Vitamina D, che cos’è e quali funzioni svolge nel corpo umano

La vitamina D fa parte di un gruppo di molecole comunemente chiamate vitamine. Le vitamine sono micronutrienti che assumiamo attraverso il cibo o che il nostro corpo sintetizza autonomamente

Il loro compito è quello di accelerare delle specifiche reazioni biochimiche che sono fondamentali per le nostre cellule.

In tutto ce ne sono 13 e ognuna ha specifiche funzioni e caratteristiche.

In particolare, la vitamina D ha la caratteristica di sciogliersi nei solventi organici e nei grassi, si dice che è liposolubile, ed è essenziale per il corretto funzionamento del nostro organismo.

Con il nome di vitamina D identifichiamo 5 diversi tipi di molecole: vitamina D1, D2, D3, D4 e D5

Le due più importanti forme in cui possiamo trovare la vitamina D sono la vitamina D2 (ergocalciferolo) e la vitamina D3 (colecalciferolo).

L’ergocalciferolo viene assunto col cibo, mentre il colecalciferolo può essere sia assunto con il cibo, sia venire sintetizzato grazie all’azione dei raggi UV del sole.

La vitamina D si accumula nel fegato e viene rilasciata quando diventa necessario. Non c’è bisogno, quindi, di assumerla con regolarità[1].

In che modo assumiamo la vitamina D?

Il 10-20% del fabbisogno giornaliero di vitamina D proviene dall’alimentazione.

I cibi in cui se ne trova di più (oltre a quelli che ne sono arricchiti a livello industriale) sono i pesci grassi (come salmone, sgombro e aringa), il tuorlo d’uovo e il fegato.

Il resto della vitamina D si forma nella pelle a partire da un grasso simile al colesterolo (il 7-deidrocolesterolo) che viene trasformato in colecalciferolo per effetto dell’esposizione a una particolare componente dei raggi UV, i raggi UVB.

Questi raggi sono presenti maggiormente nel periodo che va da aprile a ottobre e agiscono sul primo strato della pelle (epidermide).

Nei mesi estivi la maggiore esposizione al sole porta a un surplus di vitamina D che viene immagazzinata per poi essere utilizzata durante il periodo invernale[1, 2].

Il colecalciferolo viene trasportato attraverso il flusso sanguigno dalla pelle fino al fegato.

Qui subisce la prima modifica in calcifediolo.

Quest’ultimo è trasportato nel rene dove viene nuovamente modificato in calcitriolo.

La vitamina D così modificata è “attiva” e può svolgere la sua funzione entrando nelle cellule[1, 2].

A cosa serve la vitamina D?

La vitamina D è protagonista di processi che permettono di mantenere in equilibrio i livelli di calcio nel nostro organismo.

Il calcio è il minerale più comune dell’organismo umano ed è  essenziale per lo sviluppo e per la salute delle ossa e dei denti.

Inoltre, le ossa sono sottoposte a un continuo processo di rimodellamento che prevede il rilascio e la deposizione di calcio nel tessuto osseo.

Solo l’1% di questo minerale partecipa ad altre funzioni:

  • la contrazione dei muscoli,
  • la trasmissione nervosa,
  • la secrezione di ormoni,
  • la vasodilatazione
  • la contrazione dei vasi sanguigni.

Le funzioni della vitamina D sono strettamente legate a questo minerale.

In caso di bassa concentrazione di calcio nel sangue, la vitamina D gioca un ruolo fondamentale nei processi di: riassorbimento di calcio a livello renale, assorbimento intestinale di calcio e demineralizzazione dell’osso.

Se il calcio dovesse scarseggiare questa vitamina può stimolare il rilascio del calcio dal rene (dove si accumula) e/o aumentare il suo assorbimento a livello intestinale durante la digestione.

Come ultima risorsa, è coinvolta nei processi di rilascio del calcio da parte dell’osso[2, 3].

Come agisce la vitamina D?

La vitamina D, come tutte le vitamine, permette lo svolgimento di precise reazioni biochimiche nella cellula.

In particolare, esso agisce come un ormone.

Gli ormoni sono molecole diverse tra di loro, ma tutte hanno la funzione di “trasmettere segnali” alle cellule legandosi a delle strutture presenti su di esse, chiamate recettori.

Ciascun ormone si lega a uno specifico recettore che può essere presente sulla superficie esterna della cellula oppure al suo interno.

La vitamina D “attivata” (calcitriolo) dalle varie modifiche strutturali subite, entra nella cellule bersaglio e si lega al proprio recettore (VDR).

