste condizioni cliniche possono beneficiare di un trattamento specifico e modificare la storia naturale della malattia.

Purtroppo però, in circa il 40-50% dei casi, le cause sottostanti alle bronchiectasie non sono identificabili.

È dunque opportuno fare riferimento al proprio medico curante in caso di manifestazioni come tosse, espettorazione quotidiana, infezioni respiratorie ricorrenti (tra cui anche le polmoniti), nonché presenza di sangue nell’espettorato, mancanza di fiato, febbricola persistente e astenia importante e quotidiana.

Come si diagnosticano le bronchiectasie

Lo specialista pneumologo, dopo un’attenta visita di controllo, in caso sospetti delle bronchiectasie richiederà una TAC del torace ad alta risoluzione utile a confermare la diagnosi, oltre ad altri esami, che possono variare in base al quadro clinico del paziente, tra cui la valutazione quantitativa delle immunoglobuline, le prove di funzionalità respiratoria, l’esame colturale dell’espettorato e un controllo con un fisioterapista respiratorio.

Il paziente con bronchiectasie viene costantemente monitorato e, a cadenza bimestrale, quadrimestrale, semestrale o annuale a seconda delle condizioni cliniche, verranno richiesti ulteriori esami di controllo: l’esame colturale dell’espettorato e la visita con lo pneumologo e il fisioterapista respiratorio per valutare le condizioni del paziente.

Un trattamento individualizzato e multidisciplinare alla base delle cure per le bronchiectasie

Purtroppo non vi sono a oggi farmaci approvati per la gestione delle bronchiectasie: le cure, dunque, sono personalizzate di caso in caso, in base alle problematiche e alla storia clinica del singolo paziente.

Vi sono comunque alcuni punti fermi nella cura delle bronchiectasie e tra questi è sicuramente di grande importanza la fisioterapia respiratoria, che, grazie a una serie di esercizi specifici, aiuta a rimuovere il muco che ristagna nei bronchi.

Di norma vengono poi somministrati antibiotici, terapie immunomodulanti e, in caso di ostruzione bronchiale, farmaci broncodilatatori.

Come per la cura di altre patologie, anche nelle bronchiectasie risulta fondamentale l’approccio multidisciplinare: lo pneumologo, infatti, viene affiancato da un team di specialisti tra cui il fisioterapista respiratorio, il microbiologo clinico, il radiologo, l’immunologo clinico, il genetista, il gastroenterologo e l’otorinolaringoiatra.

Per approfondire:

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Fonte dell’articolo:

Humanitas

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