Ambulanze a Roma, falso volontariato pagato in nero. Quanto è credibile il servizio delle Iene di Italia 1?

Infermieri, autisti, OSS e soccorritori pagati in nero e spacciati come “volontari” per ottenere rimborsi. Quanto c’è di vero e quanto è grande la piaga svelata dal servizio delle Iene? Intanto i servizi “spot” sono stati prorogati fino al 30 giugno, con un esborso da parte di Ares di un milione di euro

Domenica 10 aprile su Italia 1 la trasmissione “Le Iene” ha mandato in onda un servizio a firma Gaetano Pecoraro girato a Roma e dedicato alle associazioni di soccorso in ambulanza che assumono in nero i soccorritori spacciandoli per volontari e pagandoli con rimborsi spese forfettari mensili.

Per chi bazzica il mondo del soccorso queste realtà non sono una novità. Cerchiamo di approfondire il servizio e le reazioni che ha scatenato per capire meglio cosa sta succedendo nel Lazio. In quella Regione i servizi di emergenza sono in parte pubblici, in parte appaltati (per circa il 35%) con un bando europeo, e in parte – per piccole percentuali “impreventivabili” – vengono infine attivate “a chiamata” altri servizi di ambulanza.

Il servizio mostra il lato peggiore delle associazioni di volontariato, quello dove finte associazioni si infilano fra le pieghe dei regolamenti per ottenere soldi pubblici che in parte danno a dipendenti pagati in nero, e in parte utilizzano per altri scopi.

Su queste realtà il sistema di sorveglianza – spiegato  nel servizio delle Iene dalla direttrice generale dell’Ares 118 dott.ssa Maria Paola Corradi – sembra non essere riuscito a tutelare le tasche pubbliche dai “furbetti”. Non si capisce bene però dal servizio delle Iene chi è che dovrebbe muoversi su questi controlli, e non sono purtroppo gli uffici pubblici, ma la polizia tributaria (che effettivamente ARES e Regione Lazio hanno immediatamente attivato dopo la visita da parte della trasmissione Le Iene).

Nel frattempo convenzioni rinnovate fino al 30 giugno 2016

Ma le necessità di servizi in emergenza/urgenza rimangono. E poco prima che le Iene facessero il loro servizio le convenzioni “spot” – cioè quelle che vengono attivate in modo straordinario per garantire il servizio di assistenzialità 118 sul territorio – sono state rinnovate fino al 30 giugno 2016. Ares 118 specifica che il rinnovo delle convenzioni indicate nella delibera deve intendersi valido nelle more dell’aggiudicazione di una procedura selettiva già in corso ai sensi della normativa che regola i rapporti tra enti pubblici ed associazioni. Tali convenzioni prevedono un particolareggiato sistema di rimborso spese, come previsto dalla normativa nazionale e già applicato in altre importanti regioni italiane (Lombardia, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna). L’importo previsto costituisce il rimborso massimo ammissibile e non è un incremento di spesa rispetto a quanto precedentemente speso. I fondi assegnati con la delibera 146 sono di circa un milione di euro.  Chiaramente non tutte le associazioni a cui è stato effettuato il rinnovo sono da mettere alla pubblica gogna, anzi. Il problema è che – anche stavolta – l’azione di poche, piccole realtà lede l’immagine di chi si impegna e lavora in maniera onesta.

L’Ares 118 e la Regione Lazio si sono subito attivate con una querela presso la Guardia di Finanza

“Grazie al lavoro di questi mesi e alle nuove assunzioni in sanità, gli affidamenti esterni dell’Ares 118 a Onlus e società private si sono ridotti del 90%, con risparmi di alcuni milioni di euro. Questo sicuramente ha determinato uno shock nel sistema di mercato delle ambulanze e del personale di supporto a vario titolo inteso come privato. Sui contratti anomali segnalati dal programma televisivo Le Iene di talune Onlus nei confronti di propri ‘volontari’, segnaliamo che sono già in corso da tempo verifiche da parte delle Forze dell’Ordine alle quali l’Ares 118 sta attivamente collaborando”. E’ quanto comunica in una nota la Regione Lazio, sottolineando: “Inoltre, considerando che per il servizio di volontariato la legge non prevede nessun tipo di rimborso, la Direzione dell’Ares 118 ha proceduto oggi stesso a presentare querela presso la Guardia di Finanza per tutti gli accertamenti del caso”.

