Come opera il 118 sul territorio? L'intervista a Marco Orioli e Stefano Balboni del 118 di Ferrara

Il 118 ed il suo rapporto con il territorio, uno dei temi cardine, nel dialogo con il cittadino: è questo il focus di una bella intervista a Marco Orioli, Responsabile infermieristico 118, e Stefano Balboni, Tecnico Operatore Autista 118 dell’Ausl di Ferrara

Il 118 sul territorio, l’intervista di Radio Dolce Vita

“Cosa succede quando arriva una chiamata e lasciate le vostre postazioni?”, chiede l’intervistatore in apertura di trasmissione.

“Il raggiungimento del luogo dell’evento – esordisce Marco Orioli – deve rispettare quello che è il criterio dei codici colore che è stato assegnato dalla centrale operativa. Quindi l’uso o meno dei segnalatori è condizionato dal codice colore.

In questo l’autista ha un grande ruolo, perché può decidere se suonare oppure no su alcuni codici, sulla base di fattori come le condizioni del traffico.

Il percorso viene scelto dall’autista del mezzo di soccorso, sulla base di criteri di velocità di raggiungimento del target.

Arrivati sul posto, il lavoro in emergenza è un lavoro di équipe, nel senso che tutte le figure coinvolte nel soccorso contribuiscono al soccorso stesso.

Quindi anche l’autista interviene sul paziente, svolgendo quella serie di manovre e di attività che sono codificate dai corsi che facciamo”.

“Quindi sfatiamo la leggenda metropolitana per cui gli autisti di ambulanze guidano l’ambulanza e non fanno altro”, afferma l’intervistatore

“Nel corso degli anni – risponde Stefano Balboni, autista soccorritore – la figura è stata professionalizzata, anche se questo non è stato riconosciuto, ma vi sono dei percorsi tecnico-sanitari svolti di concerto con la Regione che permettono all’autista di agire direttamente sul paziente.

Dopo la responsabilità citata dal mio coordinatore, nel raggiungimento del target, cui si è cercato di andare con celerità (io uso questa parola, che non è la velocità), di comune accordo si decide quali presidi utilizzare sul paziente.

Ma l’autista soccorritore è anche colui che mette in sicurezza tutta la scena anche con il semplice parcheggio dell’ambulanza stessa: tutti noi dobbiamo cooperare in maniera sicura nei confronti del paziente, e anche di tutti i cittadini che si trovano a transitare in quel luogo”.

“Cosa si intende quando si dice che il paziente viene stabilizzato?”

“La stabilizzazione del paziente – risponde Marco Orioli – è un concetto importante: spesso il cittadino non comprende perché l’ambulanza si fermi molti minuti davanti all’abitazione del paziente, e non parta subito verso l’ospedale.

Oggi la tecnologia, la formazione, la professionalizzazione degli operatori ha fatto sì che con le ambulanze, ed è così da parecchi anni invero, è un po’ come se l’ospedale andasse a casa del paziente.

Quindi tutte le manovre più importanti, quelle salva-vita, vengono messe in atto immediatamente.

Le manovre di stabilizzazione, le più importanti, vengono eseguite all’istante sul posto.

Il trasporto in ospedale diventa quindi una fase successiva”.

“Praticamente voi oggi anticipate tutte le manovre che un tempo venivano eseguite solo all’arrivo del paziente in ospedale, quindi di conseguenza si perdeva più tempo in passato, rispetto ad oggi”, riassume lo speaker radiofonico

“E’ cambiato il modo di lavorare – risponde Stefano Balboni -, per agire il prima possibile sul paziente: si pensi ad esempio alla defibrillazione, che da una ventina di anni è legittimata anche a personale tecnico autista, e proprio qui a Ferrara abbiamo avuto uno dei primi casi di salvataggio di un ragazzo in una scuola con l’utilizzo di defibrillatori da parte di un autista.

