Polizia Locale e Forze dell'Ordine: Linee guida di primo soccorso nel controllo del territorio

Valorizzazione e razionalizzazione delle informazioni trasmissibili sul luogo di un evento critico da parte dei primi operatori di Polizia giunti in luogo

 

Il concetto basilare di sicurezza è insito nell’accezione stessa della parola, derivante dal latino “sine cura”  senza preoccupazione, che nel mondo ideale sarebbe raggiungibile utopisticamente con una realtà priva di pericoli. Nella vita reale difficilmente un simile concetto risulterebbe traducibile, ma attenersi alle basilari norme di carattere preventivo sicuramente aiuterebbe a far si che eventi dannosi o di carattere incidentale si presentino con una probabilità nettamente inferiore a quella attuale.

Coloro i quali sono impegnati nell’opera di prevenzione, nell’opera repressiva e nell’opera di soccorso successiva al concretizzarsi di tali eventi assumono un ruolo fondamentale nella Catena della Sicurezza. Uno degli aspetti preponderanti della sicurezza è la cura della persona, l’attenzione verso la stessa in ogni sua forma.

La speranza dovrebbe essere quella di creare un legame tra  sicurezza di prevenzione e  sicurezza di soccorso. Generalmente laddove non è arrivata la sicurezza preventiva entra in gioco la sicurezza di soccorso e successivamente la sicurezza di repressione e, come anelli di una catena, vivono costantemente legati. Purtroppo tra le componenti di questa catena spesso si celano difetti di comunicazione che limitano di fatto la crescita del Sistema Sicurezza.

L’auspicio è quello di condividere determinate problematiche con lo scopo di rendere evidenti alcune criticità rimaste spesso inesplorate da parte dell’uno o dell’altro operatore.

Auspicabile sarebbe avvicinare ed empatizzare le risorse appartenenti a diverse tipologie di enti affinchè la Catena del Sistema Sicurezza e Soccorso possa diventare ancor più salda e resistente in un’ottica di costante evoluzione e crescita.

La quotidianità di un operatore di Polizia lo colloca spesso in situazioni di elevata criticità, al cospetto di persone che necessitano nell’immediatezza di soccorso sanitario, tali casistiche vengono comunemente riscontrate negli scenari di interventi violenti o di infortunistica stradale.

Durante tali servizi gli aspetti procedurali inerenti la mera attività di Polizia confliggono con la necessità di assicurare assistenza ai soggetti infortunati, in tali situazioni le priorità dell’operatore non sono codificate, pertanto, fino ad  oggi, gli approcci non sono risultati consoni e conformi. In alcune casistiche similari si concretizzano spesso atteggiamenti diametralmente opposti che trovano genesi nelle percezioni soggettive degli agenti, nello stato d’animo degli stessi e nell’auspicata, ma non scontata,  nozionistica nell’ambito del primo soccorso.

Ogni agente di Polizia chiamato ad intervenire nell’immediatezza di un reato che abbia cagionato lesioni a persone, ha l’obbligo ed il dovere di agire nella peculiare specificità delle qualifiche di Agente di Polizia Giudiziaria ( art. 55 c.p.p.  La polizia giudiziaria deve, anche di propria iniziativa, prendere notizia dei reati, impedire che vengano portati a conseguenze ulteriori, ricercarne gli autori, compiere gli atti necessari per assicurare le fonti di prova e raccogliere quant’altro possa servire per l’applicazione della legge penale), pertanto la ricerca dell’autore di un reato, l’acquisizione di ogni fonte di prova e il reperimento di riscontri testimoniali, portano l’agente ad allontanarsi dalla persona che ha necessità di soccorso, abbattendo notevolmente la percentuale di prognosi favorevoli per le vittime di tali eventi.

A livello di soccorso sanitario vi è tutt’oggi una marcata discrepanza tra i tempi stimati di intervento nelle aree metropolitane ed in quelle extracittadine o rurali; mentre nelle grandi cittá il soccorso sanitario  risulta capillarmente più strutturato, nei comuni dell’hinterland e nelle aree rurali i tempi stimati per l’arrivo di un mezzo di soccorso sanitario risultano essere di granlunga meno competitivi rispetto alle aree metropolitane, ancor di meno per l’arrivo di mezzi di soccorso avanzato , le cosiddette automediche o equipe medico infermieristiche.

