Calcoli renali: cosa sono e come curarli

Calcoli renali, che guaio! Una forte fitta, un dolore sordo e intenso alla schiena o al fianco, ci fa pensare subito a una colica

E allora ti siedi al PC e inizi a cercare tutti i sintomi, e quello che viene fuori non è bello.

I calcoli renali, infatti, sono una delle principali cause di questa sintomatologia.

Ma ovviamente, per quanto fare una ricerca sul web possa aiutare a capire il proprio disturbo, non è la soluzione al problema, per il quale, invece, occorre un consulto medico.

In generale, però, possiamo aiutarvi a capire cosa siano i calcoli renali, quali le cause e come fare per curarli.

Calcoli renali, cosa sono

I calcoli renali sono un disturbo molto comune nella popolazione occidentale odierna.

Purtroppo i casi sono in aumento, soprattutto tra i maschi di età compresa tra i 20 e i 40 anni.

Il fenomeno, infatti, interessa ormai dal 5 al 10% della popolazione e il trend in crescita, a quanto emerge dagli studi, sarebbe dovuto all’aumento del consumo delle proteine animali, o alla peggiore qualità di queste ultime.

Non si creda però che si tratti di una patologia recente, basti pensare che sono stati trovati dei calcoli a una mummia egizia di ben 7 mila anni fa!

Ma vediamo di capire cosa sono i calcoli o nefrolitiasi.

Si tratta essenzialmente di depositi di consistenza dura, delle aggregazioni di Sali minerali che si formano nel tratto urinario e che possono essere composti da differenti combinazioni di sostanze quali calcio, fosfato, ossalato, motivo per cui esistono anche diverse tipologie di calcoli.

I problemi causati da queste aggregazioni hanno senza dubbio una sintomatologia molto dolorosa in alcuni casi, ma soprattutto il fatto che possono, alla lunga, danneggiare i reni, fino a causare una grave insufficienza renale.

Calcoli renali, quali sono i sintomi principali

Delle volte si tratta di un dolore acuto, quasi insopportabile.

Quando ci si trova davanti a questo sintomo significa che il calcolo renale sta ostruendo il passaggio dell’urina.

Si tratta quindi di una colica renale, ma l’ostruzione può verificarsi anche all’interno del rene o nel passaggio tra questi e l’uretere.

Alle volte però, se il calcolo non si muove, non si prova dolore, non si ha una colica, ma si possono comunque ravvisare sintomi quali bruciore e frequenti minzioni.

L’intensità del dolore non dipende tanto dalla grandezza dei calcoli, quanto da quella che è la conformazione anatomica del rene e dalla soglia di sensibilità di ogni singolo individuo.

Tra i sintomi principali si ravvisano:

  • dolore acuto alla schiena o sul fianco;
  • febbre e brividi (se c’è infezione);
  • vomito;
  • sangue nelle urine;
  • Urina con cattivo odore o torbida;

Come si effettua la diagnosi dei calcoli renali

In genere, se si ravvisa uno dei sintomi su descritti, la cosa migliore da fare è richiedere un consulto medico e quindi una diagnosi.

Questa viene effettuata mediante una serie di esami strumentali, tra cui un’ecografia ai reni, analisi delle urine, anamnesi accurata.

Ci si deve anche accertare che non vi siano a carico delle malformazioni o delle ulteriori patologie, come la sindrome del rene policistico, e altre patologie a carico dei reni.

L’ecografia ai reni è un esame completamente indolore, così come la radiografia, non è invasiva e non ha effetti collaterali, può quindi essere eseguita da tutti, ovviamente previa consultazione medica.

Particolarmente consigliata per chi ha familiarità con patologie quali calcoli e rene policistico.

Tuttavia, l’ecografia da sola non sempre da un quadro esaustivo della situazione, può così essere necessario eseguire un’urografia, con o senza liquido di contrasto o la TAC spirale.

Come si curano le coliche renali

Le fitte dolorose possono essere tenute sotto controllo mediante la somministrazione di farmaci antispastici e analgesici, come i FANS, sempre da prendere sotto prescrizione medica.

Non sempre, fortunatamente, è necessario l’intervento chirurgico, buona parte dei calcoli può essere espulsa bevendo molta acqua, più di due litri al giorno, con la terapia che prende il nome di “colpo d’acqua”.

Nei casi più importanti, invece, può essere necessaria la rimozione chirurgica o mediante ultrasuoni.

La chirurgia è comunque sempre consigliata quando il calcolo non viene espulso bevendo molta acqua per un periodo di tempo ragionevole, oppure se ha delle dimensioni notevoli o se si trova in una posizione che ne rende difficile l’espulsione.

Anche se provoca un’infezione è bene rimuovere il calcolo per via chirurgica, così come quando danneggia i tessuti renali provocando un sanguinamento.

Tra le procedure più utilizzate oggi ci sono la Litotrissia extracorporea, onde d’urto fuori dall’organismo che frammentano il calcolo agevolandone il passaggio nelle vie urinarie cos’ da essere espulsi.

La nefrolitotomia percutanea, invece, è consigliata in caso di calcoli molto grossi: si pratica una piccola incisione nella schiena, al fine di creare un’apertura fino al rene per rimuovere il calcolo col nefroscopio.

Ovviamente la prevenzione è fondamentale, e per evitare che si formino calcoli è bene bere costantemente molta acqua e seguire una dieta adeguata.

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