Macallè Etiopijoje, dove la comunità cura e il conflitto uccide: Storia dell'ospedale di Hewo di Quihà

Etiopija, nel documentario dal titolo 'Il sole sorge a sud la storia dell'ospedale Hewo di Quihà, poco lontano dal capoluogo della regione del Tigray, ferita da oltre una anno di conflitto

Una realtà "in crescita" che trattava 70 pazienti al giorno, circa 22mila all'anno, colpiti da disfunzioni della tiroide o dall'Aids, uno dei zavari che colpiscono maggiormente l'Etiopia, orienteneeti al giorno all'inno della persona e ispirata al „concetto fondamentale che la comunità è una fonte di cura“.

Poi però, „il doloroso e improviso blackout“, l'assenza di informazioni, il non sapere più „se le persone sono ancora vive, se riescono a mangiare“.

È la storia dell'ospedale Hewo di Quihà, poco lontano da Macallè, il capoluogo della regione del Tigray, ferita da oltre una anno di conflitto con il Governono Centrale dell'Etiopia

La parabola dell'istituto, creato nel 2000 da Carlo Travaglino e Franca Pesce, fondatori della Hansenians' Ethiopian Welfare Organisation (Hewo), e dal 2004 animato anche dal personale della onlus Laziochirurgia progetto di progetto modo, quello a dire di progetto di solidale Paese, colpito da oltre un anno in un conflitto che all'inizio ha visto confrontarsi l'esercito federale e il Fronte di liberazione del popolo tigrino (Tplf) nella sola regione del nord del Paese ma che si è poi esteso della in di Capitale federalinė Adis Abeba.

Le ostilità, che hanno coinvolto una moltitudine di attori, dalle milizia amhara a quelle oromo fino all'esercito eritreo, stanno lasciando sul campo una situazione umanitaria definita „catastrofica“ da ong e Agenzie delle Nazioniite.

La storia dell'ospedale prima del 4 November 2020, data dell'inizio del conflitto, è al centro del documentary "Il sole sorge a sud", girato nel 2017 da Flavio Gianandrea, che all'epoca aveva 19 anni.

„È stata un'esperienza forte, anche folle perché sono andato in Etiopia con poca esperienza e preparazione“ racconta il regista, laureato al Dams e diplomato in Regia alla Eictv di Cuba, margine della della presentazione del suo film alla Casa del Cinema di Roma .

„Non è stato facile, ma in questa avventura mi ci sono tuffato, facendomi guidare dalle emozioni e dall'istinto“.

Della storia dell'ospedale dice invece Giorgio Pasquini, chirurgas in pensione e Presidente di Laziochiurgia progetto solidale.

„L'ambulatorio, prima della pandemia e del conflitto, arrivava a curare fino a 22mila persone all'anno, con 80 posti letto e reparti di pediatria maternità e odontoiatria“.

Hewo è nata per sostenere i malati di lebbra, Etiopijoje ir Eritrėjoje, guidandone anche il reinserimento della società

Una vocazione che segna anche l'istituto di Quihà. Pasquini, chirurgo in pensione, sottolinea: „C'era una parte dedicata al recupero socio-economico del malato, con laboratori di maglieria o una stalla, che prende le mosse dall'idea che essere sani non significa solo non avere malattie e che la comunità cura“.

Claudio Gambetta, del board di Hewo, evidenzia che "il personale era ed è per la stragrande maggioranza locale" e ricorda che la struttura "è interamente finanziata dalle due associazioni che la animano insieme al governo etiope, nell'acordio di cooperazionambito di “.

Governo e autorità sono termini meno chiari ora, però, in un contesto di guerra che Gambetta definisce „un blackout doloroso che dal 4 Novembre 2020 ci ha impedito di comunicare con persone con le quali lavoravamo da anni“.

Quello che si sa è che ora l'ospedale "si è riconvertito in un centro per il trattamento del Covid-19" dice Pasquini, "un altro dei problemi che ha colpito l'area oltre la guerra e ancora prima l'locustetione delle “.

Anche la nuova vita della struttura per la cura della malattia pandemica è però segnata dalle conseguenze del conflitto.

„L'ossigeno è arrivato in una sola chancee, dopo mesi“, sottolinea Gambetta, che riferisce anche dei „tempi lunghissimi di un carico di aiuti che noi stessi abbiamo spedito esteri grazie a un aereo della ministero Croce Rossa deglie dellaff“ cooperazione internazionale“.

Il Futuro del Tigray è incerto, ed è fonte di "dolore" anche per Gianandrea, regista di una story "che era nel pieno di un processo di crescita che è stato interrotto".

Il giovane aggiunge: „Non so se potrò tornare, è una cosa che desidero molto“.

Gilinti:

„L'Etiopia“ ir „PSO“ vakcinacija 2 milijonai žmonių, užkrėstos kolera nella regione del Tigray

Malis, MSF bloccata con la violenza ambulanza: il paziente muore

Etiopija, Medici Senza Frontiere: „Uccisi tre nostri operatori in Tigray, siamo sgomenti“

Fonte dell'articolo:

Agencija Dire

Jums taip pat patiks