La gestione avanzata delle vie aeree in emergenza (cosa fare senza esperti?)

“La gestione avanzata delle vie aeree in emergenza ” (Cosa fare e/o non fare in assenza e/o in attesa dell’esperto) è una dispensa davvero interessante relativa al trattamento delle vie aeree di un paziente redatta dagli specialisti dell’Unità di Rianimazione – 118 dell’Ospedale Maggiore di Bologna e di Bologna Soccorso. Gli autori sono E. Bigi – S. Baroncini – C. Coniglio – G. Desiderio – A. Guidetti – M. Liberti – M. Menarini – C. Serantoni. Questa dispensa offre, principalmente, chiare informazioni relative all’ossigenoterapia extraospedaliera, all’aerosolterapia e alla CPAP.

Appare ormai chiaro che l’ossigeno non è, e non può più essere considerato, un ausilio sanitario del tutto innocuo da utilizzare a qualsiasi titolo e con criteri casuali di somministrazione. Vorremmo richiamare nuovamente l’attenzione sul fatto che neanche gli operatori dei servizi di emergenza territoriale, a motivo della brevità dei loro interventi, sono ormai autorizzati a misconoscere i rischi derivanti da un uso improprio di questo gas, e questo per i motivi già enunciati:

1. l’emergenza territoriale va estendendo la sua presenza in territori sempre più lontani dai presidi ospedalieri e i protocolli di centralizzazione dei pazienti critici impongono già oggi percorrenze ben più lunghe di quelle necessarie per raggiungere il pronto soccorso più vicino; i “tempi brevi” del soccorso, dunque, sopravvivono solo in territorio urbano, mentre negli altri contesti vanno cedendo il passo a tempi sempre più protratti. Per i professionisti del soccorso è dunque prevedibile, nel prossimo futuro, un impegno sempre maggiore, sia in termini di tempo che di accuratezza degli interventi, fuori dalle mura ospedaliere.

2. l’ossigenoterapia praticata in ambulanza non può essere considerata fine a se stessa né tanto meno un episodio isolato: giunto in ospedale il paziente, a meno che non sia totalmente guarito grazie al semplice trasporto, continuerà a ricevere un supporto respiratorio, e i tempi di somministrazione della prima fase si sommeranno quindi a quelli intraospedalieri, rendendo molto concreta la possibilità di seri danni in caso di incongrue somministrazioni.Sarebbe anzi auspicabile che quanto prima il personale sanitario assumesse l’abitudine di segnalare, nei reports di missione, non più la sola ossigenoterapia, ma anche le modalità e i dosaggi con cui questa è stata condotta.

Nessun provvedimento, specie se adottato in emergenza, è privo di conseguenze e la conoscenza puntuale degli effetti di ciascun nostro atto terapeutico non può far altro che rendere sempre più efficace l’azione dei servizi di emergenza sul territorio. 

 

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