Cosa sono i miomi? Una panoramica su questo tumore benigno della pelvi femminile

I miomi, o fibromi, uterini sono il più comune tumore benigno della pelvi femminile, essendo rinvenibili in più del 35% delle donne di età superiore a 30 anni. Infatti soltanto 1-4 su 1000 pazienti sottoposte ad intervento chirurgico per miomi presenta diagnosi istologica di tumore maligno (leiomiosarcoma)

Miomi, i fattori di rischio

I fattori di rischio per lo sviluppo di miomi sono: l’età, la prolungata esposizione agli estrogeni endogeni (menarca precoce), la familiarità per fibromi, l’etnia, l’obesità, la nulliparità e la dieta.

I miomi sono spesso asintomatici ma nel 40% dei casi la loro presenza è causa di disturbi (mestruazioni abbondanti o ravvicinate, distensione addominale, dolori pelvici, aborti ripetuti o sterilità) che compromettono la salute e la qualità di vita della donna.

Il trattamento si rende necessario solo quando i fibromi sono sintomatici e le terapie più frequentemente utilizzate  sono quelle chirurgiche, che consistono nella rimozione di tutto l’utero (isterectomia) o dei singoli fibromi (miomectomia).

Negli ultimi decenni tuttavia la scelta terapeutica per le donne con fibromi sintomatici si è allargata in modo significativo con l’avvento di una efficace alternativa non chirurgica, l’embolizzazione delle arterie uterine.

Miomi e fertilità

La presenza di miomi sottomucosi che distorcono la cavità uterina diminuisce la fertilità: una meta analisi della letteratura ha dimostrato che questo tipo di miomi riduce le possibilità di gravidanza del 70%.

L’asportazione chirurgica dei miomi permette il ripristino di una normale fertilità.

I miomi sottomucosi che deformano la cavità uterina determinano aborti ripetuti probabilmente attraverso alterazioni dei vasi sanguigni che determinano una riduzione dell’apporto di ossigeno e sostanze nutritive a livello endometriale con conseguente ostacolo all’impianto e allo sviluppo dell’embrione.

Inoltre, essi possono determinare sterilità con altri meccanismi quali l’ostruzione della porzione intrauterina delle tube o la produzione locale di fattori biologici che interferiscono con il trasporto dell’embrione a livello tubarico.

Per contro, né i miomi intramurali né i miomi sottosierosi sembrano modificare la fertilità femminile e la loro rimozione non aumenta la fertilità.

Miomi e gravidanza

La gravidanza ha effetti variabili e imprevedibili sulla crescita dei miomi.

Tale variabilità probabilmente dipende da differenze individuali a livello genetico, nei fattori di crescita circolanti, e nei livelli dei recettori per estrogeni e progesterone a livello dei miomi.

Un aumento del volume dei miomi è presente nel 30-35% delle gravide, e tale aumento si verifica prevalentemente nel primo trimestre di gravidanza.

Nel 5-9% delle gravide portatrici di miomi l’ecografia dimostra un processo di colliquazione dei miomi

Questo fenomeno è conseguente al rapido accrescimento dell’utero gravido, con conseguente riduzione dell’apporto di sangue ai miomi.

Dal punto di vista clinico, la colliquazione dei miomi può provocare la comparsa di dolore addominale che necessita di  ricovero ospedaliero e di Terapia medica (antidolorifici, antibiotici).

Uno studio recente (Qidwai 2006) ha confrontato l’esito della gravidanza in 401 donne con miomi accertati ecograficamente rispetto a 15104 gravide senza miomi.

Nelle gravide con miomi si è rilevato un aumento dei parti pretermine (19% vs 12%), di placenta previa (3,5% vs 1,8%), di emorragie post-partum (8,3% vs 2,9%) e del numero dei tagli cesarei (49,1% vs 21,4%).

Trattamento medico dei miomi

Gli analoghi del GnRH (che creano uno stato di menopausa farmacologica) diminuiscono il volume dell’utero, dei miomi attraverso la diminuzione dei livelli degli estrogeni e del progesterone.

Questi benefici sono però temporanei e limitati al tempo di amenorrea provocata dagli analoghi.

Alla sospensione del trattamento il ciclo ritorna dopo 4-8 settimane, e il volume uterino ritorna ai livelli pre-trattamento in 4-6 mesi.

Gli effetti collaterali sono presenti nel 95% delle pazienti trattate con analoghi: circa l’80% delle pazienti ha vampate di calore, circa il 30% secchezza vaginale, circa il 55% cefalea.

Lo stato ipoestrogenico indotto dagli analoghi determina inoltre una significativa perdita di massa ossea dopo 6 mesi di terapia.

L’RU-486 blocca i recettori per il progesterone e riduce il volume uterino, ma determina iperplasia endometriale nel 30% dei casi.

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