Arresto cardiaco: cos’è, quali sono i sintomi e come si diagnostica

L’arresto cardiaco è un evento cardiovascolare serio, che implica la cessazione dell’attività elettrica cardiaca e necessita un intervento tempestivo

Cos’è l’arresto cardiaco?

In caso di arresto cardiaco avviene la cessazione dell’attività elettrica cardiaca, per cui il cuore si ferma con conseguente perdita di coscienza e cessazione delle altre funzioni vitali, inclusa la respirazione.

Il soccorso rianimatorio deve essere immediato: un intervento tempestivo può evitare l’instaurarsi di danni permanenti al cervello, agli altri organi vitali e la morte del paziente.

Quali sono le cause dell’arresto cardiaco?

L’arresto cardiaco può essere causato sia da un’aritmia sia da un infarto in cui il danno tissutale è particolarmente esteso, ma anche da scompenso cardiaco terminale, tamponamento cardiaco (dunque incidenti che coinvolgono la zona toracica), grave miocardite e insufficienza respiratoria.

Esistono anche condizioni genetiche, come la sindrome di Brugada o altre canalopatie, che possono condurre ad arresto cardiaco e morte cardiaca improvvisa.

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Quali sono i sintomi dell’arresto cardiaco?

Un paziente soggetto ad arresto cardiaco perde immediatamente conoscenza, smette di respirare in autonomia e può perdere il controllo degli sfinteri.

Prima dell’arresto cardiaco vero e proprio possono manifestarsi sintomi correlati alla causa sottostante: dolore toracico se causa dell’arresto è un infarto, palpitazioni se la causa è una tachi-aritmia, difficoltà respiratoria se la causa è l’insufficienza respiratoria.

Il paziente che dovesse riconoscere in se stesso o in altri una sintomatologia che può far sospettare un evento cardiovascolare serio deve chiamare immediatamente il 118 specificando la sintomatologia.

Un intervento sanitario in ambito ospedaliero rappresenta infatti l’unica possibilità di trattamento efficace.

La diagnosi di arresto cardiaco viene effettuata con una valutazione che è in prima istanza di tipo clinico

Le linee guida IRC (Italian Resuscitation Council) consigliano di applicare il protocollo “GAS – Guarda, Ascolta, Senti” per 30 secondi.

Tale approccio consiste nel valutare la presenza delle funzioni vitali di base del soggetto in un periodo di tempo sufficiente per la valutazione corretta ma non eccessivamente lungo da pregiudicare il soccorso successivo, utilizzando 3 dei 5 sensi: vista, udito, tatto.

Con il paziente in posizione supina, il soccorritore si pone a un lato della testa dell’interessato, avvicinando l’orecchio alla bocca ed al naso del paziente e ponendo una mano sul torace.

G– “Guarda” la bocca per valutare eventuali corpi estranei presenti, segni di cianosi; guarda l’espansione del torace con gli atti respiratori;

A– “Ascolta” i rumori dovuti alla respirazione;

S– “Senti” il calore e il movimento dell’aria espirata sulla propria guancia.

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L’arresto cardiaco comporta l’immediata necessità di supportare gli organi vitali e di fare ripartire il cuore

Bisogna dunque effettuare la rianimazione cardiopolmonare, che prevede l’applicazione di un protocollo con una sequenza di compressioni al torace e respirazione bocca a bocca e, se possibile e indicato, effettuare la fibrillazione per fare cessare l’aritmia e fare riprendere l’attività al cuore.

Chi assiste a un arresto cardiaco, dopo aver chiamato il 118 (concetto di “catena del soccorso” dell’AHA), dovrebbe immediatamente tentare la rianimazione cardiopolmonare, seguendo le indicazioni del personale della centrale operativa.

All’arrivo del personale di soccorso il paziente verrà poi trasportato nella struttura ospedaliera più vicina, dotata dei mezzi per supportare il paziente e per trattare le cause sottostanti all’arresto.

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Fonte dell’articolo:

Humanitas

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