COVID-19, Pronto soccorso pulito e “sporco”: case report sul triage all’Ospedale Maggiore di Bologna

COVID-19 ha investito i Pronto soccorso di tutto il mondo con una violenza che non ha avuto precedenti, per estensione né gravità. Il che ha costretto fatalmente ad un ripensamento di interi reparti, il triage su tutti.

 

Una testimonianza diretta dal cuore di uno degli ospedali più colpiti ci è stata donata dal dottor Stefano Ramilli, intervenuto in qualità di relatore nel Congresso medico che abbiamo avuto il piacere di ospitare, e che ha visto il dottor Pappagallo moderatore ed il dottor D’Agostino responsabile scientifico.

Contenuti scientifici, per l’appunto, particolarmente importanti, in un Paese che attende l’arrivo dei vaccini ed in un pianeta che vive tappe differenti del percorso di emancipazione e liberazione dal coronavirus.

IL TRIAGE INTRA ED EXTRAOSPEDALIERO RISPETTO AI PRONTO SOCCORSO DURANTE COVID-19

“Quello che è capitato in questi ultimi mesi – esordisce il dottor Stefano Ramilli – è qualcosa che per fortuna non ci era mai successo.

Qual è stata l’importanza dell’organizzazione, in questo frangente specifico?

Il triage abitualmente ha la funzione di scegliere: consiste quindi nella valutazione di quali persone debbano essere valutate per prime, e perciò svolge una funzione che ha una certa importanza.

Il triage può essere equiparato al primo anello della catena della sopravvivenza.

Normalmente il triage prevede due “pacchetti”, uno riguardante il paziente che arriva con mezzi propri ed uno il paziente che arriva al Pronto soccorso mediante ambulanza.

Come è cambiata l’organizzazione del triage in virtù del COVID-19?

All’Ospedale Maggiore di Bologna ci siamo avvalsi di una tensostruttura della Protezione civile, che ci ha consentito di allestire uno spazio di pre-triage all’esterno del Pronto Soccorso.

Obiettivo primario di questa struttura è stato garantire un percorso differenziato per i pazienti con sospetta infezione da COVID-19 (coronavirus) ed un percorso per i pazienti “puliti”.

Il concetto guida è stato quello di un “triage delle maxi-emergenze”, o triage di guerra: dovevamo cercare di salvare il maggior numero di persone possibili, e quindi di minimizzare il danno differenziando un percorso “sporco” da uno pulito.

Per stabilire se un paziente debba essere inserito in un percorso pulito o sporco è necessario porsi poche domande, non interpretabili soggettivamente.

EMERGENZA COVID-19, I PAZIENTI CHE GIUNGONO AL PRONTO SOCCORSO CON MEZZI PROPRI:

Eravamo anche dotati di una tenda più piccola nella quale visitavamo i pazienti “sporchi” che potevano essere dimessi rapidamente: in quello spazio eseguivamo una visita con ecografia rapida, un tampone e se era necessario un’ emogasanalisi.

In questo modo stabilivamo quali pazienti potevano essere dimessi direttamente a domicilio.

Se invece il paziente presentava un’emogasanalisi che non ci convinceva veniva indirizzato al Pronto soccorso generale.

Perciò la tenda ha avuto una grande funzione nel separare pazienti potenzialmente covid e per detendere il sovraccarico di Pronto soccorso.

PERCORSO SPORCO, CRITERI DI ARRUOLAMENTO:

Il paziente doveva presentare almeno uno tra:

-Temperatura > 37,5°

-Tosse

-Dispnea

-Contatto stretto con famigliare covid positivo

Attenzione deve essere posta nel caso in cui il paziente risultasse politraumatizzato per dinamiche non chiare, o con alterazioni dello stato di coscienza, o in stato di shock, o con sintomi minori quali la agenosia.

FUNZIONE DELLA TENDA NEL PERCORSO SPORCO

  1. Percorso sporco per pazienti con possibilità di dimissione a domicilio:
  • Età < 70 anni e /o no comorbidità importanti;
  • SaO2 > 94% in aria ambiente;
  • PAS > 100 mmHg, FC < 100/min
  • Frequenza respiratoria a riposo: 24 atti/minuto
  • Temp < 38 °C
  • Walking test negativo

Soddisfatti questi casi, i pazienti venivano sottoposti ad una valutazione precoce con eco torace e tampone.

  1. Percorso sporco per paziente che necessita di approfondimento: Triage sporco del Pronto soccorso
  2. Percorso pulito: triage pulito del Pronto soccorso

 

WALKING TEST

E’ stato eseguito su pazienti con saturazione SaO2>94% e che non presentavano limitazioni motorie.

In pratica misuravamo la saturazione a riposo in aria ambiente, registrandone il valore.

La rimisuravamo successivamente dopo 6’ di cammino, oppure facendo alzare e sedere il paziente su una sedia quante più volte possibile in un minuto.

Il paziente era sospettato di essere verosimilmente positivo quando il delta, la differenza tra i due valori registrati, era superiore a 5 (per esempio 98% a riposo e 93% dopo il test).

 

FUNZIONE DELLA TENDA – PERCORSO PULITO:

Il percorso pulito ha riguardato il paziente senza alcun criterio Covid, quindi senza febbre, dispnea o tosse, e nemmeno un contatto stretto con familiare covid.

Questo paziente è stato indirizzato al percorso pulito in Pronto Soccorso.

Nel contenimento del contagio è stato davvero fondamentale realizzare due Pronto soccorso paralleli e privi di contatto tra loro: ha consentito che personale e pazienti di ciascuno di essi non avessero punti di mescolanza in quella fase dell’evoluzione del contagio”.

Uno schema, quello che ha esposto l’ottimo dottor Ramilli, che è diventato con lo scorrere delle settimane familiare a parecchi nosocomi, e che però merita una grande diffusione: come accennavamo, una vasta parte del pianeta vive giorni che noi abbiamo superato due mesi fa, e la condivisione dei saperi e delle esperienze farà la differenza, in caso avvenisse la tanto temuta seconda fase del contagio da COVID-19.

GUARDA IL VIDEO CON L’INTERVENTO INTEGRALE DEL DOTTOR STEFANO RAMILLI IN TEMA DI COVID-19 E PRONTO SOCCORSO:

PER APPROFONDIRE:

CORONAVIRUS, L’ESPERIENZA DEL CAMPUS COVID CENTER: IL CASE REPORT SU PAZIENTE DI BERGAMO

COVID-19 E SALA OPERATORIA. ANESTESIA E RIANIMAZIONE DEL PAZIENTE AFFETTO DA CORONAVIRUS

TRIAGE INTRA ED EXTRAOSPEDALIERO DURANTE IL CORONAVIRUS, CE NE PARLA IL DOTTOR STEFANO RAMILLI

LETTERATURA MEDICO-SCIENTIFICA: UN TESTO DI APPROFONDIMENTO SU COVID-19

Potrebbe piacerti anche