Artrosi del ginocchio: una panoramica sulla Gonartrosi

La gonartrosi è una particolare forma di artrosi che colpisce il ginocchio. Diffusa prevalentemente tra gli anziani, e tra chi è in sovrappeso, è una delle più comuni forme d’artrosi

Vengono proposti al pazienti trattamenti conservativi e chirurgici, ma non esiste una cura definitiva per tale patologia.

L’artrosi, in tutte le sue forme, è infatti una malattia degenerativa: col passare del tempo la cartilagine (una sorta di cuscinetto che riveste le ossa e le rende elastiche, riducendo l’attrito tra l’una e le altre all’articolazione) si assottiglia, e le ossa sono più esposte al rischio di infiammazione.

La terapia della gonartrosi è dunque volta a trattare i suoi sintomi, tipicamente rappresentati da dolore al ginocchio, con arrossamento della cute e gonfiore, rigidità articolare e “scrosci articolari”.

Gonartrosi: che cos’è

Per gonartrosi si intende l’osteoartrite del ginocchio.

E’ una delle più frequenti cause di dolore e gonfiore al ginocchio.

Si verifica quando le cartilagini site sulla superficie superiore della tibia e inferiore del femore si usurano e si assottigliano, esponendo le ossa ad un maggior attrito: al movimento dell’articolazione, queste sfregano dunque l’una contro le altre e ciò è responsabile di una infiammazione che tende a cronicizzare.

Il ginocchio è infatti un’articolazione sinoviale sita tra il femore, la rotula e la tibia.

La superficie inferiore del femore è rivestita e protetta dalla cartilagine articolare, che svolge un ruolo primario nell’evitare i danni da sfregamento; l’articolazione è poi rivestita dall’interno dalla membrana sinoviale, che produce liquido sinoviale.

Questo non solo riduce le frizioni tra le componenti dell’articolazione, ma svolge anche un’azione lubrificante che agevola il funzionamento di tendini e legamenti.

Una funzione anti-sfregamento e lubrificante è svolta anche dalle borse sinoviali (piccole sacche di membrana, ripiene di liquido), mentre la stabilità del ginocchio è garantita dal menisco interno ed esterno che – siti sulla parte superiore della tibia – sono costituiti da cartilagine.

La sintomatologia dolorosa causata dalla gonartrosi si verifica quando a carico del ginocchio si scatena un processo infiammatorio.

L’equilibrio tra la sintesi e la degradazione della cartilagine vira verso la degradazione, ed ecco che questa si consuma piano piano.

Il dolore non è generato però dalla cartilagine, che è priva di recettori, ma dai recettori siti a livello dell’osso subcondrale (sottostante l’articolazione): è il motivo per cui, quando arriva il dolore, l’artrosi è già in fase avanzata.

Gonartrosi, le cause

In genere la gonartrosi è bilaterale (colpisce cioè entrambe le ginocchia).

L’infiammazione è dovuta alla degenerazione e al progressivo assottigliamento della cartilagine: il femore nella sua parte inferiore e la tibia nella sua parte superiore si toccano e si danneggiano, infiammandosi.

A scatenare la gonartrosi è un’associazione di cause:

  • l’età: il principale fattore di rischio per l’artrosi del ginocchio è l’invecchiamento, poiché la cartilagine degenera prevalentemente nelle persone anziane (il picco si verifica tra i 70 e i 79 anni);
  • il sovrappeso o l’obesità: i chili di troppo stressano le ginocchia e diventa molto comune avvertire dolore. Oltre a caricare eccessivamente il ginocchio, le cellule adipose sintetizzano infatti sostanze infiammatorie che agevolano l’insorgenza dell’artrosi;
  • il sesso: hanno più probabilità di soffrire di artrosi del ginocchio le donne sopra i 55 anni;
  • la predisposizione genetica: ci sono numerose patologie genetiche che predispongono all’artrosi;
  • storia di infortuni alle ginocchia: specialmente se i traumi sono stati numerosi (come succede spesso a chi pratica rugby, calcio, basket, football americano, tennis, corsa su sterrato e sport da combattimento), è più probabile che in età adulta si sviluppi gonartrosi. I traumi maggiormente “incriminati” sono le lesioni dei legamenti crociati e le rotture del menisco, perché alterano la stabilità dell’articolazione;
  • la rimozione di parti del menisco: un intervento chirurgico di questo tipo comporta anche la rimozione di parte della cartilagine;
  • l’artrite reumatoide, responsabile di alterazioni anatomiche a carico delle ossa colpite;
  • malattie metaboliche come il morbo di Paget, patologia cronica dello scheletro caratterizzata da un accelerato turnover osseo in alcune aree.

Gonartrosi: i sintomi

Il sintomo tipico della gonartrosi è il dolore.

