Responsabilità professionale: GIMBE chiede un cambio di rotta sotto la regia nazionale dell'ISS
ALL’INDOMANI DELL’APPROVAZIONE DELLA LEGGE SULLA RESPONSABILITÀ PROFESSIONALE, LA FONDAZIONE GIMBE HA PRESENTATO ALLE ISTITUZIONI UNO STUDIO CHE HA VALUTATO LE LINEE GUIDA PRODOTTE DALLE SOCIETÀ SCIENTIFICHE ITALIANE. I RISULTATI DIMOSTRANO CHE URGE UN CAMBIO DI ROTTA NEL PROCESSO DI PRODUZIONE DELLE LINEE GUIDA SOTTO LA REGIA NAZIONALE DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ
7 marzo 2017 – Fondazione GIMBE, Bologna
Dopo l’approvazione della legge sulla responsabilità professionale, dal “tempestivo palcoscenico” della 12a Conferenza Nazionale GIMBE sono stati presentati i risultati preliminari della ricerca finanziata con la borsa di studio “Gioacchino Cartabellotta”: lo studio, affidato dalla Fondazione ad Antonio Simone Laganà dell’Università degli Studi di Messina, è stato condotto sotto l’egida dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e del Guideline International Network (G-I-N), rete internazionale di 107 organizzazioni che producono linee guida in 46 paesi.
«Abbiamo deciso di promuovere e finanziare lo studio “Linee guida per la pratica clinica in Italia: qualità metodologica e gestione dei conflitti di interesse” – ha esordito Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – per fornire alle Istituzioni un quadro oggettivo sul numero delle linee guida prodotte in Italia da società scientifiche, istituzioni nazionali e regionali e organizzazioni private e sulla loro qualità, verificando l’aderenza agli standard G-I-N sulle metodologie di produzione e sulla governance dei conflitti di interesse».
Laganà ha presentato metodi e risultati dello studio che in questa prima fase ha valutato, esclusivamente attraverso il web, le linee guida prodotte dalle società scientifiche. Delle 403 società identificate, quasi l’80% (n. 322) non erano eleggibili per varie ragioni: mancanza di sito web (n. 6), assenza di pagina web dedicata alle linee guida (n. 289), pagina delle linee guida ad accesso riservato (n. 14), link ad altri produttori internazionali (n. 13). Dei 712 documenti censiti, 359 (50,4%) sono stati identificati come vere e proprie linee guida: gli altri erano file non accessibili (n. 9), altri documenti (n. 71) e linee guida di altri produttori (n. 273). Delle 359 linee guida identificate, solo 75 (21%) sono state incluse nella valutazione finale, in quanto pubblicate negli ultimi due anni, tempo limite di sopravvivenza delle linee guida. La loro qualità metodologica valutata con i criteri G-I-N è risultata complessivamente accettabile, ad eccezione della disclosure sui conflitti di interesse presente solo nel solo il 17% dei casi. Da rilevare infine che 42/75 linee guida incluse nella valutazione finale sono state prodotte da 2 sole società scientifiche che dispongono di un manuale metodologico, a riprova del fatto che le poche società che seguono metodi adeguati producono risultati eccellenti.
«I prossimi step dello studio – ha spiegato il Presidente – prevedono la valutazione di linee guida prodotte da istituzioni nazionali e regionali e altre organizzazioni private, l’analisi per sottogruppi (istituzionali vs società scientifiche, FISM vs no-FISM, società scientifiche mediche vs chirurgiche) e l’invio di una comunicazione a tutti i presidenti delle società scientifiche per validare i risultati relativi alle LG identificate e suggerire di rendere libero l’accesso alla pagina delle linee guida».
Se la legge sulla responsabilità professionale affida dunque un ruolo cruciale alle linee guida, oggi quelle prodotte dalle società scientifiche potenzialmente utilizzabili sono un numero esiguo e riguardano poche aree clinico-assistenziali. Inoltre, i risultati dello studio dimostrano che i criteri previsti dal comma 2 dell’art. 5 sono necessari per “accreditare” i produttori, ma non sufficienti a garantire la produzione di linee guida di buona qualità.
«Considerato che le linee guida si apprestano a diventare uno strumento di riferimento per valutare la responsabilità professionale – ha concluso Cartabellotta – è indifferibile un cambio di rotta sul processo di produzione. In particolare, serve una governance nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità per definire le priorità, evitare duplicazioni, favorire la produzione di linee guida multiprofessionali-multidisciplinari, standardizzare i criteri di qualità metodologica e definire le modalità di gestione dei conflitti di interesse. In ogni caso, è indispensabile preservare il ruolo principale delle linee guida, ovvero raccomandazioni a supporto delle decisioni cliniche, evitando un loro utilizzo rigido e strumentale esclusivamente a fini medico-legali».
La presentazione dello studio GIMBE è disponibile a: www.gimbe.org/studio-linee-guida