Italia, l’appello dei pediatri: “Troppo pochi i posti letto in terapia intensiva e neuropsichiatria”

Pediatri lanciano l’allarme per i posti letto in terapia intensiva e neuropsichiatria. Zanobini, presidente Aopi, al 77° Congresso Sip: “Gli investimenti futuri vadano anche su questi temi”

“In Italia ci sono 23 terapie intensive pediatriche e i posti letto sono all’incirca tre per un milione di abitanti, cifra al di sotto della media europea che è pari a otto.

Nello specifico si va dai due posti letto per milione di abitanti della Puglia ai dieci posti letto per milione di abitanti della Liguria.

Alcuni bambini vengono ancora ricoverati nelle terapie intensive degli adulti e dunque questo è uno dei temi che dovremo affrontare in futuro”.

A sottolinearlo è Alberto Zanobini, direttore generale dell’ospedale Meyer e presidente dell’Associazione degli ospedali pediatrici italiani (Aopi), intervendo al 77° Congresso italiano di pediatria in corso a Sorrento.

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“La mancanza di posti letto non riguarda solo le terapie intensive – ha continuato Zanobini – ma anche la neuropsichiatria infantile.

Solo un bambino su cinque riesce a essere ricoverato nel proprio reparto, gli altri finiscono in reparti impropri o in quelli di psichiatria per l’adulto”. Non solo.

“Al tema del disagio psichico si lega anche la mancanza di strutture semiresidenziali per le dimissioni“, evidenzia il presidente Aopi.

“Abbiamo un’organizzazione pensata per fronteggiare le patologie acute – continua Zanobini – e meno preparata ad affrontare quelle croniche.

La nuova sfida è, invece, quella di affrontare la complessità clinica che necessita un approccio multidisciplinare“.

Per il presidente Aopi “manca una visione d’insieme delle politiche per l’infanzia e l’adolescenza.

Bisognerebbe pensare non a quanto costano gli investimenti oggi, ma ai riflessi che portano nel lungo periodo perché un investimento che oggi ci sembra costoso è un recupero di risorse nel medio e lungo periodo”.

Un problema di visione che, secondo i pediatri ospedalieri, viene fuori soprattutto quando si parla di bambini con patologie croniche complesse

“Questi bambini hanno un numero di accessi ai servizi di emergenza doppio rispetto a quelli che non hanno questo tipo di problematiche – precisa Zanobini – e questo ci pone di fronte a un problema di buon uso delle risorse.

Dobbiamo avere uno sguardo d’insieme per rispondere alle nuove sfide con nuovi modelli”.

E poi “serve un lavoro di rete sul territorio – evidenzia il presidente Aopi – perché non può essere solo l’ospedale il grande centro lasciato solo ad affrontare il tema dei bambini che pongono grossi problemi”.

“In un momento storico in cui si parla di fiumi di soldi europei, su questi temi per adesso c’è poco – conclude Zanobini – quello che, invece, chiediamo come ospedali pediatrici è un investimento e un pensiero in più sui giovani di oggi“.

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Agenzia Dire

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