Coronavirus, Medicus Mundi in Mozambico: “pesa lo stop alle cliniche mobili, diagnosi e cure non più garantite”

Coronavirus in Monzambico: “per la popolazione, sentir parlare di un’epidemia in arrivo è una costante: malaria, Hiv/Aids, tubercolosi, colera…”

“L’aspetto preoccupante di questa pandemia di Covid-19 tuttavia non è tanto nell’incidenza – i numeri ufficiali parlano di 39 contagi – bensì nel fatto che ha comportato la sospensione delle nostre ‘cliniche mobili’ nelle zone più remote, lasciando tante persone senza assistenza medica. È proprio in quei villaggi impervi e isolati che le diagnosi precoci, i vaccini o la somministrazione di farmaci contro la malaria e la tubercolosi hanno un valore in più”.

A parlare è Carlo Cerini, medico coordinatore per Medicus Mundi Italia. Lui, come tanti cooperanti della ong con sede a Brescia, ha deciso di restare a Marrumbene nonostante l’emergenza pandemia per non interrompere l’azione sanitaria che viene portata avanti in quattro distretti del sud.

EMERGENZA – CORONAVIRUS, MEDICUS MUNDI IN MOZAMBICO

Nell’area risiedono 500mila persone ma è alle comunità rurali, più scollegate dai centri abitati e dai servizi sanitari, che le cliniche mobili di Medicus Mundi portano assistenza. Il medico sottolinea: “Offriamo servizi di base in collaborazione col sistema sanitario nazionale. Per l’infanzia, effettuiamo screening per la malnutrizione e vaccinazioni, che qui sono essenziali: il morbillo uccide tanti bambini. Poi seguiamo le donne in gravidanza e soprattutto somministriamo test per malaria, Hiv/Aids e tubercolosi e dove possibile, distribuiamo farmaci. La diagnosi e le cure precoci sono fondamentali in questi contesti per sopravvivere”.

A causa dell’epidemia di coronavirus, le attività però sono state sospese. “Per loro natura le cliniche mobili generano aggregazione” dice Cerini. “È rimasta attiva solo quella per il trattamento dei malati di Aids, circa 170, che non potevano restare senza cure”.

PANDEMIA DA CORONAVIRUS IN MONZAMBICO, NIENTE CLINICHE MOBILI E VILLAGGI TAGLIATI FUORI

Con un numero così basso di malati di coronavirus, il risultato è che le comunità non percepiscono con chiarezza di cosa si tratta. “Noi abbiamo partecipato alle campagne informative – dice Cerini – ma questa non è sentita come una necessità, a fronte di tante altre epidemie“.

Perché in Mozambico solo la malaria, ricorda Cerini, “è la prima causa di mortalità infantile. Noi trattiamo 800 casi al mese. L’Hiv/Aids poi è la vera epidemia: il 13 per cento della popolazione è sieropositiva, uno dei tassi più alti al mondo. Solo noi trattiamo 500 casi all’anno”. Quanto alla tubercolosi, sottolinea il medico, “colpisce una persona ogni 250 e senza diagnosi o trattamenti queste persone sono senza alternative”.

Un altro problema che la sospensione delle cliniche comporta, è aver lasciato sole le comunità. “I villaggi in cui operiamo sono talmente isolati che politica ed istituzioni non arrivano” dice Cerini. “Perciò spesso noi siamo il loro solo mezzo per avere voce, per trasmettere richieste o proteste su temi sanitari“. Il medico conclude: “Sì, il Covid sta avendo un impatto drammatico su queste comunità. E ancora non è arrivato”.

LA RACCOLTA FONDI PER L’EMERGENZA CORONAVIRUS NEL MONZAMBICO E NELLE ALTRE ZONE DEL MONDO

Sensibile all’emergenza che la Lombardia sta vivendo, Medicus Mundi Italia insieme ad altre realtà bresciane ha lanciato ‘Le ong ci sono, in Italia e nel Mondo’, una campagna di raccolta fondi per contribuire ad affrontare l’emergenza Covid-19 nel nostro Paese e nel resto del mondo, in particolare nei Paesi dove le ong operano attraverso i propri programmi.

In una nota i responsabili delle organizzazioni dichiarano: “Brescia è una delle città più colpite, ma nonostante le ferite subite, le ong bresciane vanno avanti, non chiudono, perché la solidarietà non si ferma e perché è qui, presenti ed attivi, che ora dobbiamo essere”.

FONTE

AGENZIA DIRE www.dire.it

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