Il ginocchio si compone di tre aree: la zona interna (compartimento femoro-tibiale mediale), la zona esterna (compartimento femoro-tibiale laterale) e la zona tra il femore e la rotula (compartimento femoro-rotuleo).

Nell’88% dei casi l’artrosi colpisce il compartimento femoro-tibiale mediale, mentre gli altri due compartimenti sono interessati rispettivamente dal 67 e dal 16% dei casi.

Il dolore che si avverte è un dolore di tipo meccanico, cioè peggiora col movimento e con l’attività fisica.

E si accompagna in genere ad altri sintomi:

  • gonfiore
  • arrossamento e senso di calore
  • rigidità articolare, specialmente al risveglio o dopo un periodo di immobilità
  • emissione di scricchiolii o crepitii al muoversi dell’articolazione

Gonartrosi, le tipologie

Non esiste un solo tipo di gonartrosi.

Si parla anzi di:

  • gonartrosi femoro-tibiale mediale (o interna)
  • gonartrosi femoro-tibiale laterale
  • gonartrosi femoro-rotulea

A seconda della tipologia di cui si soffre, si avverte un dolore tipico.

La gonartrosi femoro-tibiale mediale è la forma di artrosi del ginocchio più frequente.

Il suo sintomo principale è il dolore, che parte dall’interno ma si irradia a tutta l’articolazione, e la sua manifestazione tipica è il ginocchio varo (il femore e la tibia formano insieme un angolo ottuso, aperto medialmente).

La gonartrosi femoro-tibiale laterale è più rara, e si presenta come un ginocchio valgo (o “ginocchia a X”): il dolore si avverte nell’area antero-laterale ma, quando l’infiammazione è in fase acuta, può estendersi a tutto il ginocchio.

La gonartrosi femoro-rotulea si caratterizza per l’assenza di dolore: nella maggior parte dei casi è asintomatica, e viene diagnostica solo a seguito di una radiografia.

Gonartrosi: la diagnosi

Quando si avverte un dolore al ginocchio molto forte, associato ad una rigidità articolare che compromette le quotidiane attività, è bene rivolgersi al proprio medico di base.

Questo lo indirizzerà ad un ortopedico specializzato in patologie del ginocchio, che formulerà la sua diagnosi e stabilirà la terapia più corretta.

Lo specialista andrà ad analizzare la sintomatologia del paziente e la sua storia familiare, prima di prescrivere un esame diagnostico: la radiografia oppure la risonanza magnetica.

Nello specifico, la radiografia serve a verificare la presenza di osteofitosi (gli osteofiti sono escrescenze a livello delle articolazioni, piccoli speroni ossei simili ad un artiglio che caratterizzano le ossa colpite da osteoartrite).

La risonanza magnetica nucleare, più completa rispetto ai raggi X, consente di valutare il livello di degenerazione e di assottigliamento della cartilagine, nonché lo stato dei legamenti e dei menischi e la presenza di eventuale versamento articolare.

Terapia

Non esiste, ad oggi, una cura definitiva per la gonartrosi.

Esistono solo terapie volte a tenere sotto controllo o a risolvere la sua sintomatologia, affinché la persona non avverta più dolore e si riappropri della normale funzionalità del ginocchio.

L’obiettivo è infatti quello di ridurre il dolore quando si flette e si stende la gamba, e di ristabilire almeno parzialmente la mobilità articolare.

La terapia conservativa comprende:

  • dieta e attività fisica finalizzate alla perdita di peso, in pazienti sovrappeso o obesi;
  • esercizio fisico mirato, per rafforzare gli arti inferiori senza sovraccaricare le ginocchia;
  • assunzione di farmaci antidolorifici e FANS;
  • fisioterapia per rinforzare i muscoli delle cosce e per aumentare la mobilità del ginocchio;
  • iniezioni di corticosteroidi o acido ialuronico all’interno del ginocchio, ma solo in caso i FANS non abbiano fatto effetto;
  • prescrizione di un tutore, su indicazione dell’ortopedico e in base allo stato in cui versa l’articolazione.

Qualora la terapia conservativa non producesse risultati, l’unica opzione rimane l’intervento chirurgico. Tre sono le opzioni:

  • artroscopia, per pulire le cartilagini del ginocchio (poco invasiva, ha un’efficacia ridotta e si tende a riservarla ai pazienti più giovani);
  • osteotomia del femore o della tibia: consiste nel rimodellamento dell’osso articolare deteriorato ed è in genere prescritta a pazienti con un danno alle cartilagini di una sola delle due parti ossee coinvolte nell’articolazione;
  • installazione di una protesi che sostituisca il ginocchio vero (essendo un’operazione invasiva, con un effetto che dura fino a vent’anni, è consigliata ai pazienti over 55)

La terapia, sia essa conservativa o chirurgica, dà risultati apprezzabili in termini di miglioramento o risoluzione della sintomatologia. Tuttavia, guarire dalla gonartrosi non è possibile.

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Pagine Bianche

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