Prove di funzionalità respiratoria: quali sono, a cosa servono

Le prove di funzionalità respiratoria sono esami che valutano il funzionamento dell’apparato respiratorio: dal flusso d’aria ai volumi polmonari

Si tratta di informazioni utili al medico per indagare su complicazioni ostruttive o restrittive, definire la giusta diagnosi e verificarne la gravità di alcuni disturbi polmonari.

Le prove di funzionalità respiratoria

Le prove di funzionalità respiratoria possono essere di diversi tipi, alcune più semplici altre più complesse, e vanno interpretate nel contesto dell’anamnesi e dell’esame obiettivo del paziente.

In genere, le più comuni sono:

Spirometria

Si tratta di un esame standard con cui si misura la quantità e la velocità dell’aria inspirata ed espirata in un periodo di tempo.

Viene richiesto frequentemente per valutare un’ampia gamma di malattie polmonari, verificarne la gravità e indicare la strategia terapeutica da eseguire.

Durante il test, il paziente è seduto e appoggia le labbra ad un boccaglio; gli verrà chiesto di fare un respiro più ampio e profondo possibile e poi di soffiare il più forte e veloce possibile.

Questo sforzo massimo è molto importante e i test verranno ripetuti almeno tre volte per ottenere i migliori risultati.

Volume polmonare

Questa misurazione riflette la rigidità o l’elasticità dei polmoni e della gabbia toracica, nonché la forza dei muscoli respiratori.

I volumi polmonari, in genere, sono studiati mediante pletismografia corporea: si misura in pratica la quantità di aria che possono trattenere i polmoni.

Il paziente si siede in una camera ermetica trasparente con una molletta sul naso e respira contro un boccaglio.

Ciò fornirà al medico la quantità di aria rimasta nei polmoni quando si espira normalmente e quanta invece rimane quando si espira il più possibile.

Il volume polmonare può anche essere misurato attraverso inalazione di azoto o elio attraverso un tubo per un certo periodo di tempo, seguendo la stessa procedura.

Capacità di diffusione

Permette di valutare la capacità di trasporto dei gas respiratori dall’aria respirata al sangue e viceversa.

Al paziente viene fatto respirare monossido di carbonio con un solo respiro; la concentrazione del monossido viene quindi misurata nell’aria espirata e la differenza tra la quantità di monossido inspirato e la quantità di quello espirato mostra la rapidità con cui il gas passa dai polmoni al sangue periferico.

Perché fare una prova di funzionalità polmonare?

Ci sono diverse condizioni che richiedono un test di funzionalità polmonare.

In genere, viene utilizzato dal medico curante per:

  • Cercare evidenza di malattia respiratoria quando i pazienti presentano sintomi respiratori come dispnea, tosse, respiro sibilante;
  • Valutare l’eventuale progressione di una malattia polmonare già nota;
  • Monitorare l’efficacia di un determinato trattamento;
  • Valutare i pazienti prima di un intervento chirurgico o quelli con problemi polmonari o cardiaci, che sono fumatori o che hanno altre condizioni di salute;
  • Monitorare gli effetti collaterali potenzialmente tossici di alcuni farmaci (ad es. amiodarone)

Come prepararsi al test di funzionalità respiratoria

Per prepararsi ai test di funzionalità respiratoria non bisogna mangiare cibi troppo pesanti e bisogna astenersi dal fumo almeno 4-6 ore prima di effettuare gli esami.

Per quanto riguarda eventuali terapie in atto, ci sono specifiche indicazioni sull’uso dei broncodilatatori e degli inalatori, che vengono fornite dall’operatore al momento della prescrizione o della prenotazione dell’esame.

I valori normali di questi esami variano da persona a persona, a seconda dell’età del paziente, il peso, la razza ed il sesso. La collaborazione del paziente è essenziale per la buona riuscita dei test.

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