Quali sono i motivi che ti fanno annegare?

L’annegamento può essere evitato in tanti modi, ma il più semplice è informarsi, usare il cervello ed essere prudenti nell’avvicinarsi all’acqua. Congestione? Idrocuzione? Mostri marini? Ecco i 5 motivi per cui si annega e le 10 cose che non dovete MAI dimenticare prima di entrare in acqua.

 

Annegare, purtroppo, è ancora oggi una delle cause di morte principali nel mondo. 360 mila persone ogni anno sono probabilmente morte, secondo la WHO, a causa di questo “danneggiamento respiratorio”, che porta all’arresto cardiaco e alla morte. Riprendiamo un pezzo di Emergency Live del 2015 per definire il semi-annegamento e l’annegamento.

L’annegamento è definito come un processo risultante da un danneggiamento respiratorio dovuto all’immersione in un liquido e caratterizzato dall’alterazione degli scambi respiratori a seguito dell’inondazione massiva delle vie aeree.

Gli annegati sono al terzo posto nella casistica delle morti accidentali, nel mondo.

Per questo motivo molti specialisti – a livello mondiale, grazie al Drowning Prevention Week – cercano di fare informazione ed educazione.

C’è una premessa da fare. NON ESISTONO cause che possono portare casualmente alla morte da annegamento. Purtroppo, le cause che portano all’annegamento sono precedenti all’insorgenza di una qualsiasi tipologia di patologia, che sia congestione, crampo, infarto, idrocuzione o altre patologie specifiche di un soggetto che muore in acqua. Di seguito, le 5 cause REALI che ti fanno morire annegato. (Puoi anche leggere le 10 regole d’oro per nuotare e prevenire l’annegamento)

Quinta causa di morte per annegamento: la stanchezza

Morire annegati per sfinimento è purtroppo possibile. Il primo posto dove dovremmo guardare in questi casi è il Mediterraneo, dove negli ultimi anni sono morte più di 6000 persone per sfinimento. L’altra situazione dove lo sfinimento è fatale, in acqua, sono i salvataggi. Succede che alcuni soccorritori – improvvisati o meno – si impegnino più di quanto il loro corpo gli permetterebbe, e finiscono per anengare.

Quarta causa di morte per annegamento: l’alcool

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Un atleta americano mangia mentre nuota. Non ha chiaramente genitori di origine italiana

Qui possiamo toccare collateralmente i “famosi” problemi di “idrocuzione” e congestione che popolano le cronache estive per le morti da annegamento. Infatti mangiare grandi quantità di cibo e bere alcolici prima di entrare in acqua sono azioni sconsigliate, ma di per sè non portano alla morte. Diciamolo: i famosi 30 minuti (non arriviamo alle 3 ore delle nonne italiane) di attesa prima di entrare in acqua servono affinché i genitori non abbiano, in spiaggia, crisi isteriche, ictus o arresti cardiaci da eccessivo sforzo per seguire dei bambini scalmanati e iperattivi. In Italia è tradizione non mangiare prima di buttarsi in acqua. Il corpo umano però ha abbastanza sangue per permettere all’organismo di sostenere sia la digestione che una nuotata.
Non ci sarebbe spiegazione al perché i nuotatori delle maratone olimpiche “succhino” beveroni composti da banane, miele, cola o gomme energetiche. Se invece si bevono alcolici, la storia cambia: buttarsi in acqua ubriachi o alticci è pericoloso perché sono alterate le condizioni psicofisiche.

Terza causa di morte per annegamento: la stupidità

Tuffarsi in un fiume non è una delle idee più furbe, se non si è verificato prima l’assenza di rischi

Non è un caso che la morte per annegamento sia principalmente legata ai ragazzi e non alle ragazze. Voglia di mettersi in mostra, eccessiva confidenza, alcolici e droghe sono correlate alla terza causa di morte per annegamento, ovvero il buttarsi in acqua senza avere condizioni psicofisiche ideali per affrontare quel pericolo. Ragazzi che si buttano senza pensare che il fondale potrebbe essere basso, o con rami che possono causare traumi fatali, sono purtroppo parte delle cronache di tutte le estati. Il buon senso e gli ordini di balneazione dovrebbero essere seguiti sempre, ma non sempre purtroppo ciò accade. Buttarsi dal pilone di un ponte ferroviario nel fiume sottostante è – oggi – più pericoloso che fare una roulette russa con un revolver con 5 colpi nel tamburo.

Seconda causa di morte per annegamento: l’ignoranza

Il secondo motivo al mondo per cui si può morire in acqua è l’incapacità a nuotare. Esistono i limiti delle acque sicure appositamente. Esiste in spiaggia una zona dove il bagnino può arrivare celermente perché lì le persone che non sanno nuotare dovrebbero portarsi e tenersi. Tutti possono prevenire questa seconda causa di morte in acqua con semplicità. Facendo corsi di nuovo, o facendo fare corsi di acquaticità e di nuoto ai propri bambini.

Prima causa di morte per annegamento: la disattenzione

Se hai dei figli, se hai una responsabilità su qualcuno, distrarsi per fare foto e selfie potrebbe causare la morte di un essere umano. Sono davvero così importanti?

La prima e più importante causa di annegamento nel mondo è la disattenzione di un adulto nei confronti del controllo di un bambino. Questa è sicuramente l’aspetto su cui si può lavorare parecchio, e ridurre di molto le morti in acqua. Negli ultimi 10 anni la World Conference on Drowning Prevention ha spinto molto su questa tematica, permettendo di registrare una riduzione sensibile delle morti da annegamento.

Anche solo distrarsi per guardare il cellulare e i social media qualche secondo in acqua può far perdere l’attenzione nei confronti di un bambino che annaspa. Quella che è una situazione di divertimento può diventare un dramma, se non c’è la giusta considerazione del problema. Inutile rimarcare che la disattenzione causa morti in acqua dovunque, dai parchi divertimento alle coste considerate più sicure. I bambini, in acqua, non devono mai essere persi di vista. Ma anche gli adulti, fra di loro, se sono in condizioni di rischio, devono “tenersi d’occhio”.

Tutto il resto? Distrazioni dall’educazione

Il resto della discussione che si è protratta nel tempo sulle convulsioni (pericolose a terra, fatali in acqua) malattie specifiche o infarti, va delimitato nei casi particolari. Allo stesso modo, valgono le raccomandazioni per le congestioni, l’idrocuzione, gli shock termici. Si tratta di situazioni che possono avvenire tanto in acqua quanto a terra. La differenza è solo nell’essere nel posto giusto per l’essere umano, che non è dotato di pinne, squame e branchie.

Ringraziamo, per l’intuizione comunicativa avuta (e la condivisione pubblica), il prof. Riccardo Ristori, medico della AUSL 6 di Livorno, presso il dipartimento di emergenza-urgenza dell’Ospedale di Cecina.

“Termino con la stessa frase con cui ho iniziato: la prevenzione è realmente la più efficace cura contro l’annegamento, ed è alla portata di tutti, basta conoscere quali siano le reali cause dell’annegamento”.

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