Epatite B: sintomi e terapie

L’Epatite B (Hbv) è una malattia infettiva del fegato molto contagiosa causata da un virus a DNA che si trasmette attraverso il sangue infetto, lo sperma e le secrezioni vaginali, o di madre in figlio

L’Epatite B provoca un’infezione acuta del fegato che, a seconda delle condizioni immunitarie del paziente, può diventare cronica e progredire in cirrosi epatica (solitamente in una finestra temporale di di cinque anni) o in tumore del fegato (epatocarcinoma).

L’infezione da Hbv nei Paesi a elevata endemia è responsabile fino al 90% dei carcinomi del fegato che nei Paesi in via di sviluppo è quasi sempre fatale; in quelli ad alto reddito, invece, la chirurgia e la chemioterapia possono aumentare l’aspettativa di vita.

La probabilità che l’Epatite B da acuta diventi cronica dipende principalmente dall’età in cui si contrae la malattia

Nell’adulto la malattia può cronicizzare in circa il 5-10% dei casi mentre 9 volte su 10 l’Epatite B diventa cronica nei neonati contagiati poco dopo la nascita.

L’Epatite B è maggiormente diffusa in Africa sub-sahariana e in Asia orientale. Alti tassi di infezioni croniche si trovano anche in Amazzonia, Est Europa ed Europa centrale.

Si stima, inoltre, che in Medio Oriente e nel subcontinente indiano, il 2-5% della popolazione generale è cronicamente infetto, contro meno dell’1% della popolazione dell’Europa occidentale e del Nord America.

Segni e sintomi dell’Epatite B

L’Epatite B ha un periodo di incubazione che varia dai 45 ai 180 giorni durante i quali possono fare la loro comparsa i primi sintomi anche se, nella maggior parte dei casi, e soprattutto nei bambini, l’Epatite B è completamente asintomatica.

Quando invece i sintomi sono presenti si osserva malessere generale, febbre, stanchezza, nausea e vomito, dolori muscolo-scheletrici.

A volte possono comparire ittero, urine di colore scuro e feci chiare.

Raramente, insufficienza epatica, problemi renali, pancreatite e neuropatie.

Cause e trasmissione dell’Epatite B

La sorgente d’infezione dell’Epatite B è rappresentata dai soggetti affetti da malattia acuta o da portatori cronici, che presentano il virus nel sangue ma anche in altri liquidi biologici: saliva, bile, secreto nasale, latte materno, sperma, muco vaginale, ecc.

La trasmissione avviene:

  • attraverso il sangue per via parenterale apparente (trasfusione di sangue o emoderivati nei Paesi non sviluppati, tagli e punture con aghi e strumenti infetti) o parentale inapparente (lesioni della cute o delle mucose per mezzo di spazzolini, forbici, pettini e spazzole contaminate o strumenti chirurgici non ben sterilizzati)
  • per via sessuale (sperma, muco cervicale)
  • attraverso liquidi biologici (bile, scolo nasale)
  • da madre a figlio al momento del parto e attraverso il latte materno.​

Il virus dell’Epatite B è molto resistente e può sopravvivere in ambienti esterni come sangue secco fino a 7 giorni

Per questo, il contagio è possibile sia per contatto con la persona malata sia per contatto con oggetti contaminati.

La persona malata di Epatite B è contagiosa nella fase acuta.

Il malato cronico (portatore cronico di HBV) resta infettivo a vita.

Chi è a rischio di contrarre il virus dell’Epatite B

Benché chiunque possa ammalarsi, alcune categorie di soggetti sono maggiormente a rischio di entrare in contatto con il virus Hbv.

Tra queste:

  • chi pratica sesso non protetto con più partner
  • i tossicodipendenti
  • i familiari e le persone in contatto con soggetti infetti
  • i bambini nati da madri infette
  • personale di laboratorio e lavoratori che sono esposti al sangue e/o possono maneggiare aghi e siringhe se non perfettamente sterilizzati
  • chi pratica e fa piercing, manicure, pedicure
  • i pazienti in emodialisi
  • chi viaggia in Paesi dove il virus è particolarmente diffuso.

