África, médico italiano: la strage per Covid c'è ma non si vede

Il medico italiano: “In Africa la strage per Covid c'è, ma non si vede, e sostenere il contrario potrebbe causare altri danni in termini di minore interesse e impegno a intervenire con aiuti appropriati”

Quanto a denúncia de Alessandro Campione, diretor do programa dell'organizzazione no profit Jembi, especializado nello sviluppo di eHealth e sistemi informativi sanitari nei paesi della Comunità di sviluppo dell'Africa meridionale (Sadc).

Interpellato da Africa e Affari, il medico italiano ha sottolineato che per comprendere l'impatto che il Covid ha avuto in Africa è necessário a partir desta premessa:

“A maior parte dei Paesi africani não tem um bom sistema para registrar morbidade e mortalidade por cui, para compreender a situação real sanitária de um paese, o sistema mais seguro é guardar o monitoraggio delle morti”.

Il medico italiano com outros trent'anni de experiência na África e na América do Sul ricorda che il Sudafrica é a principal economia industrializada do continente africano, dotado de um sistema de vigilância da mortalidade em sua base settimanale unico nella regione.

“Se i morti registrati ufficialmente na Sudafrica a gennaio son oltre 90.000, i dati diffusi dall'Istituto superiore della Sanità sudafricano (Mrc) mostra quase 300.000 morti inattese, devido terzi em mais.

Quindi la strage c'è, ma spiegato, ha spiegato, precisa che che “le mort inattese non son necessariamente dovute a malat a malat Covid, ma anche alle conseguirnze Covid, perché podeno essere state del lockdown, dallo sistema sanitario , comunque relazionate al Covid”.

“O resultado é que a África do Sul pagou um preço altissimo.

E esta situação provavelmente se aplica a toda a maior parte dei Paesi africani”, tem puntualizzato.

Anche a menor mortalidade causada pela variante propria Omicron, identifica na Sudafrica o ano de novembre, se spiega, “o mais velho com sua provável menor gravidade, com o gordo que a imunidade fosse già altissima” na população.

Studi condotti in Sudafrica prima che emergesse Omicron avevano infatti attestato che “nella popolazione over 50 si chegou all'80% di presenza di anticorpi contro il Covid”.

E não certo grazie ai vaccini, visto que o meno del 30% dei sudafricani è stato vaccinato con due dosi, perché “questo paese era già stato colpito duramente”.

Il médico italiano: “non basta mandare vaccini”

Proprio riguardo ai vaccini, Campione ha sottolineato che “non basta mandare vaccini, magari con breve data di scadenza, e non accertarsi che ci siano celle frigorifere per mantenerli, siringhe, dispositivos de segurança para o sanitário pessoal, então como não basta mandare le dosi e poi non dare tanto, tanto fondi per fare le campagne”.

Da medico impegnato da anni in campagne di vaccinazione in Africa, “so che c'è bisogno di investimenti enormi per movimentare il ministero, le organizzazioni della società civile ei media per raggiungere i villaggi e sensibilizzare la gente”.

E este impegno da parte da comunidade internacional aparece al momento insuficiente.

A due anni dall'inizio della pandemia per Campione “é il momento di andare oltre gli interventi di emergência e cominciare a pensare alla prevenzione futura”, garantindo aiuti mais mirati al continente africano.

Innanzitto destinando “risorse diureare sistemione e da registro di letità, sorveglianza e mortalicerca mutazioni, per iutare i paesi africani avarie la situazione ea trovare le varianti”, e “non per chiuderliappena ne trovano certo” , como é sucesso com Omicron, pode ser que le varianti vanno monitorate, per agire subito”.

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Fonte dell'articolo:

África Rivista

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