“Invitate a casa un senzatetto”. Monsignor Nosiglia ai torinesi: solidarietà per il pranzo di Natale

«Sono un segno brutto le ronde, generano sospetto. Brutto per la gente, che pensa a persone pericolose, mentre non è così. Bisogna trovare altre strade, se c’è un problema di convivenza meglio la presenza di volontari». Monsignor Cesare Nosiglia, per il problema dei senza dimora che stazionano nei pronto soccorso suggerisce una soluzione diversa dai turni di pattugliamento. L’arcivescovo ha da sempre a cuore la loro condizione, lo ha dimostrato andando a servire nelle mense, aprendo lo spazio diurno in via Giolitti.
Per i poveri e i senza dimora in questo Avvento, dopo le esortazioni alla generosità del passato, Nosiglia chiede ai torinesi un impegno in più: condividere il pranzo di Natale in famiglia con chi una casa non ce l’ha. Il documento, pubblicato integrale da La Voce del Popolo, si intitola «Natale 2014. C’è un posto anche per me?», con il richiamo a Betlemme, all’impossibilità per Maria, Giuseppe e Gesù di trovare alloggio. «Faccio appello allo spirito di solidarietà di questa città, di cui spesso ci facciamo vanto. I poveri dobbiamo guardarli in faccia: faremo passi avanti come comunità», dice l’arcivescovo.

Betlemme e Torino
«La celebrazione del Natale ci rimanda direttamente all’accoglienza. Nella nostra città, come nei piccoli centri, ci sono persone per le quali le feste portano la tristezza della solitudine, dell’allontanamento, della sofferenza e della povertà. Più di duemila sono i fratelli che vivono in strada per la grave crisi che tutti ci circonda». Nosiglia ricorda i tanti anziani «abbandonati nei loro “alloggetti”», gli stranieri qui soli, i genitori separati lontani dai figli, le mamme in povertà che non potranno fare arrivare Babbo Natale.
«Se duemila anni fa a Betlemme non c’era posto, oggi a Torino un posto ci può essere. Sono le nostre case, che si aprono per invitare a pranzo una di queste persone, una famigliola. Ci vuole un po’ di coraggio, non è difficile: basta lasciarsi guidare dal cuore». L’invito coinvolge tutti: «Me stesso – dice Nosiglia -, preti, diaconi, religiosi e religiose, fedeli laici e famiglie, uomini e donne di buona volontà. A Natale o nel tempo natalizio invitiamo a pranzo, una persona sola o in difficoltà o in povertà, per condividere insieme il calore della nostra casa. La famiglia del compagno di classe, la persona senza dimora che incontriamo usualmente sulla porta della chiesa o del supermercato, la signora straniera che pulisce le scale…».
L’arcivescovo suggerisce di confrontarsi con il parroco o con la Caritas parrocchiale. Lui, in Arcivescovado, come da anni ormai, il pranzo lo farà con una cinquantina di poveri.

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