Soffri di fascite plantare? Niente paura, ecco cos’è e come si cura

Tra le patologie che comportano fastidiosi dolori ai talloni e alla pianta del piede, la fascite plantare è una delle più diffuse

Infatti il 10% delle persone contrae almeno una volta nella vita questa malattia e nell’80% dei casi di dolori al tallone la causa è da rintracciare in questa sindrome.

A causa della localizzazione del dolore nella zona posteroinferiore del piede, la fascite plantare è una delle principali cause di tallonite.

Tra le persone più colpite da questa patologia ci sono gli sportivi, che sforzano la fascia plantare con movimenti ripetuti che portano a microlesioni delle strutture lagamentose.

Gli sportivi che soffrono di questa infiammazione rappresentano l’80% dei pazienti con fascite plantare.

Nonostante questo numero sia molto elevato, anche le persone che praticano vita sedentaria sono a rischio e le probabilità di avere la fascite plantare aumentano se coesistono altre patologie collegate, come l’obesità e il diabete.

Cos’è la fascite plantare

La fascite plantare è una sindrome dolorosa che interessa la pianta del piede, in particolare l’altezza del tallone.

Questa patologia, spesso di origine infiammatoria, colpisce la fascia dei muscoli della pianta e si manifesta per diversi sintomi, tra cui un forte dolore.

Conosciuta anche come “fasciosi plantare”, è una patologia molto comune nella popolazione generale ed, in particolare, tra gli sportivi.

Per capire nello specifico cos’è la fascite plantare è importante avere una conoscenza basilare della struttura del piede.

La fascite interessa infatti un particolare legamento, chiamato legamento arcuato, che collega la zona plantare interna del calcagno con la base delle dita.

Inizialmente l’infiammazione di questa area porta ad un forte dolore al tallone, che può, in seguito, spostarsi fino all’avampiede nei casi più gravi.

Sintomi

I sintomi della fascite plantare sono legati all’infiammazione del tessuto connettivo che può degenerare.

Il sintomo principale è un forte dolore nella zona retrocalcaneare che può presentarsi in determinati momenti della giornata, ad esempio al risveglio dopo aver trascorso molto tempo sdraiati.

Solitamente il dolore è percepito con una forte fitta che si attenua per ricomparire ciclicamente durante il giorno a seguito di lunghi periodi di immobilità, mentre tende ad attenuarsi con il movimento.

La patogenesi del dolore al risveglio è la seguente: quando si resta in posizione sdraiata per lungo tempo, i piedi sono rilassati e puntano verso il basso, in questa posizione il legamento arcuato tende a retrarsi.

Il mattino si richiede un allungamento della fascia plantare, necessario per cambiare posizione e alzarsi.

La fascia plantare rimane contratta e il dolore che caratterizza questa patologia si presenta al risveglio.

I sintomi della fascite plantare si possono presentare anche dopo lunghi periodi di immobilità, alla fine di un’attività sportiva impegnativa o dopo essere stati in piedi molte ore.

Cause della fascite plantare

Le cause della fascite plantare sono molto varie e possono cambiare a seconda del singolo caso.

Gli sportivi sono coloro che soffrono maggiormente di questa patologia ma la causa principale non è lo sport.

Tra i fattori di rischio della fascite plantare ci sono infatti:

  • Obesità o sovrappeso, che portano ad una maggiore pressione sul tendine;
  • la sindrome del piede piatto;
  • scarpe inadeguate che non aiutano la persona ad avere il giusto supporto sull’arco plantare;
  • allenamenti inadeguati, con poco stretching e riscaldamento, che porta a dei micro-traumi a livello del piede;
  • la debolezza dei muscoli della gamba che porta a un aumento della tensione dell’arco plantare necessario a mantenere l’equilibrio;
  • la perdita di elasticità del legamento, che può essere la conseguenza della degenerazione dello stesso;
  • il piede cavo che comporta un’anomala tensione della fascia plantare;
  • la spina calcaneare che spesso provoca irritazione e contrattura della fascia plantare.

Diagnosi

Effettuare una diagnosi di fascite plantare è indispensabile per poter iniziare la terapia idonea al livello di gravità della patologia.

Per poter diagnosticare la fascite plantare sono necessarie visite specialistiche ed esami, con l’obiettivo di individuare la causa del dolore ed escludere altre patologie del tallone.

Il primo step consigliato è una visita clinica in cui il paziente dovrà descrivere dettagliatamente i sintomi, il proprio stile di vita ed eventuali interventi pregressi.

In seguito a questa prima visita, possono essere richiesti poi degli esami più specifici, come radiografie e TAC, utili per escludere alcune malattie del piede e ad individuare più precisamente dov’è localizzata l’eventuale infiammazione.