Dall’introduzione nel 1991 della vaccinazione in Italia, a oggi, i nuovi casi di Epatite B si sono ridotti dell’80%.

Lo screening dei donatori di sangue, inoltre, ha ridotto la probabilità di contrarre l’infezione attraverso le trasfusione.

Diagnosi

La diagnosi di Epatite B avviene mediante la ricerca nel sangue del paziente dei marcatori (Ag) e degli anticorpi (Ab):

  • HBsAg, l’antigene di superficie che indica lo stato di infezione. Tutte le persone che risultano HBsAg positive sono da considerarsi potenzialmente infettanti.
  • HBsAb, è l’anticorpo contro l’antigene di superficie. La sua presenza indica una immunizzazione e si riscontra dopo la guarigione da una infezione oppure dopo la vaccinazione.
  • HBcAb-IgM, l’anticorpo che si riscontra nelle fasi di replicazione del virus. Risulta positivo sia nelle forme acute sia in quelle croniche riacutizzate.
  • HBcAb-IgG, l’anticorpo che indica l’avvenuto contatto con il virus. Rimane positivo per tutta la vita indipendentemente dall’esito dell’infezione.
  • HBeAg, si riscontra nella fase iniziale delle epatiti acute e in alcune forme di epatite cronica.
  • HBeAb, l’anticorpo diretto contro l’HBeAg. La sua presenza non impedisce l’evoluzione verso la forma cronica.
  • Hbv-DNA, il genoma del virus che indica sempre attività dell’infezione. Per definizione il portatore sano sarà sempre Hbv-DNA negativo.
  • HBcAg: è l’antigene della parte centrale del virus, l’unico marcatore che si riscontra solo nelle cellule del fegato e mai nel sangue.

Terapie dell’Epatite B

Per l’Epatite B acuta non esiste una terapia specifica.

Il trattamento è in gran parte finalizzato a migliorare la qualità della vita e la sopravvivenza a lungo termine del malato supportando un adeguato equilibrio nutrizionale, prevenendo la progressione della malattia in cirrosi e riducendo l’incidenza del carcinoma epatocellulare.

Per favorire il processo di guarigione, al malato di Epatite B si raccomanda il riposo a letto e si consiglia di seguire una dieta leggera (povera di grassi ma ricca in liquidi, zuccheri e proteine) e di evitare il consumo di alcolici.

Se si sospetta di essere entrati in contatto con il virus Hbv è importante rivolgersi immediatamente al medico.

Un trattamento con immunoglobuline specifiche somministrate entro le 24 ore dal contagio, abbinato ad una vaccinazione con successivi richiami, può proteggere il malato dallo sviluppo dell’infezione.

Come prevenire l’Epatite B

Il vaccino contro l’epatite B è il cardine della prevenzione.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda che tutti i bambini ricevano il vaccino dell’epatite B appena possibile dopo la nascita.

In Italia dal 1991, la vaccinazione è obbligatoria per tutti i nuovi nati e per gli adolescenti dai 12 anni di età.

Inoltre, è fortemente raccomandata per i gruppi di popolazione a maggior rischio di entrare in contatto con il virus.

La somministrazione viene effettuata con una iniezione intramuscolo, sul braccio per gli adolescenti e per agli adulti, e sulla coscia per i neonati.

Raramente vengono segnalati effetti collaterali che quando possono presentarsi tendono a essere prevalentemente locali nella sede di iniezione (prurito, lieve tumefazione, dolore).

A livello generale può verificarsi una sensazione di malessere generale e la comparsa di febbre, cefalea e dolori osseo-articolari.

Il vaccino protegge dal virus per 10-15 anni.

Per verificare l’effettiva copertura è sufficiente controllare la presenza e il titolo dell’Anti-HBs con un semplice prelievo di sangue.

È controindicato per quei soggetti che abbiano un’allergia nota ai componenti del vaccino stesso.

Importante, in caso di Epatite B, è anche informare il proprio partner dell’infezione e raccomandare l’esecuzione del test.

Per approfondire:

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