Priorità di intervento e ansia: Qualcosa da ricordare

Una giornata di piena estate.

Mentre rientravo in sede con l’auto infermieristica, da un servizio poco impegnativo accorso poco prima, iniziò a squillare e lampeggiare il laser che preannunciava l’invio del nostro mezzo su un altro evento. Accettato il servizio in codice giallo, cliccando sullo stato 1, notavo che dovevamo dirigerci su un evento medico-acuto poco distante dal punto in cui ci trovavamo.

Di li’ a poco sarebbe arrivata la telefonata dalla centrale per la comunicazione di rito, per informarci sul tipo di evento in cui ci saremmo imbattuti.

Arrivati davanti ad una palazzina bifamiliare, ci venne incontro una ragazza che, disperata, sollecitava a gran voce il nostro intervento, poiché diceva di esserci una bambina in cattive condizioni di salute.

Appena sentita la parola “bambina” rabbrividì pensando all’età della piccola.

Con il monitor multifunzionale a tracolla, mi diressi verso le scale dell’abitazione iniziando a sudare copiosamente forse e non solo per il gran caldo di fine luglio, sperando che la vittima non avesse nulla di serio.

Senza un pericolo apparente, entrati in casa, accanto alla mamma, adagiata sul letto matrimoniale, c’era una bambina di sette anni.

A colpo d’occhio notai che aveva gli occhi aperti ma non si muoveva.

Fortunatamente, dopo una rapida valutazione, la bambina, anche se rallentata, risultava cosciente e conservava un respiro spontaneo.

Mentre i volontari del BLS, arrivati sul posto, si accingevano a controllare i parametri vitali, che risultarono PA 90/40 fc 110 r, sat. 99% in aria ambiente, apiretica, la mamma, molto preoccupata, ci raccontava che la mattina aveva trovato la bambina in quelle condizioni dopo averla svegliata, in seguito ad una notte tranquilla.

Cercando di mantenere la calma, anche se la polo nascosta dal giubbino di servizio era ormai inzuppata di sudore, credo, più per l’ansia che per il caldo, guardando quel corpicino indifeso, cercavo di concentrarmi su quali potessero essere le priorità di intervento iniziando la valutazione.

Dal punto di vista respiratorio, la piccola mostrava una lieve tachipnea con respiro superficiale ma oltre ad una lieve tachicardia, non presentava significativi problemi di circolo.

Anche l’ecg e il riempimento capillare con un refill sotto i due secondi risultavano nella norma.

Quello che mi preoccupava in modo particolare, era lo stato di coscienza che risultava alterato, con un glasgow coma scale di 11 e una scarsa reattività.

Nella valutazione testa piedi, non rilevavo nessun segno che potesse indicare qualcosa di patologico.

In anamnesi poi , oltre che allo studio per una sospetta celiachia, non mi venne riferita nessun altro tipo di patologia; la bambina non assumeva farmaci e non era allergica, ultimo pasto assunto la sera precedente.

Anche se la mia soglia di stress si era ridotta per le condizioni stabili della bambina, che in quel momento non sembrava in pericolo di vita, consapevole del fatto che da un momento all’altro tutto poteva cambiare e degenerare, continuavo a pensare a quale potesse essere la causa del malessere .

Ma fu allora che nella mia testa iniziavano ad aprirsi i cassettini dei ricordi.

Nel tentativo di poter trovare il bandolo della matassa, iniziai a confrontare lo stato della piccola con altri casi simili già osservati in passato.

I sintomi erano analoghi ad uno stato post critico da crisi convulsiva o all’esordio di qualche patologia cerebrale, ma potevano essere dovuti anche ad un colpo di calore, visto che il giorno precedente la bambina aveva passato la giornata in piscina.

Più trascorrevano i minuti, più mi rendevo conto di non venirne a capo.

Avevo pero’ tutte le informazioni e prima di telefonare in centrale, decisi di rivalutare mentalmente L’ABCDE per un’ultima volta, più che altro per descrivere correttamente le condizioni cliniche al medico, senza fare una pessima figura.

Iniziando con A airways, proseguendo con B breathing, successivamente con C circulation, fino ad arrivare alla D disability, niente, non c’era nessun cambiamento rispetto alla valutazione precedente. Essendo la vittima già svestita continuai la rivalutazione della E exposure e, mentre controllavo i distretti corporei come previsto in questa fase, mi si accese una lampadina.

Ricordai di non aver controllato un elemento fondamentale e che se alterato può fare insorgere alterazioni dello stato di coscienza.

Avevo dimenticato la glicemia.

In quel momento mi resi conto di essere stato depistato dall’anamnesi negativa e sicuramente anche dall’ansia e quando mi accorsi che il glucometro segnava 37, pensai che avrei potuto commettere, per una disattenzione, un errore che avrebbe potuto portare a conseguenze disastrose.

Adesso si che avevo in possesso tutte le informazioni da riferire al medico di centrale.

Ricevuta l’autorizzazione, iniziai a somministrare per via endovenosa il glucosio di cui la bambina aveva bisogno.

L’emozione fu grande nel vedere la bambina uscire dal letargo e la mamma ringraziare tutti mentre piangendo abbracciava la sua piccola , la sua bambina, quella di sempre ……

Lorenzo Accettura Infermiere 118 Lodi

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