Per la diagnosi della fascite il medico provvede a svolgere uno specifico test diagnostico, che consiste in una forte pressione con il pollice sul calcagno.

Questa manovra viene effettuata mentre il piede è in dorsiflessione e, se il paziente soffre di fascite, riferirà un forte dolore.

Nel caso opposto è verosimile che non si tratti di fascite plantare.

Cure e trattamenti

I trattamenti per la fascite plantare sono diversi e possono cambiare a seconda della causa della patologia.

La guarigione completa risulta facilitata se la diagnosi viene effettuata tempestivamente.

Solitamente i rimedi per la fascite plantare sono: riposo, ghiaccio ed esercizi di allungamento.

Il riposo del piede è fondamentale al fine di alleviare la sintomatologia dolorosa e ridurre l’infiammazione e il dolore.

Il riposo dagli allenamenti o da attività sportive permette di preparare l’area alle terapie successive.

Sforzare il piede e continuare ad effettuare movimenti erronei può portare ad una degenerazione del tessuto della fascia plantare, con una conseguente cronicizzazione della patologia.

In questo caso, ogni trattamento risulterebbe inefficace in quanto il piede continuerà ad essere dolorante.

Il ghiaccio viene utilizzato ridurre il dolore, alleviarlo e permettere al soggetto di essere in grado di intraprendere un percorso terapeutico.

Solitamente il piede viene trattato con il  ghiaccio durante la fase acuta, per diminuire il dolore, ma può essere utile anche applicarlo per un quarto d’ora tre o quattro volte al giorno, prevenendo così eventuali recrudescrenze.

Anche gli esercizi per la fascite plantare possono essere molto utili, in quanto migliorano la mobilità della zona interessata.

Tra i trattamenti per la fascite plantare più utilizzati ci sono i farmaci antinfiammatori che possono essere assunti sia per via orale che per via topica.

Inoltre, spesso, chi soffre di fascite deve utilizzare dei plantari che sono in grado di supportare il piede durante l’attività sportiva e durante le attività quotidiane.

Esistono anche dei tutori notturni che hanno come obiettivo quello di mantenere il piede in posizione diurna, riducendo il dolore mattutino.

Esercizi per la fascite plantare

Lo stretching per la fascite plantare è indispensabile al fine di aiutare i tessuti del calcagno a distendersi, in modo da ridurre il dolore e migliorare la condizione della patologia.

Gli esercizi per fascite plantare sono diversi ma tra i più comuni ci sono:

  • l’esercizio contro il muro che prevede di stare in piedi, di fronte a un muro. In questa posizione bisogna muovere il piede interessato dalla fascite dietro e quello sano avanti. A circa un metro dal muro bisogna appoggiare le mani, infilandosi leggermente in avanti con il busto, e tendere il polpaccio. Questo esercizio viene solitamente ripetuto per tre o quattro volte per circa 20 secondi. Più sarà lontana la parete più sarà necessario di inclinarsi;
  • un altro esercizio spesso praticato anche a inizio o fine allenamento viene svolto in posizione eretta o seduta. In questo caso bisogna afferrare un tovagliolo da terra con il piede interessato dal dolore, utilizzando le punta delle dita. L’esercizio consiste nel sollevare il tovagliolo e lasciarlo cadere per circa venti volte;
  • un esercizio seduto a terra prevede invece che la pianta del piede sofferente venga tesa in avanti, mentre quella del piede sano indietro. In questa posizione bisogna utilizzare un elastico appoggiato sul tallone e tirato con le mani dalle estremità. In questo modo è possibile svolgere il movimento con il piede anche grazie all’aiuto dell’elastico. Anche questo esercizio va ripetuto per circa 30 secondo e per tre o quattro ripetizioni. In alternativa all’elastico può essere utilizzato un asciugamano.

Fascite plantare e chirurgia

Tra le terapie per la fascite plantare c’è anche l’intervento chirurgico, che prevede la sezione della fascia plantare.

Fino a qualche anno fa l’operazione prevedeva la disinserzione della fascia a livello del tallone oppure l’asportazione dell’area interessata all’infiammazione.

Oggi nei casi più estremi e dolorosi si preferisce intervenire interrompendo per via percutanea la fascia plantare.

L’innovazione di questo metodo risiede nella minore invasività chirurgica, poiché è sufficiente una piccola incisione che favorisce l’allungamento e ristabilisce l’irrorazione del tessuto ipoperfuso.

In questo modo l’operazione non è solo semplice ma anche più veloce: in soli 15 minuti è possibile effettuare intervento, in seguito al quale sono necessari solo due settimane per tornare al pieno movimento.

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