Quando si arriva sul posto, l’autista soccorritore e l’infermiere si sono già accordati sulle operazioni da fare: se una persona è in arresto cardiaco, per esempio, il primo ad eseguire il massaggio cardiaco è l’autista, perché l’infermiere deve agire su una serie di farmaci necessari alla salvaguardia della vita del paziente stesso”.

Trasporto del paziente, ecco perché è fondamentale attivare il 118

“Anni fa c’era anche l’abitudine di prendere l’auto e portare la persona al Pronto soccorso: forse è meglio non usare più questo metodo”.

“Assolutamente – risponde il coordinatore infermieristico 118 Marco Orioli -, in tutti i casi di problemi di salute è fondamentale chiamare il 118, perché come dicevo prima un’ambulanza è un po’ come portare l’ospedale a casa del paziente.

Per cui in primis i tempi di percorso sono sicuramente più brevi di quelli del privato cittadino che porta in macchina il paziente.

In secondo luogo, ancora più importante, è che poi l’ambulanza decide dove ospedalizzare quel paziente: non tutti gli ospedali sono uguali, non tutti i Pronto soccorsi sono uguali.

Il nostro principio è di portare il giusto paziente nel giusto ospedale: noi abbiamo dei criteri di centralizzazione, che riguardano ad esempio il paziente traumatizzato, o il paziente con infarto, o con una STEMI, o con un ictus.

Sono tutti pazienti che devono essere centralizzati, e questo accorcia notevolmente i tempi.

Quindi il consiglio è: se avete un’emergenza o un problema di salute, chiamate il 118: l’ambulanza arriva sul posto, fa le valutazioni, stabilizza, ed il sanitario sulla base delle condizioni del paziente e della patologia, decide l’ospedale cui recarsi”.

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“Come comportarsi quando si sente la sirena dell’ambulanza 118 all’interno del traffico, o quando l’ambulanza è ferma in mezzo alla strada con gli operatori che stanno intervenendo?”

“Quando si sente il suono di una sirena – risponde Stefano Balboni – è necessario, come prescritto dal Codice della Strada, accostare. Soprattutto, quando possibile, rendersi conto da dove proviene il mezzo di soccorso e non essere di intralcio.

La cultura ha portato, purtroppo, ha sottovalutare spesso questo aspetto, e si generano degli impedimenti abbastanza importanti.

Poi ci sono i casi dei veicoli in sosta operativa, cioè il veicolo di soccorso viene lasciato in alcuni punti della sede stradale perché deve fungere da protezione al personale stesso: la distrazione porta a incidenti stradali e ad un problema di non sicurezza degli operatori che stanno soccorrendo una persona ferita a terra.

Quindi l’ambulanza in quel caso serve da protezione.

L’ambulanza viene posizionata secondo quanto stabilito da protocolli che negli anni sono stati perfezionati dai vari 118.

“Nei casi di ictus, il vostro intervento come si sviluppa?”

“Nei casi di ictus – risponde Marco Orioli -, il 29 ottobre ne è stata la Giornata Mondiale, ma anche nei casi di infarto, il fattore tempo è fondamentale.

Quindi è importante che il cittadino chiami il 118 perché è l’unico modo per attivare in maniera rapida tutto il percorso di soccorso.

In caso di infarto abbiamo un percorso privilegiato nel reparto di emodinamica, bypassando il Pronto soccorso.

Nel caso di ictus avviene l’attivazione sul territorio della Stroke Unit, e quindi tutti gli operatori che compongono questo percorso sono stati attivati, e quindi non appena il paziente giunge in Pronto soccorso viene immediatamente preso in carico e parte l’aspetto diagnostico e terapeutico”.

Il 118 sul territorio, l’intervista di Radio Dolce Vita:

Per approfondire:

Catania, auto investe ambulanza: feriti nella notte medico ed infermiera del 118

Scontro tra ambulanza e tir, la nota dell’Asl e la solidarietà all’associazione e al volontario ferito

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Fonte dell’articolo:

Radio Dolce Vita

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