Virus sinciziale respiratorio (RSV): ecco come proteggiamo i nostri bambini

Virus sinciziale respiratorio (RSV): un nuovo vaccino sperimentale somministrato alle donne in gravidanza contro il virus respiratorio dei neonati

Complice la pandemia da Covid e le misure per combatterla, lo scorso anno il virus respiratorio sinciziale (RSV), che colpisce soprattutto i bambini da zero a due anni, non si era fatto vedere

Ma quest’anno è tornato a manifestarsi e lo ha fatto anticipando la stagione.

“Cominciamo col dire che si stratta di una patologia respiratoria che è sempre esistita, non è qualcosa di nuovo” – dice Costantino De Giacomo, Direttore del Dipartimento Materno Infantile di Niguarda.

“Ogni anno con l’arrivo della stagione invernale nel nostro reparto ricoveriamo diversi bambini, piccoli e piccolissimi, colpiti da questo virus, che in genere inizia a farsi sentire da dicembre”.

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Quest’anno invece i primi casi di RSV si sono riscontrati già a metà ottobre e i numeri sono aumentati piuttosto velocemente

I sintomi più comuni sono raffreddore e tosse, ma si possono verificare anche forme più aggressive che sfociano in una bronchiolite, con infiammazione e congestione a carico della parte finale dei bronchi, i cosiddetti bronchioli terminali.

Nella maggior parte dei casi la malattia si risolve spontaneamente nel giro di pochi giorni grazie a qualche attenzione in più da parte di mamma e papà.

Nelle situazioni più gravi, invece, è necessario un ricovero ospedaliero.

Sono più a rischio i prematuri e i bambini con malattie cardiache e polmonari.

Per difendersi le parole chiave sono profilassi e diagnosi differenziale.

Per intervenire ancora più precocemente contro il virus sinciziale è stata avviata quest’anno a Niguarda una sperimentazione multicentrica internazionale che coinvolge 22 Paesi nel mondo.

L’obiettivo di questo studio è verificare l’efficacia e la sicurezza di un nuovo vaccino somministrato alle donne in gravidanza tra la 24a e la 34a settimana di gestazione.

“Questo permetterà alla donna di produrre gli anticorpi che poi, nell’ultimo trimestre di gravidanza, tramite la placenta passano al bambino. In questo modo il bimbo sarà protetto direttamente dalla mamma vaccinata, che è quello che viene già fatto ad esempio con la pertosse” – conclude De Giacomo.

La reattogenicità del vaccino (ossia la comparsa di reazioni avverse) verrà valutata nelle donne fino a 6 mesi dopo il parto, mentre la sicurezza nel neonato fino a 12 mesi dopo la nascita.

Per approfondire:

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Fonte dell’articolo:

Ospedale Niguarda Milano

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