Coronavirus, gli psicologi Anpas: le strategie per far fronte all'emergenza

Essere psicologi durante il coronavirus: “Operare in emergenza significa saper fare ciò che tecnicamente può aiutare chi è in crisi, ma anche darsi agli altri nella propria vulnerabilità”.

L’approfondimento di Gilda Pepe, psicologa Anpas 

Psicologi durante il coronavirus: operare in emergenza

Operare in emergenza significa saper fare ciò che tecnicamente può aiutare chi è in crisi, ma anche darsi agli altri nella propria vulnerabilità.

Essere immersi nell’emergenza, può generare sentimenti di soddisfazione, benessere, sicurezza di sé, strettamente connessi al sentirsi utili, ma altrettanto alimentare sensazioni di delusione, frustrazione, rabbia, impotenza e ad identificarsi con la sofferenza delle persone incontrate (assistiti, vittime, parenti, …).

Chiunque abbia vissuto un’esperienza critica, ha sperimentato la difficoltà di governare le emozioni, affrontandole attraverso strategie comportamentali e strumenti cognitivi.

In altre parole, mettendo in atto strategie di coping, dall’inglese to cope (fare fronte).

Il coping è l’insieme delle attività operative e processi psicologici, che mirano a contenere reazioni emozionali negative, riducendo il rischio di danni, indotti da eventi stressanti.

Facciamo qualche esempio. Confidarsi e confrontarsi con i colleghi favorisce uno scambio immediato di idee, emozioni, sentimenti, avvertiti ed emersi nel corso delle attività di assistenza e soccorso.

Dedicare un momento, chiamato defusing, alla riflessione di gruppo.

In particolar modo dopo un intervento critico o impegnativo, assegniamo un nome alla fonte dello stress, apriamoci ai componenti della squadra, evitando di salutarsi con la sensazione che qualcosa sia rimasto in sospeso e che sia il solo/la sola ad aver provato una certa emozione.

Scrivere un diario in cui trascriviamo cosa abbiamo visto, cosa abbiamo provato, le frasi significative.

Il diario raccoglie ciò che inevitabilmente potrebbe sfuggire e assolve il ruolo di memoria storica, mediante la quale acquistare consapevolezza delle proprie paure, delle potenzialità e degli apprendimenti derivanti dall’emergenza.

Un diario scritto sotto forma cartacea o digitale, in solitaria o di gruppo, essenza del momento che stiamo vivendo e che sfoglieremo, quando questa emergenza sarà più lontana.

Rivolgersi a personale competente in psicologia dell’emergenza.

Coronavirus, non vergognarsi a porre domande agli psicologi: un aiuto può essere fondamentale!

Se vuoi porre quesiti sul tuo stato, se sei preoccupato per un compagno di squadra, se nutri dei dubbi sulla situazione attuale o per altri temi, puoi rivolgerti allo psicologo presente nella tua associazione, a professionisti dei servizi di supporto psicologico attivati a livello locale, regionale, nazionale oppure avvalerti dello sportello di Consulenza del settore Psicologia dell’emergenza di protezione civile Anpas, contattabile mediante indirizzo email consulenzapsicologica@anpas.org, contatto Skype Psicologi Emergenza Anpas, telefono 05578765280, nei seguenti giorni ed orari: lunedì e giovedì dalle ore 10 alle 13, martedì e venerdì dalle ore 15 alle 18, mercoledì e sabato dalle ore 20 alle 23, domenica dalle ore 18 alle 21.
Puoi partecipare a un debriefing, un incontro di gruppo condotto da personale con competenze psicologiche, che agevola i partecipanti nella decompressione emotiva, nell’attivazione delle reti di supporto sociale, nella riduzione del senso di isolamento, nella condivisione di utili informazioni per fronteggiare lo stress.
Fare ricorso alla religione (qualsiasi essa sia!) può aiutare, spronandoci e sostenendoci a proseguire nelle operazioni di assistenza e soccorso.

Distaccarsi dal contesto dell’emergenza attraverso momenti di pausa, adottando tecniche di rilassamento, limitando la lunghezza dei turni, osservando pause regolari, garantendo regolarità ai pasti e al riposo, rigenerandosi dallo stress.

Qualsiasi strategia di coping tu intenda adottare sarà quella appropriata, in relazione alla situazione, a te stesso, alle tue abitudini, all’esperienza, al tipo di emergenza. Ricorda, però, che preoccuparsi della propria salute, compresa quella psico-emotiva, è il primo passo, quello fondamentale, per garantire l’assistenza, il soccorso e la cura.

– Gilda Pepe, psicologa Anpas

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FONTE DELL’ARTICOLO:

SITO ANPAS

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