Diabete, Università di Augusta pubblica studio che correla autofagia tubulare ed insufficienza renale

Pazienti che soffrono di diabete, il pane quotidiano per chi fa soccorso o si dedica alla cura delle persone. La patologia diabetica, distinta nelle sue diverse forme, è purtroppo molto diffusa.

Una quota significativa di essi sviluppano una marcata insufficienza renale.

I ricercatori dell’Università di Augusta, rinomato ateneo dell’omonima città della Baviera (Germania) ritengono di aver dimostrato uno dei meccanismi alla base dell’indebolimento dell’attività di pulizia dei reni.

Una scoperta importante, che prefigura un miglioramento dei trattamenti farmacologici, su questo versante. A detta del capo ricercatore è ipotizzabile un rallentamento dello sviluppo del diabete di 20 o 30 anni.

Il 30-40% dei pazienti diabetici, infatti, sviluppa meccanismi di lenta distruzione del rene.

DIABETE, LO STUDIO PUBBLICATO SU THE JOURNAL OF CLINIC INVESTIGATION

Con una ricerca pubblicata sul The Journal of Clinic Investigation i ricercatori tedeschi ne spiegano una buona parte, riconducibile al processo di autofagia.

L’autofagia è essenzialmente il processo con cui la cellula si libera dei propri rifiuti o li ricicla.

Il meccanismo, tanto per capirci, è ritenuto talmente rilevante da spingere il Karolinska Institutet di Stoccolma ad assegnare, nel 2016, ad assegnare il Nobel per la Medicina al pioniere delle ricerche sull’autofagia, Yoshinori Ohsumi.

Il malfunzionamento del meccanismo autofagico è ritenuto alla base di malattie come Sla, morbo di Alzheimer e Corea di Huntington, tanto per citarne alcune.

La diminuita capacità di attivare meccanismi di pulizia “lascia i reni più vulnerabili”, ha detto Toni Baker, direttore delle comunicazioni presso la scuola di medicina dell’università.

LA SODDISFAZIONE DELL’UNIVERSITA’ DI AUGUSTA PER LO STUDIO SU DIABETE ED AUTOFAGIA TUBULARE

“Questa è la prima volta che abbiamo capito che esiste un nuovo meccanismo che porta alla disfunzione dell’autofagia in una malattia renale cronica come il diabete”, afferma Zheng Dong, autore dello studio e professore di biologia e anatomia cellulare presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Augusta.

Nuove terapie per il diabete

I ricercatori hanno notato una forte diminuzione dell’attività dell’autofagia nei reni.

Questa diminuzione dell’attività provoca una proliferazione di cellule renali malate, che potrebbero quindi portare a infezioni del tratto urinario.

Per indagare sulle cause di questa disfunzione i ricercatori hanno utilizzato topi.

Su di essi hanno rilevato un rallentamento dell’autofagia causato da un calo dei livelli del gene di attivazione dell’autofagia (ULK1), che a sua volta è causato dal microRNA miR-214, che di solito non partecipa a questo processo e tuttavia risulta aumentato.

Questo microRNA è a sua volta controllato dal soppressore tumorale (p53), che è noto per regolare il ciclo cellulare.

Secondo il direttore dello studio, agire con il miR-214 avrebbe probabilmente più senso perché sembra chiaramente inibire l’autofagia nel diabete e non gioca un ruolo evidente nella funzione renale.

P53, il suo regolatore, probabilmente non è un buon bersaglio perché limita la proliferazione cellulare nel suo complesso.

Tuttavia, potrebbe offrire la possibilità terapeutica di regolare meglio l’autofagia aumentando la sua azione.

Con questa ricerca “Possiamo ritardare l’insufficienza renale per 20 o 30 anni o addirittura prevenirla in primo luogo”, ha affermato Zheng Dong.

PER APPROFONDIRE:

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FONTE DELL’ARTICOLO:

UNIVERSITA’ DI AUGUSTA

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