Fibrillazione atriale: che cos’è e come si cura

La fibrillazione atriale è un tipo di aritmia che si sviluppa in particolare nei pazienti più anziani e che si associa a una serie di complicanze che possono peggiorare sensibilmente la qualità della vita di chi ne soffre

Si verifica quando l’attività degli atri del cuore è disorganizzata e, di conseguenza, le contrazioni risultano più veloci del dovuto e irregolari, provocando una sintomatologia associabile allo scompenso cardiaco.

Grazie a trattamenti farmacologici e procedure interventistiche come l’ablazione transcatetere, però, è possibile tenere sotto controllo la patologia e migliorare la qualità della vita del paziente.

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Fibrillazione atriale: cos’è e quali sono le cause?

La fibrillazione atriale è scatenata da impulsi elettrici anomali delle cellule cardiache che si trovano dove non dovrebbero essere ossia nelle vene polmonari, entità anatomiche deputate a trasportare il sangue ossigenato dai polmoni all’atrio sinistro del cuore.

I principali fattori di rischio per la fibrillazione atriale, infatti, sono l’ipertensione arteriosa, l’infarto del miocardio, lo scompenso cardiaco e i vizi valvolari, ma anche patologie tiroidee o polmonari.

Bisogna però anche escludere la sindrome delle apnee notturne e patologie dell’esofago quali reflusso gastro-esofageo e ernia iatale per esempio.

Bisogna infatti ricordare che l’atrio sinistro si poggia sull’esofago: recenti studi hanno confermato una possibile relazione tra patologie gastroesofagee e fibrillazione atriale.

Qui nel nostro dipartimento di aritmologia, e durante i nostri interventi poniamo molta attenzione all’identificazione di tali disturbi.

La forma iniziale di fibrillazione atriale, la cosiddetta fibrillazione atriale parossistica, si manifesta con episodi sporadici e che durano un numero limitato di ore.

Si tratta di un disturbo che va mantenuto sotto controllo specialistico e trattato perché, se non curato, può aggravarsi e comportare conseguenze più complesse come la forma persistente.

In questo caso l’episodio di fibrillazione atriale non regredisce spontaneamente e diventa necessario un intervento medico per ripristinare il ritmo cardiaco normale.

Quali sono i sintomi della fibrillazione atriale?

I sintomi che possono indicare la presenza di fibrillazione atriale sono un battito cardiaco particolarmente veloce e irregolare (cardiopalmo aritmico), facile affaticabilità e talvolta respiro faticoso (dispnea).

Si tratta di una sintomatologia abbastanza evidente per cui i pazienti si recano spesso al pronto soccorso più vicino per ricevere assistenza adeguata.

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La scelta del trattamento più adeguato per la fibrillazione atriale dipende dal rischio cardioembolico e dalla sintomatologia che il paziente ha.

La terapia, valutata dal team di specialisti in base alle condizioni cliniche del paziente, può essere infatti farmacologica, o risiedere nell’ablazione transcatetere, un’opzione terapeutica a cui si ricorre quando gli altri trattamenti non hanno permesso di recuperare il ritmo cardiaco normale.

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L’intervento di ablazione della fibrillazione atriale, dunque l’eliminazione dei foci atriali responsabili della fibrillazione, avviene tramite ricovero ospedaliero

Si esegue in anestesia, totale o locale in base alle condizioni cliniche del paziente, e si divide in due fasi.

La prima prevede il mappaggio elettrico dell’atrio sinistro durante il quale si identificano i punti che inducono l’aritmia.

La seconda fase dell’operazione, viene effettuata tramite un catetere specifico che cauterizza queste aree che provocano la fibrillazione.

Tutta la procedura è supportata da un sistema avanzato di mappatura tridimensionale.

Il paziente, abitualmente, può essere dimesso già il giorno successivo all’intervento.

Dovrà dunque seguire un percorso di follow-up che verrà valutato con lo specialista e che servirà, tramite visite di controllo periodiche e sistemi di monitoraggio, a tenere sotto controllo eventuali evoluzioni della patologia e alterazioni del ritmo cardiaco.

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Fonte dell’articolo:

Humanitas

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