“La querela – aggiunge la Regione – si aggiunge ai sempre più stringenti controlli introdotti da Ares 118 sugli affidamenti esterni. In caso di accertata responsabilità di truffe ai danni dell’amministrazione regionale, l’Ares 118 promuoverà l’immediata decadenza delle Onlus coinvolte”.

Altre querele già presentate dai sindacati
Ma non è solo la Regione a denunciare la situazione dopo il servizio delle Iene. Si sono mossi anche i sindacati di base USB, che hanno segnalato “alle autorità competenti, fra cui la procura di Roma e la Corte dei conti, una serie d’irregolarità, con particolare riferimento all’esternalizzazione del servizio ai privati, ai costi per la manutenzione dei mezzi e alle carenti misure di sicurezza”, ha spiegato a Roma Post Cristina Girardet, dell’Usb Ares 118. “Mettere il naso nella gestione di un servizio così importante per la cittadinanza non è solo un dovere nei confronti dell’utenza e dei lavoratori che ogni giorno con fatica lo garantiscono, ma rappresenta uno strumento per salvaguardare il servizio di emergenza da propositi di privatizzazione sempre in agguato, dato che l’Ares ha fatto un utilizzo massivo di società private, che appare ormai fuori controllo”.

La situazione che si è vista nel servizio delle Iene purtroppo non è unica. In Italia la piaga del lavoro nero spacciato come volontariato è in crescita ed anche i servizi che riguardano situazioni al limite dello sfruttamento sono sempre maggiori. Per non parlare di chi ha usato e usa il servizio delle ambulanze come vero e proprio sistema a servizio della malavita, come gli esempi di spaccio di cocaina degli ultimi mesi hanno drammaticamente evidenziato a Catania o nel servizio di navette interne all’Ospedale Umberto I.

La piaga non colpisce però solo i soccorritori, ma sta colpendo soprattutto la categoria professionale degli infermieri, come si è visto nel servizio delle Iene. Persone formate che sono costrette a lavorare senza riconoscimenti né tutele. La speranza è che anche queste piccole realtà vengano punite ed espulse dal sistema, e che magari queste situazioni – purtroppo ricorrenti – pongano in atto una riflessione generalizzata sia sul volontariato che sui servizi di emergenza. Una riflessione che – per esempio – ANPAS sta portando avanti anche con congressi e dibattiti sul ruolo del volontariato nell’emergenza e nella garanzia dell’assistenza locale. Ma si tratta di una riflessione che da Ares potrebbe coinvolgere anche tutte le altre regioni italiane e le corrispettive aziende sanitarie che gestiscono i servizi di emergenza. E’ chiaro che l’esempio dato da Ares – con le querele immediate sporte alla Guardia di Finanza – è un esempio da seguire e che, si spera, possa davvero ripulire il mondo del soccorso da realtà che con il volontariato non hanno nulla a che fare.

GUARDA IL SERVIZIO SUL SITO DELLE IENE

 

 

 

NOTA A MARGINE: Ringraziamo per la collaborazione e le precisazioni ARES 118. Si specifica ulteriormente che la legge non permette alle società pubbliche come ARES 118 di poter controllare la presenza di lavoratori in nero nelle ONLUS che effettuano i servizi. Se, come è stato denunciato nel servizio delle Iene, qualche associazione  dovesse mascherare il lavoro nero con il termine volontariato, l’Azienda non ha né competenze né titolarità per condurre un’indagine di questo tipo, che spetta invece alla polizia tributaria perché necessitante di strumenti di indagine diversi da quelli che la legge riserva ad ARES 118 o alla Regione Lazio. Proprio per questo motivo, appena visti i video denuncia della trasmissione, il direttore generale di ARES 118 ha provveduto a sporgere querela alla Guardia di Finanza, che è per legge il soggetto deputato a condurre accertamenti su fattispecie di questo tipo.
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