Medici (e non solo), professionisti che emigrano: "L'Italia sta perdendo"
Quando fai un lavoro in cui salvi delle vite ma alla fine del mese per colpa delle tasse non sai se riuscirai a dare da mangiare ai tuoi figli, ti passano per la testa migliaia di idee. E di sicuro non è l’armonia e la tranquillità l’emozione che ti attanaglia il cuore quando compi il tuo dovere quotidiano. Di sicuro, non è facile restare sereni soprattutto quando il paziente sfoga su di te – rappresentante in quel momento del SSN – tutta la sua paura, rabbia o frustrazione.
Quando poi ti arriva una lettera dall’estero per chiederti di andare a lavorare via, lontano da un paese che ti tartassa, la voglia di continuare a operare in Italia si fa sempre più microscopica. Quello che stiamo per riportare è un esempio fra mille e non riguarda più – ormai – solo i medici. Anche gli infermieri e i professionisti della salute e dell’emergenza in Italia si trovano ad ascoltare le sempre più convincenti sirene delle strutture ospedaliere all’estero, spesso in aree nord europee o – addirittura – asiatiche ed oceaniche.
La storia di oggi la riprendiamo dalla trasmissione Ballarò. Ieri sera, durante il collegamento con Parma, il medico italiano Riccardo Vassallo. Lavora nel reparto di Emergenza-Urgenza dell’ospedale di Parma. Ha alle spalle una grande esperienza e non è certo un giovane alle prime armi che sogna una carriera da ER. Ha due bambine piccole, una che va all’asilo, l’altra che non può andarci. Perché nonostante uno stipendio normale, le tasse a Parma lo stanno massacrando e gli impediscono di arrivare a fine mese sicuro che i soldi basteranno per tutti: “Pago per una sola bimba una retta di 500 euro al mese. Non riesco a mandare l’altra perché faccio fatica ad arrivare a fine mese con il mio lavoro”. Aggiungiamo il mutuo per la casa, le tasse, i balzelli vari fra IMU e TASI e la “soglia di povertà relativa” è ampiamente superata. Quando un giorno, nella mail, arriva una proposta strana, forse pazza ma reale e ben tangibile. “Ho fatto una selezione in Inghilterra – spiega Vassallo – con un’intervista di lavoro in una videochiamata”. A questa intervista è seguito un colloquio direttamente in Inghilterra, spese di viaggio e di alloggio pagate direttamente dalla struttura ospedaliera. Tour nella struttura per vedere dove il professionista italiano avrebbe lavorato. ” E poi, tornato a casa, nella mail ho trovato una copia del contratto da firmare. La retribuzione sarebbe circa il triplo di quando guadagno qui – spiega Vassallo – in più, si incaricherebbero loro di dare un lavoro a mia moglie e un insegnante di sostegno per l’inserimento delle mie figlie nella scuola inglese. E per sei mesi: auto aziendale e affitto a loro carico. Ci sto pensando – conclude Vassallo – e se continua così prenderemo in considerazione questa possibilità. Ma questo dimostra quello che l’Italia sta perdendo”.