Il 112 funziona davvero? La critica dal territorio: "Hanno trasformato tutto in un call-center"
Il passaggio al numero unico 112 sta creando tantissime politiche nella zona di Brescia, una delle ultime provincie dove il servizio è già entrato in vigore. Il caso di un anziano dove il soccorso è giunto dopo un’ora dalla richiesta iniziale ha fatto scattare numerose polemiche. Soprattutto perché la centrale operativa che segue Brescia è stata spostata a Bergamo. Come riporta Qui Brescia il territorio e le associazioni locali non stanno prendendo bene la cosa, tanto che c’è chi accusa AREU di aver “trasformato tutto in un call-center”.
QUIBRESCIA – Il caso dell’anziano che domenica 20 settembre è stato colpito da un malore mentre si trovava al ristorante a Botticino, nel bresciano, ma con l’ambulanza arrivata solo dopo un’ora, ha scatenato nuove polemiche sull’introduzione del numero unico 112 per le emergenze. Il nuovo servizio è attivo da giugno e la centrale operativa con trenta centralinisti ricevere 4 mila chiamate al giorno, da smistare poi a carabinieri, soccorsi e vigili del fuoco in base alle necessità. La chiamata dura pochi secondi per avere le informazioni su zona, tipo di emergenze e chi è coinvolto, per poi passare la palla ai corpi specifici. E questo riguarda anche le telefonate da Pavia, Lodi, Cremona, Mantova e Sondrio.
La centrale si trova a Bergamo, nell’ospedale Giovanni XXIII, facendo chiudere quella del 118di Brescia. Ma a distanza di quattro mesi, associazioni e politica sembrano non essere soddisfatti del servizio. In realtà, a livello regionale il consigliere del Partito Democratico Gianantonio Girelli imputa la situazione alla chiusura della centrale del 118 a Brescia “mostrando i limiti di tenere tutto a Bergamo, dove non conoscono il territorio e le associazioni”. Per questo ha annunciato di aver scritto ad Areu per rivedere i soccorsi. Al contrario Fabio Rolfi (Lega Nord) considera “inaccettabile quanto successo a Botticino, vicino alla città”. Ma non dà colpe alla centrale di Bergamo. “Hanno tutte le tecnologie e i mezzi si muovono sulla base di coordinate geografiche, al massimo si tratta di un errore umano che deve essere sanzionato”.
Tra le associazioni, invece, la Croce Bianca di Lumezzane e la Croce Rossa di Brescia sono critici. Il presidente della prima, Valeriano Gobbi, interpellato da Bresciaoggi, dice che “ci sono problemi da affrontare subito, dal tempo eccessivo in cui una chiamata va dal numero unico alla centrale specifica e ai centralinisti che non hanno competenze in sanità”. Di fatto, critica l’intera macchina organizzativa, con nostalgia rispetto al 118. “Trasformare tutto in call center è stato un errore”. Riccardo Scarabelli, della Croce Rossa di Brescia, parla di “criticità nei programmi usati per gestire i soccorsi” e di “episodi gravi che non devono ripetersi” riferendosi al caso di Botticino. “Ma i problemi saranno superati” ha detto.