Pediatria / ernia diaframmatica, due studi su NEJM sulla tecnica per operare i bimbi in utero

Ogni anno 1 bambino ogni 4mila nasce con un’ernia diaframmatica: si tratta di una condizione congenita che mette a serio rischio la sopravvivenza di questi bambini dopo la nascita, in cui uno o più organi dell’addome “attraversano” il diaframma e invadono la cavità del torace, compromettendo gravemente il corretto sviluppo dei polmoni

Ernia diaframmatica, la tecnica Fetoscopic endoluminal tracheal occlusion (FETO) 

Esiste una tecnica chiamata Fetoscopic endoluminal tracheal occlusion (FETO) che viene utilizzata in pochi centri al mondo, e tra questi c’è il Policlinico di Milano: è una tecnica che migliora la sopravvivenza di questi bambini, operandoli quando sono ancora nella pancia della loro mamma.

Finora però mancavano dati solidi provenienti per confermare la validità scientifica di questa procedura: una conferma che adesso arriva da due studi appena pubblicati sul New England Journal of Medicine, entrambi firmati dai maggiori esperti internazionali di chirurgia fetale, di terapia intensiva neonatale e di chirurgia pediatrica tra cui ci sono anche i nostri Nicola Persico, Fabio Mosca ed Ernesto Leva, professori dell’Università degli Studi di Milano.

I due studi su ernia diaframmatica hanno coinvolto 14 centri di tutto il mondo

I due studi hanno coinvolto 14 centri internazionali di chirurgia fetale (tra Italia, Belgio, Regno Unito, Francia, Spagna, Canada, Giappone, Australia, Stati Uniti, Germania, Paesi Bassi e Polonia) e 46 centri con una grande esperienza nelle cure neonatali; gli studi hanno confrontato la sopravvivenza dei bimbi con ernia diaframmatica che seguivano il percorso tradizionale (intervento chirurgico alla nascita) con quelli che avevano potuto essere operati in utero grazie alla tecnica FETO.

Nei bimbi con ernia diaframmatica grave lo studio è stato addirittura interrotto prima del previsto dato che la tecnica FETO ha mostrato tassi di sopravvivenza nettamente superiori: il 40% dei bimbi operati in utero contro il 15% dei bimbi che invece sono stati operati alla nascita, percentuali che si sono confermate identiche a 6 mesi di distanza.

Per l’ernia diaframmatica di grado moderato l’aumento della sopravvivenza nei piccoli operati mediante la tecnica FETO rispetto al percorso tradizionale è stato più contenuto, dal 50% al 63%, e non è risultato statisticamente significativo.

Per la forma moderata saranno necessari ulteriori studi per chiarire l’effetto dell’intervento prenatale sulla sopravvivenza dei bambini, mentre per le forme più gravi oggi è possibile proporre la tecnica FETO sulla base di solide evidenze scientifiche.

La tecnica FETO consiste nell’introdurre una sorta di “palloncino” gonfiabile attraverso la bocca del feto quando è ancora nella pancia della sua mamma.

Una vera e propria terapia in utero che favorisce il più possibile il normale sviluppo degli organi compromessi dalla malformazione.

Il palloncino rimane nella sua posizione, poco sotto alle corde vocali, per circa sei settimane: poi viene rimosso con un secondo intervento, intorno alla 34esima settimana di gestazione, per liberare le vie aeree prima della nascita.

Per approfondire:

https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2027030

https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2026983

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Fonte dell’articolo:

Policlinico di Milano

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