Meningite: non si tratta di epidemia - Vediamo insieme i dati

Da Quotidianosanità  ci arrivano notizie rassicuranti sul tema molto discusso e delicato della meningite. La meningite da meningococco ha visto 178 segnalati nel 2016, poco più rispetto al 2012-14, ma comunque in diminuzione rispetto al 2015, in particolare in Toscana. Questo perché sembra che in Toscana ci sia una trasmissione più elevata che nelle altre regioni d’Italia.

Ma facciamo chiarezza su cosa sta accadendo. C’è un’epidemia di meningite in atto? NO

Innanzitutto, il termine ‘meningite’ si riferisce a una condizione clinica di gravità variabile, che può essere determinata da germi assai vari che colpiscono in maniera episodica, difficilmente prevedibile, attraverso contatti/portatori sani, la cui identificazione è importantissima per sviluppare azioni di contenimento della diffusione dei germi stessi.

Il numero totale dei casi di meningite è passato da 1479 nel 2014, a 1815 nel 2015 e a 1376 nel 2016, quindi con una discreta diminuzione rispetto allo scorso biennio. Per esempio, si sono verificati 940 casi di meningite da pneumococco nel 2016 (rispetto ai 1256 casi del 2015) e 80 da emofilo (rispetto ai 131 del 2015).

Per quanto riguarda la letalità della meningite, essa è di circa il 10% nei casi dovuti a pneumococco (98 deceduti su 940 pazienti nel 2016) e di circa il 12% nei casi da meningococco (21 su 178 pazienti), che aumenta al 23% nel caso in cui il ceppo di meningococco sia il C (13 su 51 pazienti).

Il meningococco di tipo C, il più letale, le cifre dicono che ha causato 36 decessi negli ultimi quattro anni, in una popolazione di quasi 65 milioni di persone. Considerando tutti i ceppi di meningococco che danno la meningite, non si supera il 10% della letalità, anche in questo caso con 711 casi nel quadriennio (178 nel 2016) e 77 decessi registrati complessivamente (17 nel 2016). Se consideriamo l’intero quadriennio analizzato (dal 2013 al 2016), abbiamo 629 decessi per meningite da qualsiasi causa, a fronte di 6786 pazienti diagnosticati.

L’obiettivo non è di certo quello di minimizzare i rischi, né tanto meno quello di sminuirne la gravità. Al contrario, l’obiettivo è quello di fare chiarezza e responsabilizzare, dimostrando statisticamente che al momento non esiste alcuna situazione epidemica. Tuttavia, è bene ricordare che l’unica arma per contrastare il continuo contagio è rappresentata dal vaccino, che in Italia è disponibile per le classi di età a rischio e per le persone che presentano rischi particolari di contrarre una malattia invasiva grave e sarà in distribuzione gratuita secondo le previsioni del nuovo Piano nazionale.

Attualmente il Ministero si sta occupando di garantire la copertura vaccinale nelle varie regioni e sta portando avanti studi e ricerche per chiarire i metodi di trasmissione dei germi.

E ancora, Quotidianosanità vuole far presente che in confronto ai decessi per meningite,  i decessi da incidente stradale nel nostro Paese sono stati 3419 solo nell’anno 2015.

 

La nostra redazione vuole mettere in guardia da false notizie e speculazioni. Le post-verità sono argomenti con cui si può ingannare gran parte della popolazione e sempre più spesso si corre il rischio di prendere per vera una notizia che invece vera non è. Per questo citiamo un pezzo di Luca Sofri, direttore del Post, che ha sintetizzato brillantemente questa situazione:

Due anni fa i media tradizionali italiani furono protagonisti di uno dei casi meno trascurabili e perdonabili – di solito, a sottolineare le falsità dei racconti giornalistici si è accusati di pignoleria superflua – di diffusione di notizie infondate: quello in cui agli italiani fu raccontato che a vaccinarsi contro l’influenza si poteva morire, e tanti non si vaccinarono. A dimostrazione del fatto che non è cambiato nulla, in questi giorni sta succedendo di nuovo, in forma speculare. Dopo aver prodotto titoli sull’allarme meningite, la paura meningite, eccetera, incentivati sempre dai criteri terroristici su cui si basa gran parte della produzione di titoli – ma anche di articoli -, negli ultimi giorni quotidiani e telegiornali hanno ritirato la mano e si stanno addirittura chiedendo meravigliati da cosa nasca la “psicosi” di quei fessi degli italiani che ora fanno la coda per vaccinarsi e si agitano e protestano se non ci riescono. Il fatto – dimostrato, noto da subito, pubblicabile: volendo – che non ci sia nessuna emergenza e nessuna straordinarietà nei casi di quest’anno, viene ora presentato come una sorta di parere come un altro: tra virgolette, o attribuito a qualcuno, opinabile. CONTINUA

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