Il legame del calcitriolo con il VDR è il “segnale” che la cellula riceve e, come risposta, crea specifiche proteine[4].

La vitamina D permette l’assorbimento di calcio dall’intestino

Una bassa concentrazione di calcio nel sangue viene interpretata come un segnale d’allarme  dalle ghiandole paratiroidi, ghiandole adese alla tiroide.

Così allertate, producono l’ormone ormone paratiroideo (PTH) che stimola il rene a produrre vitamina D attivata (calcitriolo).

Il calcitriolo viaggia dal rene fino alle cellule intestinali ed entra al loro interno determinando la produzione di alcune proteine, come TRPV6 e calbindina.

La prima è una proteina che fa da “tunnel” e permette al calcio di passare dall’intestino all’interno della cellula.

La seconda si trova nella cellula e porta il calcio fino ai vasi sanguinei. Con l’aiuto di queste proteine il calcio è assorbito in misura maggiore dall’intestino e finisce in circolo[4].

La vitamina D permette il rilascio del calcio dal rene

Un maggiore assorbimento del calcio dall’intestino potrebbe non bastare per ristabilire i livelli di calcio nel sangue.

Per questo motivo, oltre che nell’assorbimento intestinale, il calcitriolo ha un ruolo nella liberazione di calcio dai reni.

In che modo? Aumentando la produzione, da parte delle cellule renali, di alcune proteine (TRPV5, NCX1 e calbindina D28k).

La loro funzione è permettere il trasporto del calcio all’esterno del rene[4].

Il TRPV5, per esempio, aiuta a rilasciare il calcio nel circolo sanguineo in modo che questo non venga eliminato con le urine[5].

La vitamina D permette il riassorbimento osseo del calcio

La vitamina D serve anche a liberare il calcio immagazzinato nelle nostre ossa.

In che modo? Il calcitriolo, prodotto in gran quantità a causa dei bassi livelli di calcio nel sangue, agisce sulle cellule che “costruiscono” l’osso, gli osteoblasti, e da il via a una serie di risposte che portano ad attivare, invece, le cellule che l’osso lo “sgretolano”, gli osteoclasti.

Questo “sgretolamento”, detto riassorbimento osseo, rimodella la struttura ossea e, nel processo, rilascia del calcio.

Il calcio liberato dall’osso finisce nei vasi sanguigni aumentando i livelli di calcio nel sangue[2, 5, 6].

Vitamina D e il benessere delle ossa

Si potrebbe pensare che prelevando calcio dalle ossa queste si indeboliscano.

In realtà non è così: il calcio e la vitamina D contribuiscono a mantenere la salute delle ossa e a ridurre il rischio di osteoporosi e di fratture in età avanzata.

Le ossa, inoltre, contengono circa il 99% del calcio presente nell’organismo e la loro mineralizzazione dipende principalmente dalla concentrazione di calcio nel sangue.

La regolazione dei livelli di calcio è controllata principalmente dal PTH e dalla vitamina D.

Il PTH provoca l’attivazione della vitamina D a livello renale portando a un maggiore assorbimento di calcio nell’intestino e rilascio dal rene, alzando i livelli di calcio nel sangue.

Dalla letteratura arrivano numerose conferme sul fatto che bassi livelli di vitamina D rappresentano una condizione di rischio di perdita di massa ossea e fratture.

Possiamo concludere, quindi, che la vitamina D si occupa anche del benessere delle nostre ossa[2].

Referenze

1.“Vitamin D physiology” P. Lips, Progress in Biophysics and Molecular Biology, 2006.

  1. “Vitamina D: tutto ciò che avreste voluto sapere e che non avete mai osato chiedere”M.L. Brandi, R. Michieli, Disease Managment, SIMG, 2015.
  2. “The role of calcium in health and disease”M.L. Power, R.P. Heane, H.J. Kalkwarf, R.M. Pitkin, J.T. Repke, R.C. Tsang, J. Schulkin, 1999.
  3. “A model of calcium homeostasis in the rat” David Granjon,Olivier Bonny, Aurélie Edwards, 2016.

5.“Kidney and calcium homeostasis” Un Sil Jeon, M.D., Electrolyte; Blood Pressure, 2008.

6.“Vitamin D for skeletal and non-skeletal health: What we should know.” Nipith Charoenngam, Arash Shirvani, Michael F. Holick, Journal of Clinical Orthopaedics and Trauma, 2019.

Per approfondire:

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Fonte dell’articolo:

Biopills

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