Epilessia

Cos’è

L’epilessia è una malattia più diffusa rispetto a quanto si possa pensare e colpisce indistintamente uomini e donne di tutte le età. Quando è causata da fattori genetici, si manifesta già in tenera età o comunque non più tardi del periodo adolescenziale; in altri casi, invece, si manifesta di solito oltre i 40 anni. Non esiste, al momento, una vera e propria curadell’epilessia ma i malati possono condurre in tranquillità tutta la loro vita grazie alla terapia farmacologica oggi in grado di ridurre quasi a zero le crisi epilettiche.

Cause

Non è facile individuare la causa di più attacchi epilettici ripetuti nel tempo, soprattutto quando questi riguardano bambini e adolescenti. I fattori genetici e metabolici, come già accennato, sono i principali responsabili della patologia nei pazienti più giovani. L’epilessia che colpisce gli adulti, invece, può essere causata da altre malattie e per questo è spesso definita “epilessia secondaria”: in particolare le cause di questa seconda categoria sono di solito tumori, forti traumi cerebrali, malformazioni vascolari o malattie a carattere infiammatorio (ad esempio meningite, encefalite o sclerosi multipla).

Tipologie

A seconda del tipo di crisi che colpisce il paziente epilettico possiamo distinguere almeno quattro diverse forme di epilessia:

  • Crisi di tipo tonico-clonico: è conosciuta anche come “grande male” ed è contraddistinta da avvisaglie ben precise che comprendono mal di testa e ansia, seguite da perdita di coscienza. A questo punto si ha quella che è considerata la crisi epilettica vera e propria: i muscoli iniziano a contrarsi in una prima fase, definita “tonica”, per poi rilassarsi in fase “clonica”. Queste due fasi si ripetono in successione fino a un massimo di un minuto. Al risveglio il paziente si sente spossato e dolorante. Il pericolo maggiore, in questo caso, è dato dalla possibilità che si subiscano traumi cranici, fratture o ferite.
  • Crisi di assenza: è nota come “piccolo male” e colpisce soprattutto i più piccoli. A differenza di una crisi da grande male, questo secondo tipo ha una durata decisamente inferiore e non dura più di 8-10 secondi. Il nome deriva dal fatto che il paziente colpito appare assente, incapace di rispondere a qualsiasi stimolo.
  • Crisi atoniche o miocloniche: anche queste crisi durano pochi secondi e possono verificarsi anche senza una perdita di coscienza.
  • Crisi parziali: in questa categoria è necessario distinguere tra forme semplici e forme complesse.

1) Crisi parziali semplici: il paziente non perde coscienza e, al termine della crisi, ricorda perfettamente ciò che gli è accaduto. Esistono tante forme di questo tipo di crisi a seconda della parte di cervello colpita dall’eccessiva scarica di neuroni.
2) Crisi parziali complesse: anche in questo caso le forme con le quali l’attacco epilettico si manifesta dipendono dall’area cerebrale colpita. Una differenza rispetto alle crisi semplici è data dalla perdita temporanea della memoria.

Sintomi

Il sintomo più comune è evidentemente la convulsione, anche se, occorre ribadirlo, è considerato malato epilettico solo chi subisce, nel tempo, diverse crisi e non solo una. Come descritto sopra, le crisi possono manifestarsi in modo lieve (ad esempio con piccoli scatti muscolari delle labbra) o in modo più grave (fino alla perdita di conoscenza).

Cura

La terapia farmacologica appare a oggi la più adatta non tanto a curare l’epilessia, quanto a consentire ai malati epilettici di condurre una vita pressoché normale. Questi medicinali sono in grado di stabilizzare le proprietà elettriche del cervello azzerando o quasi le possibilità di crisi. Questi farmaci rappresentano una conquista straordinaria: prima della loro invenzione, infatti, era impossibile, per un paziente epilettico, condurre la vita come tutti gli altri. Le crisi, infatti, potevano manifestarsi da un momento all’altro senza neppure lasciare al malato il tempo per sdraiarsi al fine di evitare qualsiasi trauma da caduta.

Fonti

www.fioriblu.it

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