Nelle realtà non metropolitane è più probabile che il primo equipaggio a giungere sul luogo di un evento critico sia un’aliquota di Polizia, gli operatori della quale potrebbero trovarsi in presenza di più feriti con gradi di gravità diversa; alla luce di ciò, preziosissimo e determinante potrebbe risultare  l’approccio di tali aliquote, soprattutto relativamente all’attivazione delle giuste risorse ed alle eventuali manovre basilari salvavita.

La regola primaria di ogni azione di soccorso è la messa in sicurezza dell’area, quindi la priorità dell’operatore di Polizia sarà quella di rendere la zona del soccorso sicura, ciò purtroppo, in relazione allo stato d’animo ed all’esperienza dei soggetti coinvolti nell’intervento, riveste spesso carattere di improvvisazione con manovre od atteggiamenti ritenuti congrui, ma che in realtà si possono rivelare lesivi o controproducenti. Rendere chiare e codificate le regole basilari di messa in sicurezza abbatterebbe di gran lunga i rischi di eventuali criticità di secondo livello, cioè quegli eventi che possono seguire all’evento primario non necessariamente ad esso correlati.

Numerosi sono gli aspetti inerenti la messa in sicurezza di un’area critica, soprattutto in relazione alla tipologia dell’evento, al tipo di risorse da impiegare, ai rischi evolutivi ed al numero delle persone ferite o decedute.

Sulla scena di una maxiemergenza caratterizzata dalla presenza di numerosi feriti, in ambito di soccorso sanitario, la figura di riferimento in area critica sarà il responsabile del Triage, il cui compito sarà quello di valutare la priorità di trattamento in base alla gravità delle condizioni dei feriti, tale compito è prerogativa del personale medico ed infermieristico specializzato; spesso prima dell’arrivo in luogo del personale specializzato le pattuglie di Polizia  si trovano a gestire tali situazioni senza una benchè minima idea di quali informazioni trasmettere agli organi preposti, nello specifico Centrali Operative del Soccorso Sanitario.

In tali eventualità risulterebbe forse più utile un bagaglio di conoscenza mirato a riferire,con la massima chiarezza e semplicità possibile, le condizioni ed il numero dei feriti, quanto piuttosto le nozioni di primo soccorso, comunque auspicabili nel background di un operatore di Polizia.

Pretendere infatti competenze specifiche in ambito di soccorso sanitario per tutti gli operatori di Polizia, di fatto snaturerebbe il ruolo dell’operatore stesso, creare invece delle figure all’interno dei vari corpi con specifica preparazione e con dotazioni di soccorso di base si potrebbe rivelare la scelta vincente soprattutto in quelle realtà dove l’arrivo di un mezzo di soccorso sanitario non sia sempre garantito in una finestra temporale non inferiore ai dodici minuti.

Auspicabile sarebbe garantire la presenza di almeno un Operatore di Polizia motomontato con dotazioni DAE (defibrillatore automatico esterno) e di supporto respiratorio di base che possa intervenire anticipatamente al soccorso sanitario nei casi di compromissione di almeno una delle funzioni vitali quali respiro, stato di coscienza o battito cardiaco (cod. Rosso) in un ambito territoriale dove possano così essere garantiti tempi maggiormente competitivi rispetto ai mezzi di soccorso di base ed avanzato.

Si ritiene che con l’avvento del Numero Unico d’Emergenza 112NUE, la stesura di linee guida condivise, tra Centrali Operative del Soccorso Sanitario e servizi di Polizia impegnati nel controĺlo del territorio, dovrebbe diventare un appuntamento improcrastinabile nell’intento di perseguire un’ottica di costante miglioramento del sistema di soccorso globale attualmente vigente.

Dott. Michele Mauro SECLI’

Potrebbe piacerti anche