Emergenza, prende il via lo ZOLL Tour. Prima tappa, Intervol: ce ne parla il volontario Gabriele

ZOLL e I-Help insieme per la promozione dello ZOLL Tour, una campagna che intende presentare ai soccorritori un’elevata gamma di prodotti di emergenza, tra cui defibrillatori, ventilatori polmonari, RCP meccanica e soluzioni dati. L’associazione Intervol ha ospitato la prima tappa del tour

L’azienda ZOLL Medical Corporation, leader nella produzione dei dispositivi medici, è lieta di presentarci, in collaborazione con I-Help, società operante nel campo dei trasporti sanitari, lo ZOLL Tour

La campagna ZOLL Tour ha l’obiettivo di promuovere la formazione e il training nel mondo dell’emergenza-urgenza in Italia tramite visite itineranti, incontri e scenari simulativi con l’ausilio di un veicolo completamente allestito.

ZOLL, da sempre al fianco dei soccorritori italiani, intende essere un punto di riferimento per il mercato extra-ospedaliero.

La linea dei suoi prodotti, tra cui monitor/defibrillatori, ventilatori polmonari, DAE, RCP meccanica, soluzioni dati, intende rispondere prontamente alle esigenze sempre più crescenti in materia di trasmissione dati e telemedicina.

Con il contributo di I-Help, da anni pronta a rispondere a ogni esigenza di supporto sanitario, ZOLL desidera offrire, durante le tappe dello ZOLL Tour, una panoramica completa a chi è impegnato ogni giorno a salvare vite.

Attiva nella gestione del trasferimento di persone in situazioni critiche, I-Help impiega ambulanze, mezzi per il trasporto disabili, aerei ed elicotteri di ultima generazione.

ZOLL, realtà particolarmente attenta alla cura del paziente, offre dispositivi medici tra cui DAE (defibrillatore semiautomatico esterno) ad accesso pubblico, strumenti progettati non solo per il 118, ma anche per le squadre di volontariato.

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E per rimanere in tema soccorritori, una delle prime tappe dello ZOLL Tour si è svolta presso Intervol, un’associazione di volontariato nata nel ‘76

Per saperne di più, abbiamo chiesto direttamente a Gabriele Bove, soccorritore che da ormai 30 anni si dedica al volontariato presso Intervol.

“Intervol – spiega Bove – opera sul territorio milanese da oltre 40 anni”

“Durante questi anni, e rispetto a quando ho cominciato io nel ’92, i cambiamenti registrati sono stati molti, in particolare per ciò che riguarda le ore di formazione.”

“L’evoluzione del sistema sanitario richiede sempre più competenze e impegno, soprattutto dal punto di vista della formazione. Si tratta, purtroppo, di un problema in essere per tanti volontari: più tempo occupa il percorso formativo, più risulta difficile che le persone decidano di farlo dopo il lavoro.”

A ciò si aggiunge che anche il mondo del lavoro oggi è cambiato: se fino a vent’anni fa tutti avevano il loro turno diurno, ora non è sempre così.

La mancanza di un lavoro fisso e la variazione continua degli orari incidono significativamente sulla scelta e sulla possibilità di intraprendere un percorso di formazione di volontariato.

A peggiorare la situazione volontari – in calo già da prima della pandemia – è intervenuta, due anni fa, l’emergenza Covid che, durante la prima ondata, ha paralizzato completamente i momenti di formazione.

“Mentre all’inizio – continua il soccorritore – siamo stati costretti a bloccare completamente le ore di formazione, durante la seconda ondata i corsi sono passati dall’essere in presenza all’essere in Dad – modalità a distanza – proprio come per le scuole.”

“Ovviamente la mancanza di contatto umano ha inficiato non solo sulla preparazione dei soccorritori, ma anche sulla vita vera e proprio dell’associazione: Il volontariato è quella cosa che ti fa tendere la mano a quella persona che ha bisogno e che ti fa sentire parte del sistema.”

Queste mancanze hanno causato – in tutte le associazioni di volontariato – un buco di un anno. L’assenza dei corsi di formazione ha quasi azzerato l’entrata dei volontari che, al contrario, non va di pari passo con le uscite.

