Infibulazione

Definizione

L’Infibulazione consiste in una mutilazione genitale femminile. L’infibulazione è di fatto il taglio del clitoride, delle piccole labbra e della porzione superiore delle grandi labbra. La porzione inferiore delle grandi labbra viene poi suturata in modo da ricoprire l’orifizio vaginale. Nella maggior parte dei casi viene effettuata sulle bambine dai 2 agli 8 anni.

Origini

L’Infibulazione viene praticata in società a carattere fortemente patriarcale, dove la donna viene considerata un essere inferiore, con una sessualità da reprimere, da condannare e da punire: al di là di motivazioni prettamente religiose (l’infibulazione è infatti praticata in società di religione islamica, cattolica, ebraica, politeista e allo stesso tempo condannata in ognuna di esse), la sessualità femminile per in queste situazioni tipiche è vista come un istinto impuro, che deve essere controllato e gestito al prezzo della sottomissione della donna in quanto essere inferiore alla stregua dell’uomo. L’Infibulazione garantisce la verginità della donna, ne riduce il desiderio sessuale e infine impedisce la masturbazione.

Un’orrenda tradizione

Secondo l’origine propria della mutilazione la donna contribuisce a salvaguardare l’onore della famiglia e ne preserva l’integrità. In molti casi è proprio questo concetto aberrante che viene recepito all’interno di ambienti fortemente patriarcali come una componente così essenziale della propria vita da far dimenticare il carattere di sevizia propria dell’infibulazione, come violazione fondamentale dei diritti umani. L’azione e la perpetrazione della sevizia è camuffata nella discriminante fra onore e disonore, dimenticando così la sofferenza, la privazione della propria naturale sessualità e la naturale condizione di subordinazione che la donna accuserà per tutta la vita. Una vita che viene fondamentalmente schiacciata dalla paura di essere emarginata in una società che la concepisce solo come oggetto, strumento che deve scontare una pena atroce come tutte le altre donne. Addirittura nella tradizione, le mutilazioni genitali femminili non sono considerate un atto di violenza sul minore, ma un segno di attenzione e cura della famiglia verso la bimba: la donna non che non viene escissa è stata una bambina di cui nessuno si è preso cura. Una donna non infibulata, anche se vergine, difficilmente può trovare marito secondo questa triste concezione arcaica.

Conseguenze

Le conseguenze dell’infibulazione si prolungano lungo tutta la vita di una donna: il rischio di morte a causa di un’infezione prodottasi durante l’intervento è molto alto, oltremodo vi è la possibilità che l’operazione danneggi anche altri organi; in alcuni villaggi peraltro l’Infibulazione viene eseguita dalle levatrici che al contempo sono inesperte di pratiche chirurgiche. Inoltre vi è spesso una probabilità di complicazione durante il parto causata dall’Infibulazione che in taluni casi può portare alla morte della madre e del figlio, senza contare le dolorose conseguenze psicologiche che una donna si porta dentro per tutta la vita. Nonostante tutto questo alcune donne continuano ad essere infibulate e in certi casi a voler essere infibulate anche lontane dal paese d’origine, a voler essere dunque infibulate dopo il parto e a far infibulare illegalmente le figlie nei paesi in cui sono emigrate. L’Infibulazione è una pratica che mette la donna in una posizione di ingiusta ineguaglianza e debolezza nei confronti della società d’origine, facendole perdere la propria individualità e i propri diritti fondamentali. In cambio viene accettata dal gruppo, riconosciuta, degna di farne parte, al prezzo di altre innumerevoli rinunce e sofferenze.

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