Vigili del Fuoco e Ingiustizia. Il terribile caso dei 7 pompieri di Salerno, ignorati dalla politica

Vigili del Fuoco per 7 anni. Eroi in azione a Salerno ma anche a l’Aquila, in Emilia, a Genova, in Manduria, in ogni luogo ove c’era necessità di Vigili del Fuoco formati e competenti. E ora licenziati per un cavillo. Ecco una pessima storia italiana

Nel 2007 questi Vigili del Fuoco parteciparono a un concorso di stabilizzazione per precari. I titoli li avevano, ma gli venne contestato un requisito, sulla base di una norma interpretativa. Ovviamente i Vigili del Fuoco fanno ricorso, e grazie ad una cautelare vengono ammessi alla prova, che superano brillantemente. L’amministrazione pubblica però quasi si “dimentica” della contestazione. Invia le lettere di assunzione ai Vigili del Fuoco e gli intima di presentarsi a Roma per il corso di formazione. In pratica il sogno di una vita si avvera: Vigili del Fuoco a vita.  A quel punto i Vigili del Fuoco partono, partecipano al corso, diventano effettivi a tempo indeterminato. E non solo: negli ultimi 6 anni di lavoro, i Vigili del Fuoco si specializzano e si migliorano ancora di più, come tutti i Vigili del Fuoco d’Italia che amano il proprio lavoro. Daltronde, hanno giurato di servire lo Stato Italiano davanti alla bandiera, per proteggere tutti i cittadini in caso di incendio, catastrofe naturale o necessità.

Ma quel cavillo burocratico, quella causa sulla regola interpretativa non era stato sepolto. Era ancora lì, e ha fatto scattare – dopo 7 anni di lavoro indefesso a favore degli altri – il licenziamento in tronco. Un licenziamento che ha il sapore terribile della beffa, dello scherno. Che lascia in 7 famiglie abbandonate a se stesse un senso di profondo dolore e sconforto. Nonostante gli impegni e la dimostrazione – confermata sul campo – del valore di questi Vigili del Fuoco, è una norma interpretativa che gli toglie tutto, soprattutto l’orgoglio di mostrare la propria divisa, conquistata per meriti e per impegno.

Nessun politico ha mai messo mano alla questione. Nessun ministro si è mai interessato di queste 7 famiglie. Così – questi eroi disperati e senza più nulla – hanno dovuto rivolgersi alla rete, ai social media. Per far sapere a tutti cosa è capitato a loro. E come il mondo della “politica” ha risposto. Mutismo  e indifferenza che devono terminare il prima possibile, per ridare dignità a chi ha servito e amato il nostro Paese e che vuole ancora dare il proprio contributo per salvare vite.

 

LEGGI LA LETTERA DEI VIGILI DEL FUOCO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Siamo sette. Sette quarantenni, sette famiglie, sette stipendi che rischiano di svanire. A volte ci chiamano «angeli», ma ora siamo alle porte dell’inferno, vittime di un lungo calvario che sembra non trovare mai fine a causa di cavilli burocratici. Parlo per me e per i miei colleghi: nel 2007 partecipammo alla stabilizzazione per i precari vigili del fuoco nel Corpo Nazionale Vigili del Fuoco. I requisiti richiesti erano fissati nero su bianco: 3 anni di iscrizione negli elenchi dei vigili del fuoco nel quinquennio antecedente all’uscita del bando, e 120 giorni di servizio effettuati. Ovviamente eravamo tutti in possesso di quei requisiti, ben evidenziati sul bando di concorso. Avevamo oltre 10 anni d’iscrizione a quelle liste, oltre 500 giorni di servizio e in più tutti svolgemmo il servizio di leva nel corpo. Tra l’altro il richiamo dei precari nei comandi d’Italia non era regolamentato. Dopo l’uscita del bando e la presentazione delle domande, lo stesso fu improvvisamente modificato:i 120 giorni dovevano essere compresi tra il 2002 e il 2007 per potere essere integrati nella pianta organica. Certo non un dettaglio: molti di noi si trovarono fuori, inermi, il nostro sogno era finito. L’unica strada era quella del ricorso e tra una sentenza e un altra partecipammo al concorso piazzandoci in posizione utile per essere chiamati ad eseguire il corso di formazione per vigili del fuoco permanente della durata di 6 mesi, che comportava il superamente di esami per l’inserimento in ruolo con contratto a tempo indeterminato. Ma qui la sorpresa: sulla lettera d’assunzione c’era la parola riserva,ed è proprio questa parola a condannarci, tra l’altro la nostra mancata presentazione al corso ci escludeva automaticamente. Comunque nel frattempo l’amministrazione ci fa adempiere a tutte le regole sia legali che operative: non potevamo avere altro rapporto di lavoro, ci licenziammo tutti , prestato solenne giuramento, dopo 5 anni passati lontani da casa, dalle nostre famiglie, siamo stati impegnati in divestre catastrofi che hanno segnato il nostro paese,terremoti,alluvioni,e per non dimenticare Sarno dove vestivamo ancora i gradi da militare,oltre all’ordinario servizio:incendi, allagamenti, incidenti stradali. Oggi con una sentenza del Tar Salerno ci troviamo licenziati. Cosa faremo, cosa diremo hai nostri figli orgogliosi del lavoro del papà, di quel diritto che ci siamo guadagnati con sacrificio a rischio della nostra vita fornendo soccorso per il bene della collettività. E’ vero, abbiamo ancora uno spiraglio legale, ma e’ una spada di damocle che ormai non sosteniamo piu. Noi rivendichiamo solo i nostri diritti e la pretesa di continuare ad indossare quella divisa che abbiamo imparato a rispettare e ad amare svolgendo il npstro lavoro con passione e professionalitaà. Siamo stanchi, le nostre famiglie provate, i nostri cari, gli amici e i colleghi delusi da una burocrazia contorta. Siamo tutti alla soglia dei 40 anni con mogli ,figli,mutui…dove andremo a finire? Grazie a nome mio, dei miei colleghi e delle nostre famiglie.
* vigile del fuoco

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