Dunque, non solo i posti lasciati scoperti sono stati tanti, ma i nuovi volontari, essendo costretti a fare lezione a distanza, non hanno nemmeno avuto la possibilità di avere una preparazione vera e propria.

In più, ci racconta Bove, “le persone nuove non potevano uscire sui mezzi: le risorse DPI – dispositivi di protezione individuale – scarseggiavano e quindi il 118 ha deciso di limitare il numero di persone presenti sulle ambulanze.

Ma la presenza sul mezzo di quel quarto soccorritore – considerato superfluo perché in formazione – è per noi di vitale importanza: a sua volta diventerà terzo e poi il secondo dell’equipaggiamento e così via.”

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Intervol insiste particolarmente sulla formazione del personale

Mentre per legge, si dovrebbero eseguire un retraining ogni due anni e una riqualificazione ogni cinque, l’associazione spende molto tempo in ripassi ed esercitazioni.

“Noi di Intervol – spiega Bove – abbiamo continuamente dei momenti formativi e di ripasso.

In sede lasciamo sempre tre manichini, di cui uno adulto, uno pediatrico e uno neonatale a disposizione dei volontari.”

“In ogni squadra è presente un formatore – o del 118 o un formatore interno – che guida i ragazzi nelle esercitazioni e nei ripassi. Inoltre, quando abbiamo dei volontari nuovi, li ingaggiamo come centralini e gli mostriamo il sistema anche prima della fine del corso.”

Squadre di volontari a parte, nell’opinione di Gabriele Bove, la formazione non dovrebbe interessare solo gli operatori del settore soccorso, ma anche i comuni cittadini.

In questi termini, un capitolo fondamentale lo occupa la rianimazione, ma non solo

“A mio parere – afferma il soccorritore – rianimazione e primo soccorso dovrebbero diventare materia obbligatoria nelle scuole. Imparare come si fa una chiamata centrale operativa (come accade nei paesi del Nord) e il massaggio cardiaco sarebbe importantissimo.”

“Trovare una persona che, al momento di un arresto cardiaco, stia già facendo il massaggio cardiaco sul posto aiuterebbe il successo del soccorritore prima e quello del medico dopo.”

A tal proposito, sembra, per fortuna, che oggigiorno ci sia, tra i cittadini, più consapevolezza e sensibilità per ciò che riguarda le patologie temporo-dipendenti (arresto cardiaco, ictus ecc).

Sono, infatti, aumentate di molto le persone, in gran parte le aziende, che decidono di intraprendere una formazione sulle prime manovre di soccorso.

“Noi, come associazione, eroghiamo i corsi BLSD – Basic Life Support & Defibrillation – e PBLSD – Pediatric Basic Life Support & Defibrillation – mentre il 118 promuove corsi di IRC – Italian Resuscitation Council.”

E sempre in termini di rianimazione e di arresto cardiaco, non si può tralasciare il notevole ruolo occupato dai defibrillatori.

“I nostri defibrillatori – spiega Bove – sono tutti semiautomatici (DAE): essi presentano, cioè, due bottoni, un tasto di accensione e uno rosso di scarica.

A differenza di questi, quelli automatici sono costituiti solo dal bottone di accensione.

In associazione noi utilizziamo sempre quelli del primo tipo, in particolare i defibrillatori ZOLL che normalmente ci vengono consegnati dagli ospedali.”

All’inizio, a causa delle ore di formazione (che devono essere 120), la vita del volontario non è semplice.

La sua presenza viene richiesta tre volte la settimana.

Terminato, però, il periodo formativo è necessario prestare soccorso solo una volta alla settimana.

“Chi è disposto a fare del volontariato – conclude Bove – si auto soddisfa: bisogna solo compiere il primo passo e avvicinarsi.”

“Purtroppo, però, il numero dei volontari è costantemente in calo; si tratta di un lavoro che si sta spingendo sempre più verso il professionismo e che avrà, per forza di cose, delle ricadute piuttosto rilevanti a livello economico.”

Per approfondire:

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Fonte dell’articolo:

ZOLL

Roberts 

Sito ufficiale Emergency Expo

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