Trattamento farmacologico dell’ansia: il rovescio della medaglia delle benzodiazepine

Parliamo di benzodiazepine: l’ansia è una delle problematiche psichiche più diffuse nella società moderna, viste le richieste numerose alle quali ogni giorno si è chiamati a rispondere

Tali sollecitazioni hanno un impatto diverso sugli individui, in base al loro temperamento biologico, i fattori di stress e le esperienze passate spiacevoli vissute durante l’infanzia che ostacolano la capacità di regolare i propri stati emotivi da adulti.

Per questo le benzodiazepine (bdz), o tranquillanti minori, impiegati principalmente per il trattamento a breve termine dell’ansia e dell’insonnia, sono farmaci molto venduti.

Benzodiazepine: pro e contro

Le benzodiazepine rientrano nella categoria dei depressori del sistema nervoso centrale e svolgono quindi azione calmante e sedativa.

Se da un lato non si può negare il fatto che le benzodiazepine hanno il pregio di rendere la percezione della realtà meno pericolosa o magari di migliorare la qualità e la durata del sonno, dall’altro è vero che presentano dei limiti, quelli di indurre un meccanismo di dipendenza ed assuefazione.

Quest’ultima ha luogo soprattutto nel caso in cui l’uso di tali farmaci sia prolungato, per questo motivo le benzodiazepine dovrebbero essere utilizzate per periodi circoscritti.

Il cervello inoltre registra in maniera accurata l’esperienza dell’ effetto rapido iniziale e ciò farebbe sì che anche nel momento in cui esso cessi, la persona senta il bisogno lo stesso di assumere nuovamente il farmaco, all’occorrenza.

È stato osservato come persino coloro che hanno ottenuto beneficio da differenti molecole per il trattamento dei sintomi ansiosi, nel momento della ricaduta farebbero nuovamente ricorso alle benzodiazepine.

Una volta interrotto l’utilizzo delle benzodiazepine  possono presentarsi spiacevoli effetti collaterali come:

  • stato di torpore unito a nervosismo
  • aggressività
  • sensazione di minaccia
  • sgradevole aumento della percezione sensoriale

La condotta del dipendente da benzodiazepine è stata spesso oggetto di studio ed è stato osservato come i  soggetti abusatori tendano ad assumere dosi decisamente superiori a quelle iniziali e ad associarvi a volte altre sostanze psicotrope o alcolici (8 su 10).

Vi sono alcuni fattori che aumenterebbero il rischio di sviluppare dipendenza verso le benzodiazepine, tra questi:

  • La durata del trattamento e l’entità delle dosi assunte
  • Il tipo di benzodiazepine usate

L’utilizzo di preparazioni a rilascio rapido

Visto l’elevato rischio di sviluppare dipendenza da benzodiazepine da parte dei pazienti affetti da sintomatologia ansiosa, sono state prese misure di sicurezza che hanno previsto l’inserimento di alcune molecole in tabelle speciali: in questo caso le ricette relative al farmaco, non essendo ripetibili ed avendo validità limitata, non consentirebbero al paziente di ottenere nuove prescrizioni senza essere stato nuovamente visitato dal medico.

Conclusioni

Le benzodiazepine sono una classe di farmaci decisamente utile nel trattamento dei disturbi di ansia e l’insonnia, tuttavia non bisogna tralasciare come tali molecole in alcuni casi possano indurre spiacevoli meccanismi di assuefazione e dipendenza.

Anche per questo motivo è importante associare alla terapia farmacologica un percorso di psicoterapia che possa fornire al paziente strumenti efficaci, privi di effetti collaterali.

Riferimenti

https://www.medicitalia.it/minforma/psichiatria/555-benzodiazepine-ansiolitici-uso-abuso-e-dipendenza.html

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Fonte dell’articolo

Istituto Beck

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